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“Seconda ondata? Non mi preoccupa”: il parere di un immunologo in prima linea | VIDEO

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Redazione Universo Mamma

Quante volte avete sentito parlare di seconda ondata del virus? E di quando ci sarà?  C’è chi diceva che il rischio lo si aveva anche con la fine del lockdown, mentre ora sempre più spesso esperti e non parlano di autunno. Di diverso parere un immunologo in prima linea, il professor Francesco Le Foche, che afferma di non essere preoccupato e che se arriverà non sarà in autunno.

“Seconda ondata? Non mi preoccupa”: il parere di un immunologo sul campo | VIDEO – Universomamma.it

Torniamo a parlare del professore Le Foche, immunologo, e responsabile del Day hospital di immuno-infettivologia al Policlinico Umberto I di Roma, che continua a dirsi molto ottimista.  Intervistato da diversi media, ha ribadito, come già fatto quando è stato ospite di Mara Venier a Domenica In, che il futuro non deve preoccupare.Seconda ondata? Non sappiamo se accadrà, ma siamo pronti. Abbiamo interpretato tante cose di questo virus, non mi preoccupa una seconda ondata” ha detto a Rai Radio 2. Ciò però non significa che possiamo allora tornare a vivere come prima. Il professore infatti sottolinea l’importanza di mantenere abitudini ancora più responsabili, pur riconoscendo agli italiani il merito di essersi comportati benissimo fino ad oggi.

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L’eventuale seconda ondata ci sarà a dicembre: annuncia l’immunologo Le Foche

Intervistato dal Corriere della Sera ha poi aggiunto che la seconda ondata, eventualmente, la aspetta  per dicembre. Ciò perché il virus, secondo lui, grazie al lock down e alle misure adottate dai cittadini “si è fermato“. Inoltre il professore si dice convinto che il sistema sanitario nazionale sarà pronto ad affrontare una potenziale nuova ondata. Non ci sarà, ossia, l’effetto sorpresa. “La chiave del successo è evitare i pazienti infetti arrivino in ospedale e dunque creare percorsi di cura alternativi” e così dicendo si riferisce ai medici di famiglia supportati da medici e infermieri delle asl: secondo lui se si interviene prima con i pazienti paucisintomaci a domicilio, arriveranno in ospedale solo i contagiati con patologie.  Ed aggiunge, molto importante: ” Non ci possiamo più permettere di privare i malati di cancro, cuore e patologie gravi dei controlli e delle cure come è successo in questi 3 mesi. Non devono essere messi all’angolo”.

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Alla base del suo ottimismo, spiega Le Foche, sono i casi che arrivano al pronto soccorso dopo il lockdown sembrano presentare sindromi meno aggressive: “La deduzione che ne segue è che dopo il lockdown la quantità di virus che circola si è ridotta enormemente. Il quadro clinico potrebbe essere dato da una riduzione della carica virale che infetta il paziente. Il virus poi tende a ridurre la sua aggressività rispetto alla cellula che infetta”. E cita due evidenze: una a Brescia dove è stato isolato un virus con una diversa tipologia, e una in Cina dove sono stati isolati due virus non aggressivi come i precedenti.

Intervistato da Libero ha inoltre ribadito che il “virus si è indebolito” ma che ci vuole ancora prudenza. Occorre quindi accettare la convivenza ma seguendo le regole, anche perché spiega che non è nemmeno garantita l’eventuale immunità dei pazienti guariti: “Non è detto che chi ha sviluppato gli anticorpi sia immune. Il medico spiega infatti che quando un virus entra in un organismo si producono gli anticorpi IgM (immunoblobuline) (fase acuta della malattia)  e poi di anticorpi IgG, indicatori di una infezione pregressa. Con questo virus invece accade che compaiono le IgM e non le IgG, oppure le IgM non si vedono subito dopo il contatto con l’agente esterno, ma dopo 3 settimane dell’infezione. Ciò che è sicuro, spiega il medico, è che i pazienti gravi, quelli ricoverati in terapia intensiva, sviluppano IgC capaci di proteggere. Per tutti questi motivi è ancora presto per parlare di patenti di immunità, spiega il medico.

Insomma, secondo questo medico dobbiamo continuare a vivere convivendo  con il virus ma senza troppe ansie, perché sembra comunque essere diventato meno aggressivo, rispettando il distanziamento, l’igiene e l’uso delle mascherine. No invece ai guanti, secondo questo medico. Fondamentale sarà la sorveglianza sul territorio, ha spiegato molto bene nell’intervistato a Rai Radio 2 che vi invitiamo ad ascoltare.

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Vi lasciamo con la sua intervista a Domenica in.

E voi unimamme, che ne pensate di quanto spiegato da questo medico?

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