Il 2 novembre è la festa della Commemorazione dei Defunti. Scopriamo origine della festa e le usanze.
Dopo i Santi i defunti. Da sempre la tradizione lega queste due ricorrenze del calendario liturgico: il primo novembre ci si ricorda dei Santi, celebrandoli per un giorno nel loro insieme (Ognissanti, appunto), e il 2 si passa poi alla Commemorazione dei defunti, un momento per ricordarci in modo speciale di chi non c’è più, persone che ogni giorno sono nel nostro cuore ma a cui in questa particolare ricorrenza possiamo rivolgere un pensiero speciale.
Ma da dove nasce l’idea di dedicare una giornata a chi ci ha lasciato?
L’ispirazione viene direttamente da un antico rito bizantino, l’occasione per ricordare i morti nel sabato che precedeva di due settimana l’inizio della quaresima.
La Chiesa Cattolica pare però si rifaccia direttamente a quella latina: la tradizione vuole infatti che sia stato l’abate benedettino Sant’Odilone di Cluny ad ordinare nel 998 che le campane dell’abbazia fossero fatte suonare con rintocchi funebri dopo i vespri del 1 novembre per celebrare i defunti.
Dobbiamo però attendere il XV secolo perché la festività, con il nome di Anniversarium Omnium Animarum, compaia nell’Ordo Romaus, un insieme di riti e cerimonie papali celebrati nella Città Eterna.
Un momento dunque non solo profondo per il sentimento che suscita ma anche per l’origine ben più che antica.
I secoli sembrano però non averlo scalfito e ancora oggi in molti Paesi del mondo si dedica il 2 novembre al ricordo dei defunti: nelle Filippine ad esempio di abbelliscono le tombe recitando una preghiera.
In questo giorno i cristiani hanno la possibilità di pregare ed offrire messe in suffragio delle anime dei defunti che si trovano ancora in Purgatorio, quindi per liberarli dalle pene. E questo non solo per le anime dei propri cari, ma soprattutto per quelle che non hanno persone vive che le ricordino.
E voi unimamme, come ricorderete chi è volato lontano restando comunque nel vostro cuore?
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