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Parto: tutte le fasi che una futura mamma deve conoscere

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Laura D'Arpa

Il parto è un momento delicato per tutte le donne. Ecco allora che diventa fondamentale per ogni futura mamma conoscere le varie fasi di esso.

(fonte Instagram @ostetricaginevraruggerone)

Dopo 9 lunghi mesi, il travaglio si sta per avvicinare e ogni futura mamma o già mamma inizia a chiedersi come sarà il parto, quanto sarà doloroso e quanto durerà – soprattutto se si tratta di un parto naturale.

Ovviamente un primo passaggio fondamentale da fare nei mesi precedenti e di cui si è parlato in un articolo passato riguarda il momento in cui fare la borsa da portare in ospedale e cosa mettere dentro.

Fare questo piccolo passaggio è fondamentale per tutte le mamme perché consente loro di entrare nell’ottica di cosa avverrà.

Al contempo un aspetto che può aiutare a prepararsi al meglio al parto è il frequentare un corso preparto, cosa di cui si è parlata in passato.

Il corso preparto fornisce gli strumenti necessari per non trovarsi impreparate durante il fatidico giorno, mezzi che con i consigli ricevuti da mamme e amiche vi rendono molto più consapevoli del percorso che si va ad affrontare.

Certo è innegabile, il parto mette ansia e agitazione anche alle più temerarie, ma ciò che bisogna pensare è che dopo, finalmente, si potrà abbracciare il proprio bambino.

Parto: fase prodromica o nota anche come pre-travaglio

Parto (fonte Instagram @missionescienza)

Nella fase pre-travaglio, la donna può iniziare a sentire dei dolori nel basso ventre che assomigliano a quelli della fase premestruale.

Dolorini che annunciano le vere e proprie contrazioni che hanno una portata decisamente diversa. La durata di questa fase dipende da donna a donna, per alcune potrebbe durare qualche ora per altra anche giorni.

Molto spesso si assiste anche alla perdita del tappo mucoso, cioè delle perdite gelatinose associate a delle tracce di sangue.

LEGGI ANCHE: Papà in sala parto: le 5 cose fondamentali che deve sapere

Questo momento però non è facilmente riconoscibile da tutte le donne, infatti per molte potrebbe essere completamente asintomatica.

Parto: travaglio o fase di dilatazione

In questa fase l’utero inizia a prepararsi all’espulsione e quindi a dilatarsi. È molto facile comprendere quando il travaglio si sta avvicinando perché i dolori si fanno sempre più forti, più frequenti e cadenzati da un ritmo.

Di solito le contrazioni che avvertono la nascita del bambino durano all’incirca un minuto e si presentano ogni cinque minuti. Proprio in questo momento è il caso di recarsi in ospedale, senza farsi prendere da troppa ansia e mettendo in paìratica ciò che si è appreso durante il corso preparto.

Per rimanere il più tranquille è importante consentrarsi sulla respirazione, per rilassare i muscoli, cercando di trovare una posizione agevole per gestire le contrazioni – per alcune donne può essere lo stare sedute, per altre invece in piedi, mentre altre ancora trovano conforto nle ricevere un massaggio dietro la schiena.

Ovviamente in questa fase il ruolo del partner, indipendentemente dal fatto che assista o meno al parto, è fondamentale proprio perché consente alla donna di trovare una certa serenità.

Parto: fase espulsiva

Foto da AdobeStock

Ad un certo punto dopo l’avanzare delle contrazioni, si sente il bisogno irrefrenabile di spingere, arrivando così alla fase espulsiva.

Prima di questo però vi è un momento di break temporaneo, quasi una calma inaspettata, della durata di 30 minuti, chiamata fase di latenza.

Dopo questa si avvertono i cosiddetti fremiti, cioè il bisogno di spingere, sensazione che si avverte nel retto.

Durante questo stadio, è bene che si trovi la posizione più adatta per affrontare un momento del genere e che per molte donne non è quella di sdraiarsi, anzi.

Durante questa fase espulsiva, il bambino si fa strada con delle piccole rotazioni fino a quando non si intravede la testa e con un’ultima spinta avviene la sua completa fuoriuscita.

Parto naturale: le tecniche

Per il parto naturale, proprio durante la fase espulsiva, esistono varie tecniche che la futura mamma può discutere con il medico.

Alcune donne chiedono al ginecologo o al dottore che le segue di poter affrontare il momento del travaglio, ricorrendo all’epidurale, pratica di cui si è parlato in un articolo passato.

LEGGI ANCHE: Parto: come si sceglie l’ospedale per il giorno tanto atteso?

Oltre a questo c’è anche la tecnica Leboyer, nota come parto dolce, in cui al centro, come dovrebbe sempre avvenire, ci sono la mamma e il bambino, cioè il fatto che il al bebè deve essere garantita una buona nascita e alla mamma un buon parto.

Parto: il secondamento

Il parto però non termina con la fase espulsiva del bambino, ma ci sono alcune fasi successive che sono necessarie per il benessere della mamma e del piccolo.

Innanzitutto viene reciso il cordone ombelicale, momento che però varia da ospedale a ospedale: in alcuni casi il cordone viene tagliato subito, mentre in altri – soprattutto con la tecnica Leboyer – il bambino viene lasciato sul petto della mamma mentre è legato al cordone.

Successivamente si attende la fuoriuscita della placenta che dovrebbe avenire entro una ventina di minuti e dopo è probabile che si passi alla fase di sutura per riparare eventuali lacerazioni.

Dopo che il bimbo è nato, questo si lascia sul petto della mamma a cui si consiglia di attaccarlo al seno proprio per abituarlo alla pratica.

(fonte Pinterest @desireérivera)

LEGGI ANCHE: Ansia nel post parto: come nasce, come affrontarla e come curarla

E voi unimamme eravate a conoscenza di queste fasi del parto, anche voi avete vissuto tutte queste?

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Laura D'Arpa

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