Covid e bambini: quali sono i sintomi più comuni. La risposta dei pediatri italiani.
I pediatri italiani riuniti negli ultimi giorni al Congresso “La pediatria italiana e la pandemia da Sars-CoV-2“, hanno fatto il punto sulla situazione del virus in Italia tra i bambini. Si è trattato di un congresso straordinario, che si è interamente svolto in digitale, a distanza, organizzato dalla Società Italiana di Pediatria (SIP).
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I medici hanno segnalato il numero dei bambini contagiati da Sars-CoV-2 in Italia, quanti hanno sviluppato i sintomi della malattia Covid-19 e le rare forme di sindrome infiammatoria multi-sistemica (MIS-C), simile a quella di Kawaski, che hanno colpito alcuni bambini come conseguenza dell’infezione. Hanno anche evidenziato quali sono i sintomi più comuni nei bambini con Covid-19. Scopriamoli insieme.
Al Congresso straordinario digitale, promosso dalla Società Italiana di Pediatria (SIP), che si è svolto il 27 e il 28 novembre, i pediatri italiani hanno illustrato le caratteristiche dell’infezione da nuovo Coronavirus Sars-CoV-2 nei bambini e ragazzi italiani, i numeri della sua diffusione e le conseguenze. Abbiamo già analizzato alcuni di questi dati.
Ora, invece, ci occupiamo dei sintomi della malattia Covid-19 tra i bambini e i ragazzi. Quali sono quelli più diffusi? Lo spiega uno studio condotto dalla Società Italiana di Pediatria (SIP) e dalla Società Italiana di Infettivologia Pediatrica (SITIP), presentato al Congresso.
Lo studio ha raccolto i dati di 759 pazienti, tra bambini e adolescenti, di cui più del 20% sotto il primo anno di vita, coinvolgendo oltre 50 dei principali Centri Clinici infettivologici italiani.
Secondo i risultati ottenuti dai ricercatori, i sintomi più comuni del Covid nei bambini e ragazzi sono:
Altri sintomi rilevati nei bambini e ragazzi sono: faringite (12,9%), vomito (10%), mal di testa (10%), dispnea, difficoltà a respirare (9,3%), iporessia, perdita di appetito (9%), congiuntivite (8,4%), affaticamento (8,2%), dolore addominale (8,2%), rash cutaneo (5,7%), alterazioni dell’olfatto e del gusto (4%), atralgia, dolori alle articolazioni (3,4%), dolore toracico (2,4%), convulsioni febbrili (1,6%), peggioramento dell’epilessia (0,5%).
La febbre è il sintomo d’esordio più frequente dell’infezione da nuovo Coronavirus, hanno spiegato gli studiosi, evidenziando che esiste un modello di tipico di presentazione a seconda dell’età.
Hanno spiegato Silvia Garazzino, vicepresidente SITIP, e Luca Pierantoni, Consigliere della SITIP, durante la presentazione dei dati al Congresso.
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Inoltre, lo studio ha rilevato che nell’infanzia l’infezione da Sars-CoV-2 avviene per lo più in modo asintomatico o paucisintomatico. Come del resto avevano già dimostrato diversi studi che abbiamo già segnalato.
“I bambini piccoli si possono infettare, ma spesso senza conseguenze – hanno spiegato gli autori dello studio -. Si ammalano invece coloro che hanno già una patologia cronica, così come accade negli adulti e negli anziani”. I dati sono stati raccolti soprattutto in ospedale, mentre il 12% dei bambini infetti era senza sintomi.
Il motivo per cui i bambini piccoli si ammalano meno degli adulti non è ancora conosciuto. Gli esperti SITIP hanno riferito che esistono varie ipotesi secondo cui una migliore risposta immunitaria li proteggerebbe dalle conseguenze più gravi del Covid-19. “Magari per il maggior stimolo delle altre infezioni virali frequenti nel’infanzia, per le tante vaccinazioni, per la minore espressione di recettori ACE-2 presenti nell’infanzia. Tutte ipotesi molto verosimili, ma ancora da confermare”, hanno concluso i ricercatori.
Lo studio sui sintomi nei bambini contagiati dal Coronavirus, presentato durante il Congresso SIP, “può essere considerato il più dettagliato studio europeo sui casi pediatrici di infezione da Covid-19”, ha spiegato il Presidente SITIP Guido Castelli Gattinara.
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Durante il congresso sono stati presentati anche altri studi internazionali sulla contagiosità dei bambini, secondo cui “i bambini raramente sono i ‘carrier’ (vettori, ndr) di Covid: si parla di un 8%“. Hanno dichiarato Castelli Gattinara e Giangiacomo Nicolini, specialista in malattie infettive all’Ospedale San Martino di Belluno e membro del Consiglio direttivo SITIP.
“Per fare un confronto – hanno spiegato i due studiosi – basta pensare che nell’epidemia di influenza aviaria H5N1 i bambini avevano, invece, portato l’infezione in famiglia in circa il 50% dei casi“.
Una conferma, dunque, che i bambini sarebbero poco contagiosi e che dunque non sussistono particolari rischi nella riapertura delle scuole. Una questione in realtà dibattuta molto negli ultimi mesi.
“Il ritorno a scuola è da alcuni associato al ruolo dei bambini nella diffusione del coronavirus di questo autunno. In realtà – hanno spiegato Castelli Gattinara e Nicolini- tutte le indagini effettuate in vari Paesi del mondo dimostrano che la trasmissione avviene quasi sempre altrove e all’interno delle famiglie e gli studi in ambito scolastico mostrano una bassa trasmissibilità nelle scuola. Ecco perché gli asili e le scuole primarie possono rimanere aperte, con le opportune precauzioni e raccomandazioni di legge per la prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2, anzi devono farlo, data la loro importanza fondamentale per l’educazione e la socializzazione dei bambini”.
In proposito, i due studiosi hanno citato una vasta metanalisi pubblicata a fine settembre sulla rivista JAMA Pediatrics su un campione di 41.600 bambini e adolescenti, più 269.000 adulti. Lo studio ha mostrato come la condizione di “contatto infetto” è circa la metà nei bambini rispetto agli adulti e anziani.
Una situazione dimostrata anche dagli studi sui focolai nelle scuole: “A giugno in Inghilterra su 30 focolai scolastici la trasmissione dai e ai bambini ha interessato solo 8 casi e da bambino a bambino solo 2 casi su 30. In Germania tra marzo e agosto sono stati registrati vari focolai scolastici che hanno rilevato come le infezioni sono state meno comuni nei bambini“, hanno concluso gli studiosi.
Per ulteriori informazioni: sip.it/2020/11/28/la-febbre-819-e-il-segnale-piu-frequente-del-covid-19-tra-i-bimbi-piccoli
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Che ne pensate unimamme di questi dati?
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