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“La catastrofe umanitaria e generazionale” dei ragazzi: la dura accusa di un esperto

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valeria bellagamba

Si parla di catastrofe e l’accusa viene da un esperto psichiatra sul trattamento riservato ai ragazzi nella pandemia. Un monito che preoccupa.

“A nessuno interessa dei ragazzi”, l’accusa di Paolo Crepet – Universomamma.it (Foto di Gabriella Clare Marino su Unsplash)

Proprio nel giorno in cui diverse regioni rimandano la riapertura delle scuole superiori, prevista per il 7 gennaio, dopo le vacanze di Natale, arriva l’accusa dello psichiatra Paolo Crepet sui diritti dei ragazzi ignorati.

Secondo lo psichiatra saranno le nuove generazioni a pagare il prezzo più alto delle restrizioni imposte dalla pandemia, a cominciare dal lockdown. Ecco cosa ha detto Crepet.

L’accusa di Paolo Crepet sui diritti dei ragazzi ignorati: una catastrofe

Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet ha lanciato accuse durissime sul trattamento riservato ai ragazzi nella pandemia di Covid-19. I loro diritti sono stati trascurati, mentre altre esigenze meno importanti non sono state nemmeno messe in discussione.

Su questo punto, Crepet ha avvertito che “Sarà una catastrofe. Umanitaria e generazionale. A pagare di più il lockdown saranno le nuove generazioni, anche per la disillusione che ormai si sta diffondendo relativa ai ritardi con cui viene somministrato il vaccino. I tempi sono destinati ad allungarsi“. Così lo psichiatra ha detto in un’intervista all’Agi.

Sul rischio di un guasto generazionale, Paolo Crepet ha risposto: “È un guasto continuo. Non è solo una condizione, ma un processo di continua delegittimazione dei diritti dei ragazzi, dei quali non interessa a nessuno. Perché nessuno sta dicendo che il 7 gennaio si chiudono le fabbriche. Quello non è messo in discussione neanche lontanamente. In verità non si chiude nulla, solo le scuole. Persino gli uffici dell’anagrafe restano aperti. Gli adulti, tutti, sono collusi, in questa sorta di crimine terribile. Non dico che sia facile, ma una soluzione pensata ci dovrebbe essere“. Sono le parole durissime dello psichiatra.

Sulle vaccinazioni anti-Covid, Crepet ha sottolineato i ritardi: “Oggi abbiamo scoperto che il piano vaccini includerà gli insegnanti tra tre mesi, se va bene, giusto per fare gli esami di maturità. Questo è il dato. E per i normali cittadini come noi, Dio solo sa quando. Tutto è sacrificato, soprattutto, in nome della produzione, certo. E di un tipo di produzione“.

Lo psichiatra ha raccontato il disagio di una sua giovane paziente, provata dalle restrizioni e dalla privazione dei rapporti sociali ma anche del contatto fisico. “Non ne posso più. Voglio rivedere i miei amici, voglio l’abbraccio della mia insegnante“, ha detto la giovane a Crepet. Lo psichiatra ha sottolineato il rischio di un recupero molto difficile da questa situazione. “I danni psicologici sono quelli di un ritiro, e dopo sarà molto, ma molto difficile. Adesso già lo è, ma dopo lo sarà di più”.

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Una situazione di chiusura e ritiro dal mondo che colpisce le persone più sensibili e introverse. Non solo giovani. “La parte più sensibile, paurosa, anche introversa – ma l’essere introversi non è una malattia – che non ce la fa a uscire metaforicamente“, ha spiegato Crepet, “si chiude in un guscio, nel suo ghetto interno che poi corrisponde anche a un comportamento. È una resa, questa è una parte del mondo che si sta arrendendo. A che cosa non si sa“. “Credo sia un inginocchiarsi nei confronti di una sorte di destino cinico e baro“, ha aggiunto.

La responsabilità, secondo lo psichiatra, non è solo delle restrizioni adottate dal governo ma anche di “un’umanità cinica e spregiudicata, indifferente, che se ne infischia di tutto e di tutti pur di partecipare” a feste e party, sia la scorsa estate che ultimamente a Capodanno.

Nonostante le discriminazioni verso i ragazzi e l’isolamento e lo smarrimento dei più fragili, secondo Paolo Crepet non è troppo tardi per intervenire. “Nulla è mai troppo tardi“, ha detto lo psichiatra, “ma non mi pare ci sia la fantasia, né il presupposto economico“.

Per quanto riguarda la riapertura delle scuole, secondo Crepet occorre “ripensare i trasporti con un mix di distanza e vicinanza, perché non si può negare la vicinanza“.

Una soluzione complessa da mettere in atto e che non sembra aver trovato risposte risolutive nemmeno nei provvedimenti concordati a livello provinciale con i prefetti per la riapertura del 50% delle scuole superiori il 7 gennaio.

(Foto di StockSnap da Pixabay)

Che ne pensate unimamme delle parole di Crepet? Siete d’accordo con lui?

valeria bellagamba

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