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Simulazioni di atti sessuali e insulti a un compagno di classe: la sentenza della Cassazione

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Maria Sole Bosaia

Ripetuti atti di bullismo nei confronti di un compagno di scuola hanno portato un ragazzo a subire una pesante condanna.

Unimamme, il bullismo è un problema sempre più attuale per i nostri ragazzi.

Di recente a parlare di questo tema è stato uno dei partecipanti allo show di Canale 5, Raffaele Capperi.

Raffaele Capperi che ha la Sindrome di Treacher Collins è stato vittima di bullismo fin dall’infanzia, ma si è rivolto ai suoi aguzzini in modo pacato.

Bullismo a scuola: cosa dice la Legge

Oggi invece, vi raccontiamo di una sentenza, scaturita da ripetuti, gravi atti di bullismo.

Uno studente minorenne è finito a processo per aver perpetrato atti di bullismo su un compagno.

La vittima del bullo era stato costretto a subire la simulazione di atti sessuali da dietro. Il bullo si appoggiava sul corpo del ragazzo che doveva sopportare una prevaricazione fisica e pscologica.

Stesso discorso nel caso della restituzione di un evidenziatore dopo lo strofinamento sui genitali del bullo che poi lo aveva rimesso nelle mani della vittima.

Poi c’erano anche episodi di parolacce scritte sui libri di scuola e calci e pugni.

A seguito di questa vicenda è scattata la denuncia che ha portato il minorenne che compiuto questi atti a subire un processo.

Nei primi due gradi i giudici lo avevano ritenuto colpevole per violenza privata e lesioni personali.

Ora, la Corte di Cassazione, con la sentenza 163 del 5 gennaio 2021, ha riconosciuto la responsabilità penale del ragazzo, rinviando però al Giudice d’Appello per avere una pena più mite.

Nonostante questo accorgimento gli Ermellini hanno sottolineato che la nozione di violenza si può riferire a qualsiasi atto o fatto posto in essere dal bullo che causa la coartazione della libertà  fisica o psichica di chi subisce gli atti di bullismo e che viene indotto a tollerare, a fare o omettere qualcosa, indipendentemente dall’esercizio su di lui di un vero costringimento fisico.

Ricordiamo inoltre che l’articolo 610 del codice penale punisce la violenza privata con la reclusione fino a 4 anni.

Secondo una ricerca pubblicata sull’American Journal of Psychiatry gli strascichi degli atti di bullismo subito durante l’infanzia si ripercuotono anche in età adulta, fino a 50 anni le vittime possono avere una salute fisica e psicologica scarsa e avere un rischio maggiore di depressione, disordini legati all’ansia e pensieri suicidi.

Unimamme, voi cosa ne pensate di questa sentenza? Secondo voi è troppo severa o giusta?

Maria Sole Bosaia

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