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Postparto

Perché una neo mamma è capace di uccidere un figlio: che cos’è la depressione post partum

Published by
Guendalina Bonito

Diventare mamma non è un’esperienza uguale per tutte, ci sono dei fattori da considerare e per i quali avere sensibilità e rispetto.

Mettere al mondo una creatura è un’emozione unica, descrivibile sia per chi non l’ha provata sia per chi, invece, ha già avuto modo. Un momento oggettivamente particolare, in cui avvengono cambiamenti non solo fisici e psicologici e spesso di salute, bensì psicologici.

Depressione post partum in cosa consiste – Universomamma.it

Dal giorno in cui un altro essere umano, che discende dalla propria persona, apre gli occhi e fuoriesce dal pancione, inizia una nuova vita non solo per il generato, ma anche per il genitore. Ecco che tutto ruota intorno alla nuova nascita, il focus si sposta dal sé o dalla coppia bruscamente ad un’altra persona piccola e immensamente sconosciuta.

Sì, perché per quanto ci sia un forte imprinting nel portare in grembo un bambino per 9 mesi, questa fase è mirata al mettere al mondo uno sconosciuto. Tanti fattori possono incidere positivamente e negativamente. E potrebbe capitare di essere assolutamente convinte di volere un figlio e di scoprire, solo dopo, di non essere all’altezza, di aver fatto una scelta azzardata o non nel momento giusto.

Dal buco nero della depressione dopo il parto si può uscire: ecco i segnali per chiedere aiuto

Al contrario, una donna che si sente insicura potrebbe scoprirsi altamente predisposta. Fatto sta che sono proprio le primipare ad essere a rischio di una tipologia di depressione molto particolare e tra le più delicate, quella post partum. Una condizione che colpisce sino al 12% delle neomamme dal secondo al quarto mese, dopo il parto. La depressione post partum è tra quelle più complicate e soprattutto allarmanti.

Depressione post partum, perché é pericolosa Universomamma.it

Questo perché ad essere compromessa non è solo la vita di chi vive questa problematica profonda e seria, bensì anche il neonato, soprattutto. Ci sarebbero alcuni segnali da parte della mamma in grado di poter  far cogliere a familiari e amici questa problematica e rivolgersi in tempo ad uno specialista:

  • Non c’è energia, non quella fisica, ma mentale, si vede andare avanti una persona che rischia di annegare ogni secondo;
  • La persona appare assorta nei suoi pensieri, quasi come fosse assente costantemente;
  • Di tutte le attività verso il bambino, anche il semplice bagnetto, cambiare gli abiti, ecc., vi è un senso di dovere e non di volere, una velocità volta a finire subito;
  • Difficoltà a dormire, disturbi del sonno, nonostante aiuti da parte di familiari e amici nella gestione del piccolo;
  • Irritabilità e ansia continua;
  • La tendenza a voler stare soli, lontana anche dal bambino;
  • Pianti alternati da risate isteriche;
  • Non toccare cibo o ingozzarsi con conseguenti perdite o aumenti di peso importanti;
  • Distacco emotivo dal partner e dal bambino;
  • Non volere rapporti sessuali;
  • Non avere energie e non voler sprecare quelle poche che si hanno per il nascituro;
  • Provare vergogna, annuendo anche quando non si è convinti, soprattutto a discorsi in merito ad esperienze post partum di altre mamme;
  • Difficoltà ad uscire, riprendere il lavoro, guidare, svolgere attività quotidiane come spesa, eccetera;
  • Non prendersi cura di sé né degli altri membri della famiglia.

Se tutti o la maggior parte di questi segnali si riscontrano in una persona che ha partorito da poco, bisogna immediatamente cercare di porre soluzione rivolgendosi ad uno specialista, prima ancora: mai lasciare da sola la mamma, mai! Bisogna il prima possibile accompagnare la persona verso un percorso ad hoc, facendole comprendere che non è la sola a vivere questa condizione, dalla quale si può uscire, ma solo se aiutata.

Guendalina Bonito

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