Diventare mamma non è un’esperienza uguale per tutte, ci sono dei fattori da considerare e per i quali avere sensibilità e rispetto.
Mettere al mondo una creatura è un’emozione unica, descrivibile sia per chi non l’ha provata sia per chi, invece, ha già avuto modo. Un momento oggettivamente particolare, in cui avvengono cambiamenti non solo fisici e psicologici e spesso di salute, bensì psicologici.
Dal giorno in cui un altro essere umano, che discende dalla propria persona, apre gli occhi e fuoriesce dal pancione, inizia una nuova vita non solo per il generato, ma anche per il genitore. Ecco che tutto ruota intorno alla nuova nascita, il focus si sposta dal sé o dalla coppia bruscamente ad un’altra persona piccola e immensamente sconosciuta.
Sì, perché per quanto ci sia un forte imprinting nel portare in grembo un bambino per 9 mesi, questa fase è mirata al mettere al mondo uno sconosciuto. Tanti fattori possono incidere positivamente e negativamente. E potrebbe capitare di essere assolutamente convinte di volere un figlio e di scoprire, solo dopo, di non essere all’altezza, di aver fatto una scelta azzardata o non nel momento giusto.
Al contrario, una donna che si sente insicura potrebbe scoprirsi altamente predisposta. Fatto sta che sono proprio le primipare ad essere a rischio di una tipologia di depressione molto particolare e tra le più delicate, quella post partum. Una condizione che colpisce sino al 12% delle neomamme dal secondo al quarto mese, dopo il parto. La depressione post partum è tra quelle più complicate e soprattutto allarmanti.
Questo perché ad essere compromessa non è solo la vita di chi vive questa problematica profonda e seria, bensì anche il neonato, soprattutto. Ci sarebbero alcuni segnali da parte della mamma in grado di poter far cogliere a familiari e amici questa problematica e rivolgersi in tempo ad uno specialista:
Se tutti o la maggior parte di questi segnali si riscontrano in una persona che ha partorito da poco, bisogna immediatamente cercare di porre soluzione rivolgendosi ad uno specialista, prima ancora: mai lasciare da sola la mamma, mai! Bisogna il prima possibile accompagnare la persona verso un percorso ad hoc, facendole comprendere che non è la sola a vivere questa condizione, dalla quale si può uscire, ma solo se aiutata.
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