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Categoria News

Mio figlio è troppo buono? Scopri i segnali di eccessiva remissività

Published by
Loriana Lionetti

In un mondo dove l’affermazione personale e la competitività sono spesso considerate qualità indispensabili per il successo, la gentilezza e la remissività di un bambino possono destare preoccupazioni nei genitori. La domanda che molti si pongono è: “Mio figlio è troppo buono?”.

Un bambino che accetta passivamente le decisioni altrui, che non insiste quando i suoi desideri vengono ignorati o che cede facilmente di fronte alle richieste degli altri, può sembrare a prima vista il sogno di ogni genitore.

Questa apparente “bontà” viene spesso interpretata come segno di educazione e rispetto verso gli adulti. Tuttavia, quando questi comportamenti diventano una costante nelle interazioni sociali del bambino, soprattutto con i coetanei, possono nascondere una problematica più profonda: l’eccessiva remissività.

La remissività estrema può essere sintomo di insicurezza, timidezza o mancanza di assertività. Questi tratti caratteriali possono rendere il bambino vulnerabile a dinamiche negative come il bullismo o lo sfruttamento da parte dei compagni più dominanti. È quindi fondamentale per i genitori riconoscere i segnali d’allarme e intervenire in modo appropriato.

Cosa non fare se noti questi comportamenti

Prima di tutto, è importante evitare alcuni errori comuni nella gestione delle dinamiche sociali del proprio figlio:

  • Non intervenire immediatamente in sua difesa in caso di conflitti minori con altri bambini. È essenziale lasciare spazio al bambino per esplorare autonomamente strategie risolutive.
  • Evitare di imporgli modelli comportamentali rigidi su come dovrebbe agire in determinate situazioni sociali. Ogni individuo ha tempi e modi propri per affrontare le sfide emotive.
  • Non interrogarlo sul perché adotta certe condotte passive; spesso il bambino stesso non ne comprende appieno le motivazioni.

È cruciale comprendere che comportamenti superficialmente simili possono celare motivazioni molto diverse tra loro. Un atteggiamento arrendevole può essere temporaneo e legato a specifiche fasi dello sviluppo o a particolari contesti stressanti per il bambino.

La preoccupazione principale dei genitori riguarda la possibilità che un atteggiamento troppo accomodante possa esporre il loro figlio al rischio del bullismo o influenzarne negativamente l’integrazione sociale. Inoltre, persistono stereotipi legati al genere che associano la remissività a una mancanza di virilità nei maschi o alla possibilità delle femmine di essere sfruttate.

Nonostante evitare conflitti possa sembrare indice di esclusione sociale, talvolta questa capacità viene apprezzata all’interno dei gruppi poiché favorisce l’armonia collettiva. Tuttavia, se si notano segni evidenti di disagio nel proprio figlio – come l’evitamento sistematico delle interazioni sociali, tristezza frequente o disturbi del sonno – è necessario indagare ulteriormente.

Il dialogo aperto con insegnanti ed educatori può fornire preziosi insight sulle dinamiche relazionali del bambino fuori dal contesto familiare ed aiutare a identificare strategie efficaci per supportarlo nel suo sviluppo socio-emotivo.

Riconoscere e affrontare l’eccessiva remissività nei propri figli richiede sensibilità ed attenzione da parte dei genitori. L’obiettivo non deve essere quello di cambiare radicalmente la natura del bambino ma piuttosto quello di dotarlo degli strumenti necessari per navigare con fiducia nel complesso mondo delle relazioni interpersonali.

Loriana Lionetti

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