Il tuo bambino continua a lanciare i giocattoli? Scopri tutti i consigli pratici e comprovati per capire le cause di questo comportamento e come aiutarlo a smettere con pazienza e strategie efficaci, migliorando la convivenza in famiglia
Tra i 18 e i 24 mesi molti genitori assistono alla stessa scena: il loro piccolo campione scopre il brivido di lanciare. Prima è il gioco (infinito) del “butto e tu raccogli”, poi, talvolta, il gesto prende la mira verso persone o oggetti, trasformandosi in qualcosa che può fare male.
È un passaggio frequente dello sviluppo, ma non per questo va ignorato. Con fermezza calma, osservazione attenta e qualche trucco pratico, è possibile aiutare il bambino a capire “fin dove può arrivare”.
In questa età il bambino si trova nel pieno del periodo senso-motorio descritto da Piaget: esplora il mondo con il corpo, sperimenta causa ed effetto, prova la soddisfazione di sentirsi “efficace”. Il tonfo di un oggetto, il rimbalzo di una palla, la distanza raggiunta: tutto è informazione e curiosità. A volte, poi, il lancio è un modo per comunicare emozioni che non sa ancora nominare: rabbia, stanchezza, frustrazione. In altri casi è un tentativo di catturare l’attenzione dell’adulto.
Quando un lancio è diretto verso qualcuno o rischia di rompere qualcosa, serve un “no” chiaro e vicino. Avvicinatevi, abbassatevi alla sua altezza, cercate lo sguardo e dite poche parole, lente e coerenti: “No. Questo fa male. Le mani stanno ferme”.
Messaggi brevi funzionano meglio a questa età: spiegazioni lunghe si perdono per strada. Se il piccolo è molto agitato, prendetelo in braccio o spostatevi insieme in un angolo tranquillo per una “pausa vicino all’adulto” che lo aiuti a calmarsi senza viverla come una punizione.
Non tutti i lanci sono uguali. Annotate mentalmente quando accadono: prima di pranzo? Nel tardo pomeriggio? In presenza di una persona specifica? In ambienti affollati? Capire il contesto permette di prevenire.
Se il bambino ha poca possibilità di muoversi in spazi liberi, l’energia in eccesso può esplodere proprio così. Un mini-diario per qualche giorno aiuta a individuare gli schemi e a intervenire in anticipo.
Validare l’emozione è il primo passo per regolare il comportamento. Date un nome a ciò che vedete: “Sei arrabbiato… sei stanco… sei deluso”. Tutte le emozioni sono accettate, non tutti i comportamenti.
Proponete alternative concrete: “Quando sei arrabbiato, stringi questo cuscino”, “Puoi lanciare solo queste palle morbide dentro il cesto”, “Facciamo a prendere aria sul balcone e contiamo fino a dieci”. Spostare l’attenzione su un’attività adeguata, rapida da avviare, spesso spegne la miccia.
Togliete dalla portata oggetti pesanti, fragili o taglienti; a tavola fate attenzione a dove appoggiate stoviglie e bicchieri; organizzate un “angolo lancio” con materiali sicuri: palline di spugna, calzini arrotolati, sacchetti di stoffa riempiti con riso, anelli morbidi e un grande cesto-bersaglio.
All’aperto, autorizzate il lancio “libero” in direzione vuota e stabilite regole semplici: “Si lancia solo verso il prato”, “Si aspetta che non passi nessuno”.
Il lancio “per attirare lo sguardo” cresce se diventa spettacolo. Non dilungatevi in ramanzine, non ridete, non trasformate l’episodio in un centro della scena. Correggete, reindirizzate e poi investite il vostro entusiasmo quando fa ciò che chiedete: “Bravo, hai lanciato nella cesta!”, “Ottimo, le mani ferme”.
Il rinforzo positivo, ripetuto e coerente, costruisce la nuova abitudine. Se l’episodio si ripete, ripetete anche voi le stesse regole e le stesse conseguenze (ad esempio allontanare l’oggetto che diventa pericoloso): la coerenza tra genitori, nonni e babysitter è decisiva.
La tendenza a lanciare è, per la maggior parte, una fase transitoria. Con limiti chiari, contesto preparato e possibilità di sperimentare in modo sicuro, la capacità di autoregolarsi cresce. Ricordate: i progressi non sono lineari, ci sono giornate ottime e giornate “no”. L’importante è che la direzione resti quella giusta.
Un confronto con pediatra o psicologo dell’età evolutiva è utile se il bambino, superati i 3 anni, continua a lanciare spesso contro persone nonostante interventi coerenti, oppure se al lancio si associano altri segnali di fatica nella regolazione (morsi, colpi frequenti, grande difficoltà a calmarsi, regressioni marcate nel sonno o nell’alimentazione). Un supporto mirato può offrire strategie su misura per il temperamento del piccolo e per la dinamica familiare.
Organizzate il “gioco del bersaglio” con un cartone grande e cerchi disegnati: ogni centro vale un abbraccio. Create un “tubo delle palline” con un tubo di cartone e una scatola: soddisfa il bisogno di “lasciar andare” senza rischio. Preparategli una torre di blocchi da buttare giù a comando, così il piacere del tonfo ha un posto e un tempo.
Introdurre la routine “mani ferme” prima dei momenti critici (prima di apparecchiare, prima del bagnetto) aiuta a prevenire. Uscite quotidiane al parco per correre, rotolare e lanciare in sicurezza scaricano l’energia che in casa diventa fatica da gestire.
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