Colori fosforescenti, ritornelli ipnotici, nomi che sembrano scioglilingua: l’“Italian Brainrot” rimbalza dai telefoni alle cucine di casa, e i genitori si chiedono se sia solo un gioco o qualcosa da gestire con più attenzione.
Trallallero Trallalà, Tung Tung Tung Sahur, Ballerina Cappuccina, Bombardiro Croccodilo. Se li avete sentiti, siete dentro il flusso. Il cosiddetto Italian Brainrot è il nuovo trend virale che dilaga tra bambini e preadolescenti a colpi di clip ultra-brevi, colori saturi e tormentoni replicabili. Non è un cartone, non è una serie. È un ecosistema di micro-video che nasce e cresce su TikTok, Reels e YouTube Shorts. Tuo figlio li ripete in loop. Tu ti chiedi: che impatto ha?
Non ci sono ancora studi clinici specifici su “Italian Brainrot” (fine 2025). Il nome è un’etichetta informale. Ma possiamo leggere il fenomeno attraverso ciò che sappiamo dei contenuti brevi e dei loro algoritmi: progettati per massimizzare l’attenzione, premiano suoni, ritmi e personaggi che catturano in pochi secondi. Ofcom rileva che i minori passano sempre più tempo su piattaforme di video brevi e navigano spesso da soli (Children and Parents, 2024). In Italia, report di AGCOM e Telefono Azzurro 2023–2024 segnalano la stessa traiettoria. L’OMS ricorda limiti di sedentarietà per i più piccoli, e l’American Academy of Pediatrics invita a un Family Media Plan personalizzato.
E qui arriva il punto centrale: il tema non sono i nomi strambi. È la combinazione fra ripetizione, ricompense rapide e scorrimento infinito. Il cervello trova gratificante la prevedibilità del ritornello. La clip successiva è a un gesto. E il tempo vola.
Clip di 7–20 secondi, personaggi assurdi, una frase che resta in testa. I bambini imitano, canticchiano, montano versioni proprie. C’è anche una parte positiva: sperimentano montaggio, ritmo, comicità. Ma l’esposizione non mediata può portare a frustrazione quando si chiede di “staccare”, cali di attenzione durante compiti e sonno più frammentato. Dati certi sugli effetti specifici di “Italian Brainrot” non ci sono; sappiamo però che l’eccesso di scrolling serale peggiora la qualità del sonno nei minori e che i contenuti generati dagli utenti possono miscelare comicità e elementi inadatti. È qui che entrano i genitori.
Un esempio concreto. Mio nipote di 7 anni, in macchina, ripete “Tung Tung Tung Sahur” per dieci minuti. Gli chiedo di spiegarmi la “storia” dietro al ritornello. Si blocca. Non c’era una storia. Solo ritmo. È un segnale utile: serve bilanciare con narrazioni più lunghe e attività che allenino pazienza e senso.
Fate co-viewing per 10 minuti: guardate insieme e commentate. “Chi è il protagonista? Cosa succede dopo?” Portate il bambino dalla clip alla trama.
Impostate limiti di tempo per le piattaforme di video brevi. Usate “Tempo di utilizzo” (iOS) o “Benessere Digitale” (Android). Spostate la visione al pomeriggio, non prima di dormire.
Create regole digitali chiare e scritte. L’AAP propone un Family Media Plan personalizzabile: healthychildren.org/mediauseplan
Alternate con contenuti lunghi e di qualità: un episodio senza interruzioni, un audiolibro, lettura condivisa.
Parlate di algoritmi in modo semplice: “L’app ti propone ciò che guardi di più. Se cambiamo, cambia anche lei.” È alfabetizzazione mediale.
Curate la sicurezza online: account supervisionati, profilo privato, commenti limitati. Ricordate le soglie d’età delle piattaforme.
Riportate la creatività offline: disegnate il personaggio, inventate la storia che la clip non aveva, fate teatro in salotto.
Riferimenti utili:
– Ofcom, Children and Parents: Media Use and Attitudes 2024: https://www.ofcom.org.uk/research-and-data/media-literacy-research/children/children-and-parents-media-use-and-attitudes-report-2024
– WHO, Linee guida su attività fisica e sedentarietà 0–5 anni: https://www.who.int/publications/i/item/9789241550536
– American Academy of Pediatrics, Family Media Plan: https://www.healthychildren.org/English/media/Pages/default.aspx
Forse la domanda non è “Questo trend è pericoloso?”, ma “Che spazio di senso lascio tra una clip e l’altra?”. In quel piccolo silenzio può crescere una storia più grande di qualsiasi ritornello. E voi, quale storia volete metterci dentro oggi?
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