Le conclusioni di 100 mila medici per sconfiggere l’epidemia: la lettera al Ministero

La lettera aperta di 100 mila medici: “i pazienti vanno trattati il più presto possibile sul territorio”. Serve al più presto una mappatura dei pazienti.

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Un gruppo di 100 mila medici, di tutte le specialità e di tutti i servizi territoriali e ospedalieri sparsi per tutta Italia, ha scritto una lettera al Ministro della Salute on. Speranza, ai Governatori di tutte le Regioni, al presidente della FNOMCEO dott. Filippo Anelli, ai Presidenti Federali degli Ordini dei Medici Regionali. Il gruppo, nato in occasione di questa epidemia, si è confrontato in questi ultimi due mesi su vari aspetti di questa malattia causata dal Coronavirus, arrivando ad una comune conclusione:

I pazienti vanno trattati il più presto possibile sul territorio, prima che si instauri la malattia vera e propria, ossia la polmonite interstiziale bilaterale, che quasi sempre porta il paziente in Rianimazione“.

I medici raccontano di avere oramai capito la patogenesi di questa polmonite grazie agli scambi e ai confronti tra di loro ma grazie anche alla letteratura in materia, e spiegano che si tratta di “una cascata infiammatoria scatenata dal virus attraverso l’iperstimolazione di citochine, che diventano tossiche per l’organismo e che aggrediscono tutti i tessuti anche vascolari, provocando fenomeni trombotici e vasculite dei diversi distretti corporei, che a loro volta sono responsabili del quadro variegato di sintomi descritti”

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“I pazienti vanno trattati sul territorio, basta burocrazia”: l’appello di 100 mila medici che chiedono di attivare le squadre speciali

I medici si dicono concordi con le richieste avanzate fino ad ora da vari Organismi e Organizzazioni sindacali per fare i tamponi e dare una protezione ai medici e a tutti gli operatori sanitari ma tutto questo non è abbastanza, se non si vogliono vanificare gli sforzi fatti fino ad adesso, l’abnegazione di tante persone in prima linea che hanno perso la vita. E’ opportuno. dicono, “Rafforzare il Territorio, vero punto debole del Servizio Sanitario Nazionale, con la possibilità per squadre speciali, nel decreto ministeriale del 10 Marzo, definite USCA, di essere attivate immediatamente in tutte le Regioni, in maniera omogenea, senza eccessiva burocrazia, avvalendosi dell’esperienza di noi tutti nel trattare precocemente i pazienti, anche con terapie off label, alcune delle quali peraltro già autorizzate dall’Aifa“. Secondo i medici soltanto un trattamento precoce può riuscire a limitare le infezioni e a sconfiggere il Coronavirus.

Le USCA, Unità Speciali di Continuità Assistenziale, hanno il compito di svolgere attività domiciliari per i pazienti Covid-19.

Nella lettera i medici spiegano che anche quando il tampone è negativo loro possono individuare la malattia grazie alla loro esperienza professionale.

“Il riconoscimento dei primi sintomi, anche con tamponi negativi (come abbiamo avuto modo di constatare nel 30% dei casi) è di pura pertinenza Clinica, e pertanto chiediamo di mettere a frutto le nostre esperienze cliniche, senza ostacoli burocratici nel prescrivere farmaci, tamponi, Rx e/o TC, ecografia polmonare anche a domicilio, emogasanalisi, tutte cose che vanno a supportare la Clinica, ma che non la sostituiscono”

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I medici fanno questa richiesta al di la degli schieramenti politici, al fine di non perdere il vantaggio sul virus che ci ha dato questa lunga quarantena. Sarebbe davvero terribile assistere ad “una seconda ondata di ricoveri d’urgenza dei pazienti tenuti in sorveglianza attiva per 10-15 giorni, ma che non sono stati visitati e valutati clinicamente e che ancora sono in attesa di tamponi“.

E’ opportuno fare al più presto una mappatura dei pazienti asintomatici o paucisintomatici, e dei familiari dei pazienti positivi “per non incorrere in un circolo vizioso, con ondate di ritorno dei contagi appena finirà il lockdown“.

Io credo che sia oramai chiaro a tutti l’importanza della prevenzione per arginare e sconfiggere il Coronavirus. Cosi come l’immediata attivazione delle squadre speciali.

E voi unimamme, cosa ne pensate della lettera di questi medici, riportata integralmente da Quotidiano Sanità?

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