L’adozione nazionale: un viaggio lungo verso la genitorialità

Per una coppia decidere di adottare un bambino è un passo molto importante, e va fatto con grande consapevolezza di quanto possa accadere sia al nucleo familiare che accoglie, che al bimbo che viene accolto.

La legge italiana concepisce l’adozione come un diritto del bambino ad essere accolto in una famiglia, quindi, non come un diritto dei genitori, per questo lo Stato, tramite il Tribunale dei Minori, si accerta che la famiglia in questione sia in possesso dei pieni requisiti per l’adozione.

Perciò, prima di decidere di iniziare le pratiche utili all’adozione, è possibile, per tutti coloro che ne abbiano desiderio, rivolgersi alle Asl di competenza dove è presente un Centro Adozioni, all’interno del quale potrete avere la possibilità di essere ascoltati da personale specializzato come Psicologi,  Counselor, ecc.

Se però ormai sentite di essere pronti, e avete bisogno di iniziare a muovervi sul piano burocratico, ci sono diversi passi obbligati da seguire, primo fra tutti scegliere se fare la domanda per un’ adozione nazionale o per un’adozione internazionale, ovviamente le pratiche cambiano  nel caso dell’una o dell’altra scelta.

Per quello che riguarda l‘adozione nazionale, ci sono diverse fasi:

  • presentazione della domanda presso il Tribunale dei Minori,
  • verifica da parte del tribunale e dei servizi sociali dell’idoneità della coppia,
  • fase di collocamento provvisorio,
  • fase di affidamento pre-adottivo.
  • dichiarazione di adozione.

Analizziamo meglio il percorso, tappa per tappa:

  • Nella prima fase è incluso tutto il percorso della coppia, che va dall’idea di adottare un bimbo fino alla presentazione della domanda stessa presso il Tribunale dei Minori. La domanda è in carta semplice e vale per una durata di tre anni, ma è rinnovabile. La presentazione della domanda comporta la consegna di diversi certificati, ed è opportuno per le coppie informarsi presso gli uffici competenti per verificare quali documenti siano necessari alla presentazione della domanda.
  • Nella seconda fase avviene la verifica di idoneità della coppia, in cui il Tribunale dei Minori si preoccupa di valutare che i coniugi, che presentano la domanda, abbiano le capacità morali e materiali per adottare un figlio, potendo corrispondere alle sue necessità da un punto di vista affettivo ma anche economico.
  • La terza fase è il collocamento provvisorio, ovvero un provvedimento che permette di collocare (in tempi brevi e saltando tutte le varie fasi burocratiche)  un minore che ha bisogno, in una famiglia che è stata ritenuta idonea all’adozione. In questo caso si corre il cosiddetto “rischio giuridico“, ovvero la possibilità che il collocamento venga interrotto e l’adozione non giunga a buon fine, perchè il bambino potrebbe dover ritornare alla “famiglia di origine”.
  • La quarta fase riguarda l‘affidamento preadottivo, in cui, il giudice  dopo aver accertato l’idoneità della coppia, provvede,  attraverso il tribunale stesso, ad assegnare un bambino alle coppie che hanno i requisiti per l’adozione. A ciò segue un periodo di affidamento della durata di un anno, durante la quale il bimbo e la coppia prescelta vivono insieme e verificano le possibilità della loro relazione. Il periodo, chiaramente, può essere interrotto qualora sopraggiungano problematiche gravi, oppure, al termine dell’anno previsto può  essere rinnovato per un ulteriore anno.
  • Una volta che la fase di affidamento preadottivo sia andata a buon fine,  rimane l’ultima tappa da percorrere ovvero la dichiarazione di adozione attraverso la quale il Tribunale dei Minori ( dopo aver verificato il consenso del minore nel caso in cui abbia dai 14 anni in su, oppure ascoltato il minore nel caso in cui abbia 12 anni) dichiara ufficialmente l’avvenuta adozione

Adottare un bambino è quindi un viaggio lungo…una “gravidanzascelta fino in fondo, col cuore.

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