Il diritto alla cittadinanza dei ragazzi stranieri con disabilità

Nel Paese delle contraddizioni ogni giorno accade qualcosa che lascia perplessi.

Questa volta è la storia di Christian, ragazzo di origine colombiana,  nato in Italia da mamma colombiana e padre italiano, che non lo ha riconosciuto perché affetto dalla Sindrome di Down.

A Christian non è concessa la cittadinanza italiana proprio perché affetto da questa sindrome, eppure dice la mamma: “ho cresciuto da sola questo ragazzo convinta che a 18 anni avrebbe preso un documento, un’identità. In Colombia, il mio Paese d’origine, non sanno neanche che è nato, in Italia non lo vogliono. Che ne sarà di lui?” (cit.)

A quanto pare, nella nostra legislazione c’è un vuoto che non permette ai ragazzi affetti da particolari sindromi o gravi patologie di essere considerati in grado di ottenere la cittadinanza italiana, perchè non in grado di prestare giuramento.

La legge parla infatti di assenza della piena consapevolezza, e quindi di incapacità di manifestare la propria volontà, comprendere diritti e doveri connessi con l’acquisizione della cittadinanza italiana.

Così si legge su un decreto ministeriale del Ministero dell’Interno: “…la condizione di incapacità di intendere e di volere di un soggetto comporta l’inidoneità dello stesso a formulare una consapevole manifestazione di volontà diretta all’acquisto della cittadinanza” (cit)

Il caso ha destato particolare scalpore perché in effetti, allo stato attuale, i ragazzi che si avviano alla maggiore età nella stessa condizione di Christian sono al di fuori della tutela della legge, irriconosciuti e senza diritti.

Eppure  il responsabile della Lega per i diritti delle persone con disabilità, Gaetano de Luca, sottolinea come anche nel nostro Paese sia stata firmata la Convenzione dell’ Onu, che stabilisce che la cittadinanza non può essere negata per motivi legati alla disabilità.

Un vuoto questo che andrebbe colmato al più presto per non lasciare che a nessuno siano negati i diritti fondamentali, a nessuno!

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