Quante volte vi è capitato di sentire frasi come:
E chi più ne ha più ne metta…
Insomma dorme o non dorme?
E soprattutto, se non dorme che fare?
Questa domanda attanaglia le mamme di tutto il mondo soprattutto quelle che hanno più difficoltà a a far addormentare i loro bimbi e per cui il momento del sonno diventa qualcosa di molto simile ad un incubo…
Sull’argomento si è scritto di tutto, dovunque ci sono manuali e manualetti sull’argomento ma una formula unica, questo è certo, non esiste, per questo motivo vi riportiamo una delle possibilità, certe che possa in qualche modo ispirarvi.
Si chiama co-sleeping, che cos’è ?
Il termine “co-sleeping” deriva dall’inglese, è composto da due parole: co (nel senso di insieme) e sleeping (ovvero dormire).
Il co-sleeping indica quindi una pratica per cui il bebè viene fatto dormire nel lettone con i genitori.
Secondo alcuni studi dell’Università di New York, riportati dall’autorevole Rivista Pediatrics, il co-sleeping per i genitori rappresenterebbe un desiderio del tutto naturale che presenta diversi vantaggi:
Se da una parte, quindi, i sostenitori del co-sleeping sono tanti, dall’altra numerosi sono anche i detrattori di questa pratica che sottolineano quali siano gli svantaggi:
Nel caso in cui optiate per la soluzione co-sleeping è importante applicare delle regole per la sicurezza delvostro bimbo, ad esempio:
Se l’opzione co-sleeping non fa al caso vostro ci sono sempre delle soluzioni differenti come ad esempio il side-bed ovvero la pratica di posizionare un lettino separato molto vicino a quello dei genitori che permetta loro di occuparsi del bimbo tempestivamente ma senza condividere fisicamente il letto.
In alcuni casi, tuttavia, permettere al bambino, se è malato, se è scosso emotivamente, di dormire con voi potrebbe essere risolutivo per aiutarlo ad attraversare emozioni e sensazioni che ancora non conosce, col supporto della vicinanza della mamma e del papà.
Insomma, scegliete: per voi, co-sleeping sì oppure no?
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