Fumo in gravidanza: la conferma dei danni sul feto arriva dalla risonanza magnetica

Donna incinta con sigaretta in mano

Da anni oramai è ben risaputo che il  fumo fa molto male alla salute. Danneggia irrimediabilmente l’apparato respiratorio, provocando un malfunzionamento di buona parte dell’organismo, ed è spesso la causa scatenante di malattie mortali. Se gli effetti del fumo sono così dannosi per un essere adulto, lo sono mille volte di più per un bambino, soprattutto nella sua fase di vita fetale quando dovrebbe essere al sicuro e protetto nella pancia della mamma.

Nonostante la ricerca medica abbia più volte ribadito quanto sia pericoloso fumare durante i nove mesi di gravidanza, da alcune indagini è emerso che un buon 30% delle fumatrici italiane continua a fare uso di tabacco mentre è in dolce attesa, anche se ne viene diminuita la quantità.

Purtroppo però non è il numero di sigarette che può fare la differenza, in quanto ne basta anche una piccola entità per produrre effetti negativi sulla salute del futuro nascituro.

Di fronte ad un dato così alto di fumatrici, un recente studio inglese , dell’Università di Nottingham, effettuato con l’utilizzo della risonanza magnetica su donne incinte tra la 22 e 38esima settimana ha sottolineato, e ampiamente confermato, come l’uso quotidiano o sporadico di sigarette produca un invecchiamento precoce della placenta ed una scarsa crescita, che è responsabile a sua volta del sottopeso del bambino alla nascita.

Ma non basta, oltre a creare problemi durante la gravidanza e al momento del parto, il tabacco rischia di avere effetti negativi duraturi sul nascituro . La risonanza magnetica ha infatti mostrato come il fumo materno sia associato a una ridotta crescita fetale di:

  • cervello
  • polmone
  • reni

con conseguenze tra cui

  • un minor numero di cellule nervose,
  • più elevati livelli di infiammazione cerebrale,
  • la possibilità di essere soggetto ad asma e allergie.

Quante altre conferme bisogna avere prima di smettere totalmente di fumare?

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