Autismo: la conversazione fotografica con un figlio speciale.

Abbiamo già altre volte parlato di autismo, di rapporto tra genitori e figli, ma a volte le parole non bastano…

Quando le parole non bastano per provare a spiegare l‘autismo, ecco che entra in gioco la fotografia.

E’ quello che ha deciso di fare Timothy Archibald, fotografo statunitense e padre di Elia, un bimbo di 12 anni affetto da autismo. Attraverso l’obiettivo fotografico questo papà ha cercato (e forse trovato) una strada nuova per comprendere il mondo di suo figlio.

Con le foto Timothy prova a decodificare i pensieri e leggerne i comportamenti di Elia ( che all’epoca aveva 6 anni), per poter entrare nella sua testa.

Non mancano le reazioni contrastanti suscitate da questa intima raccolta di immagini:

  • alcuni commentatori lo hanno accusato di usare Elia come ‘cavia umana

 

  • altri lo hanno ringraziato per diffondere la consapevolezza circa l’autismo, che è spesso frainteso.

 

Lo scopo del fotografo americano è quello di rendere le persone più tolleranti delle ‘imperfezioni’ della vita.

E continua dicendo: “[Mio figlio] può non essere ‘perfetto’, ma la natura non è perfetta“.

Un nuovo modo per creare un ponte immaginario nel tentativo di comunicare con chi è affetto da questa sindrome.

 

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