Per combattere la mortalità infantile servono donne istruite!

Care Unimamme, nel mondo la mortalità infantile è ancora uno dei nostri massimi problemi.

Molto è già stato fatto in questo senso, tanto da ridurre questo fenomeno del 50%, ma ancora molto rimane da fare e la chiave di tutto, secondo l’UNESCO è l’istruzione delle donne.

Se tutte le donne dei paesi poveri completassero il ciclo di studi la mortalità infantile diminuirebbe di un sesto, salvando così milioni di vite, questa è la convinzione dell’Agenzia per le Nazioni Unite.

Irina Bokova, direttore generale dell’UNESCO, è convinta che: “la cultura è il “fondamento della sostenibilità”, e i suoi benefici permeano tutti gli stadi della vita a partire dalla nascita”. Per questo motivo tutti devono collaborare lavorando in tutti i settori dello sviluppo al fine di rendere l’educazione un diritto universale.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon sostiene pienamente questa convinzione: “l’educazione è un diritto fondamentale e il fondamento del progresso di ogni paese“.

L’istruzione dunque può:

  1. consentire ai genitori di individuare i primi segnali di malattia
  2. spingerli a cercare aiuto e consigli
  3. prevenire la morte materna: le donne imparano a riconoscere i segnali di allarme che qualcosa non va e prendono provvedimenti

Secondo le stime dell’UNESCO se tutte le donne completassero l’istruzione primaria la mortalità infantile calerebbe di 2/3 salvando 189 mila vite ogni anno.

L’istruzione è anche il modo per combattere la povertà. Un anno di istruzione, in alcuni paesi, corrisponde a un aumento del salario del 10%.

Le persone istruite inoltre sono più consapevoli dell’ambiente che le circonda e pronte a esprimersi su di esso.

L’UNESCO ha lanciato un appello da sottoscrivere online per impegnarsi a lavorare insieme in futuro. Dal 2016 inoltre saranno individuati nuovi obiettivi per lo sviluppo sostenibile.

E voi unimamme cosa ne pensate di questa riflessione circa la necessità dell’educazione femminile per combattere la mortalità infantile?

 

(Fonte: UNESCO)

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