Unimamme, a volte accadono cose che sembrano inspiegabili, come quanto avvenuto alla famiglia Wollman e al loro bambino.
A Karen e Brian infatti era stato detto che il loro terzogenito sarebbe nato morto e la coppia, affranta, si era già preparata a celebrare un funerale.
Esami successivi hanno dimostrato invece che, non solo il figlio era vivo ma era affetto dalla Sindrome di Down e da idropisia fetale, una malattia che ingrossa il corpo a causa dell’acqua.
I medici quindi li hanno avvertiti che il bimbo non sarebbe vissuto.
“Ci hanno avvertiti di aspettarci tutto ciò. Nel mio cuore però mi ero attaccato a un filo di speranza. Continuavo a dirgli di mantenere la sua luce luminosa. Cantavo per lui: “This little shine of mine”, guardavo in cortile e vedevo gli altri miei due figli giocare e immaginavo il mio piccolino giocare insieme a loro, questo mi dava la forza di andare avanti” ha dichiarato Karen.
Il piccolo Renner è nato prematuro alla 35° settimana.
“Non ha pianto quando è nato, ma ha respirato. Tutto quello che ricordo è Brian che piangeva e gridava “grazie grazie, siamo così felici di incontrarti vivo” ha ricordato la mamma.
Tenere in vita il piccolo però non è stato per niente semplice, “è stato come le montagne russe, su e giù” ha riferito il papà del piccolo.
“Il primo giorno ci hanno fatto sedere e ci hanno comunicato che i reni stavano cedendo e che se non avessero cominciato a funzionare nell’arco di 12 ore Renner non sarebbe sopravvissuto” ha riferito la mamma del piccolo.
Così, ancora una volta, i Wollman hanno dovuto fare fronte alla possibile morte del figlio appena nato.
Karen ha quindi chiesto all’ospedale se poteva cullare il figlio e gli operatori le hanno dato una sedia per farlo.
“Penso di averlo tenuto in braccio, quel giorno, per 4 ore e, a poco a poco, da quel momento ha cominciato a migliorare“ ha assicurato la mamma del piccino.
Così alla fine invece di un funerale i Wollman hanno celebrato, sei mesi dopo, l’arrivo nella loro casa del terzogenito.
“I dottori non sanno spiegarlo, sostengono che non sia un miracolo medico: lui è un vero miracolo. Non sanno perché, ma lui è stato toccato da una mano di grazia” dice la mamma.
Ora Renner, ha già 2 anni, ed è un bambino molto fortunato. “Ha un impulso interno e tanta determinazione” ha dichiarato Karen.
“Il dottor Kahn e ognuno di noi che ha svolto questo lavoro per anni ricorderà una manciata di bambini che hanno avuto un impatto su di noi a livello professionale, Renner è uno di loro” ha riferito una neonatologa dell’ospedale dove il bimbo è stato in cura.
“Noi lo chiamiamo T-21 superpoteri” ha puntualizzato Karen, riferendosi alla Sindrome di Down del piccolo “Non c’è giorno in cui non siamo grati per Renner. Ogni battito del cuore è un battito per quello che è stato fatto e non ci sono parole per descriverlo“.
Unimamme, questa è una bellissima storia a lieto fine dedicata a una famiglia che non ha mai perso la speranza.
Qualche tempo fa vi avevamo parlato di un altro piccolo miracolo: tre gemellini nati da una sola placenta.
Cosa ne pensate di questa storia?
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