Ci sono delle parole legate al mondo della maternità che vengono ricoperte da un velo, spinte in fondo alle gole, suoni che muoiono prima che l’aria risuoni tra i denti. Sì, perché il mondo delle mamme deve essere per forza bello e colorato, fatto di conigli sorridenti e di orsi coccolosi. Parole come “depressione post partum”, “lutto perinatale” e “aborto” non possono essere pronunciate ad alta voce, perché stridono con l’aspettativa di una gravidanza e di un parto felici.
Capita infatti che di certe cose non si parli, per paura di non essere capite o di essere giudicate, perchè vissute come, erroneamente, come “sconfitte”.
Aborto spontaneo: parlarne aiuta a non sentirsi sole
E invece. E invece bisogna cominciare a parlare ad alta voce. A raccontarsi, perché le cose succedono e non è tacendo che si possa stare meglio. Io ho sofferto di depressione post partum e prima di me non avevo mai conosciuto nessuna che ci fosse passata. Eppure quando ho cominciato a raccontare la mia storia, ho scoperto che molte invece hanno vissuto dei momenti dolorosi, solo che “non si può”, “non si dice”.
![Photo Philip Hollis](http://www.universomamma.it/wp-content/uploads/2015/10/aborto-415x251.jpg)
Le stesse emozioni le ha condivise Louisa Pritchard, direttrice dell’edizione inglese di Grazia, che ha avuto un aborto a 9 settimane, prima di poter avere i due figli di 2 anni e 9 mesi.
Louisa ha raccontato di non aver detto a nessuno – escluso il marito e pochi intimi – di aver abortito. Al lavoro – dove si è accorta di aver abortito – non ne ha fatto parola alcuna, perché probabilmente era vittima dello stesso tabù. L’unico “lusso” che lei e il marito si sono concessi è di piangere in privato a casa.
Eppure Louisa – che probabilmente per lavoro è abituata a gestire la pressione e lo stress – ad un certo punto non è riuscita più ad arginare il suo dolore e probabilmente quando meno se lo è aspettato ha rotto gli argini con una collega. Scoprendo così di non essere l’unica ad aver abortito e anche lei non lo aveva detto a nessuno. E dopo lei, altre donne le hanno confessato di aver vissuto lo stesso dolore e aver mantenuto lo stesso silenzio. Un vero e proprio club segreto, che accomuna chi ha avuto questa perdita e che, per cultura, non viene raccontata
Louisa scrive nel suo intervento sul Telegraph che ha apprezzato la “discesa in campo” dell’inventore di Facebook Mark Zuckeberg che ha condiviso con tutti – proprio lui che ha creato il concetto di condivisione on line – il fatto che sta per diventare papà dopo ben 3 aborti spontanei.
Anche se il feto è ancora piccolo e non arriva alla 12esima settimana, tu futuro genitore cominci a fantasticare, a fare dei progetti, a capire se si nota già un accenno di pancia. E poi via, tutto scompare in un attimo. Un attimo prima sei incinta e quello dopo è tutto finito.
Noi donne dobbiamo imparare a condividere di più i nostri dolori. A non vergognarcene: scopriremmo che quel senso di solitudine infinita che proviamo a volte è solo nella nostra testa.
E voi unimamme cosa ne pensate? Se aveste avuto uno o piu’ aborti spontanei, ne parlereste o avreste paura?