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Categoria News

L’ashtag #Portaaperta per dare riparo alle vittime: la risposta dei parigini

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Valentina Colmi

Parigi: ci sono dei momenti che rimarranno per sempre nella storia. L’11 settembre 2001 in America, l’11 marzo 2004 l’attacco alla stazione di Atocha in Spagna, l’attentato di Londra del 7 luglio 2005. Tutti ad opera di terroristi islamici. Da allora il mondo è cambiato: Osama Bin Laden è morto, Saddam Hussein pure, ma la sensazione di non vivere più in libertà, di godersi una tranquilla serata a vedere un concerto senza osservare il vicino è più che mai riaccesa dopo gli attentati del 13 novembre a Parigi.

Si tratta del più grave attentato dal dopoguerra ad oggi, in una città già assediata a inizio anno con l’irruzione nel giornale satirico Charlie Hebdo e al quartiere kosher. La capitale francese è stata devastata da una serie di colpi di pistola che hanno provocato più di 126 vittime. Secondo le notizie che si susseguono, 8 attentatori sarebbero morti e alcuni sarebbero in fuga.

In tutto questo orrore però c’è anche lo spazio per la solidarietà che ancora una volta proviene dai social network. Fin dalle primissime ore dopo gli attentati su Twitter è stato infatti lanciato l’hashtag #PorteOuverte (porta aperta): gli abitanti del quartiere dove sono avvenute le sparatorie e delle vie circostanti offrivano rifugio ai passanti in preda al panico o a coloro che non potevano tornare a casa per la notte, soprattutto stranieri  (ricordiamo che Parigi è a tutt’ora completamente blindata). Tweet come “non abbiamo letti, ma vi accogliamo per riscaldarvi, confortarvi e trovare una soluzione” si sono succeduti per tutta la notte. Assieme all’altro hashtag #PrayforParis (preghiamo per Parigi) è diventato uno dei trend topics su Twitter in tutto il mondo.

Anche i taxi parigini hanno iniziato a inviare tweet per dire che offrivano corse gratuite per chiunque avesse bisogno di spostarsi.

Inoltre Facebook ha lanciato la funzione «Safety check» per gli utenti di Parigi che trovandosi in una delle zone a rischio potevano segnalare la propria posizione per rassicurare amici e parenti della propria condizione.

Quello che è successo a Parigi è una tragedia ed è difficile dare un senso a ciò a cui stiamo assistendo, anzi è impossibile. Però la solidarietà ci dimostra che c’è ancora del buono nel mondo, che non dobbiamo perdere la speranza e che alla fine siamo tutti “fratelli e sorelle”.

E voi unimamme cosa ne pensate?

Valentina Colmi

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