Banditi assolutamente
- il Vega test,
- il test della forza e del capello e
- la biorisonanza
ma anche tutti quegli esami considerati “alternativi” che 9 volte su 10 individuano un’intolleranza o un’allergia.
Mario Di Gioacchino, vicepresidente Siaaic e coordinatore delle linee guida, aggiunge altro a quanto detto da Canonica dichiarando: «Le metodiche diagnostiche attuali sono molto raffinate e ci consentono, nel caso delle allergie alimentari, di individuare con precisione a quale porzione, proteina, dell’alimento si è realmente ipersensibili. Questi strumenti sono essenziali, perché permettono di dare indicazioni ai pazienti più accurate rispetto al passato, migliorando nettamente la loro qualità di vita: in alcuni casi ad esempio è possibile consumare un frutto a cui si è allergici togliendone la buccia, oppure un alimento si può mangiare una volta cotto. Dipende dalle proteine specifiche che sono coinvolte nell’allergia, conoscerle oggi è possibile e significa anche sapere se il paziente è a maggiore o minor rischio di reazioni severe fino allo shock anafilattico».
Ecco quindi un utile vademecum che potrà aiutarci a distinguere i sintomi di una probabile allergia per la quale poi chiedere informazioni all’allergologo.