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Ecco come i bambini imparano a relazionarsi con gli altri

Published by
Michele

Noi adulti spesso ci soffermiamo sull’incantevole dolcezza e innocenza dei bambini. Guardando però le loro relazioni dal punto di vista di uno di loro, ci rendiamo conto come spesso possono essere spietatamente sinceri, totalmente disinteressati ai sentimenti altrui, arrivando a compiere azioni di bullismo una volta divenuti adolescenti, distaccati e senza riuscire a entrare in empatia con il prossimo. Viene quindi da domandarsi come si formino le relazioni sociali dei bambini, che poi guidano i loro rapporti durante la crescita, con i sentimenti di amicizia e lealtà.

Le prime relazioni sociali sono molto più importanti di quanto noi siamo solitamente pensiamo. Alcuni studi, infatti, dimostrano che le prime esperienze in questo ambito, hanno importanti ripercussioni su quelle che saranno le relazioni sociali future, una volta divenuti adulti.

La prima significativa relazione

I neonati, come tutti sanno, hanno una forte dipendenza dagli adulti. Sono loro, infatti che si preoccupano di fornire loro tutti ciò di cui hanno bisogno. Necessità che vengono esplicate attraverso il pianto o l’atto di aggrapparsi, atteggiamenti che servono proprio ad attirare l’attenzione. Queste richieste, inizialmente, vengono indirizzate in maniera generalizzata verso tutti coloro che circondano il neonato.

A partire dai 3 mesi, però, inizia a delinearsi in maniera più chiara la figura del care giver, fino a portare a un attaccamento specifico verso questo, solitamente un genitore, tra i sette e i nove mesi. Con il care giver, quindi, il bambino instaurerà una prima e significativa relazione, che inizierà già a disegnare lo schema dei suoi futuri legami con il mondo intorno, definendo il tipo di atteggiamento che lo poterà a instaurare legami nel campo dell’amicizia, lavoro e vita sentimentale. Infatti, se il care giver scelto riesce a donare al bambino tutte le cure richieste e di cui necessita, si getteranno le basi per futuri attaccamenti sicuri. Al contrario, attenzioni incoerenti e scostanti, porteranno a modelli di attaccamenti insicuri.

Possiamo valutare che tipo di modello stiamo fornendo ai nostri bambini, semplicemente osservando il loro comportamento in presenza del care giver scelto: se infatti il bambino è in difficoltà, con pianti e urla, quando il suo punto di riferimento va via, dimostrando invece grande felicità quando torna, allora possiamo dire di stare lavorando positivamente. Se invece dimostra atteggiamenti più ambivalenti, allora dobbiamo fornire più attenzioni al piccolo perché non ci stiamo relazionando nella giusta maniera. Un attaccamento positivo è associato a prestazioni più elevate in numerosi campi, come la risoluzione dei problemi e l’affinità sociale.

Gli anni passano e da loro unico punto di riferimento, i nostri figli si circondano di “amichetti”. Scopriamo come si formano allora le relazioni con loro.

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Michele

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