“Non vi dico cosa hanno fatto a quel viso. Vi ho visto tutto il male del mondo. L’unica cosa che vi ho ritrovato era la punta del suo naso“ ha dichiarato Paola, la madre del ricercatore, dopo aver visto la salma.
Ora, al fianco dei genitori di Giulio si è schierata anche Amnesty International, che ha preparato una campagna per non consentire che l’omicidio di Regeni venga dimenticato.
Esiste infatti il rischio che il governo egiziano insabbi la vicenda lasciandola tra le “inchieste in corso” o fornendo una versione ufficiale non pertinente.
Amnesty, con la famiglia di Giulio Regeni, vuole ottenere una verità accertata e riconosciuta in modo indipendente chiedendo l’aiuto delle persone che in Egitto si battono per i diritti umani nonostante la forte repressione presente.
“Verità per Giulio Regeni” è quindi l’appello da condividere e diffondere come impegno di tutti a perseguire la verità su questa dolorosa vicenda.
Non fila infatti la versione fornita dalla polizia egiziana, secondo la quale Giulio è stato ucciso da una banda criminale locale, dopo averlo rapito e torturato. Banda poi sterminata dalle forze dell’ordine egiziane.
Il governo italiano si deve impegnare con questi genitori per ottenere risposte vere, senza che i genitori debbano mostrare le foto del loro figlio martoriato dopo le torture, che non vogliono fare e che forse non vorremmo nemmeno voler vedere. Basti pensare che hanno riconosciuto il figlio dalla “punta del naso”.
Unimamme, voi cosa ne pensate di questa storia? Vi sentite vicino al dolore dei genitori di questo nostro connazionale? Appoggerete la campagna e l’appello di Amnesty per chiedere e ottenere la verità?
Dite la vostra se vi va.
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