“Mamma uccide il figlio e si suicida”: il marito ha ora una missione (FOTO)

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Purtroppo non sempre si riesce a comprendere in tempo cosa sta succedendo alla neo mamma e può capitare che succedano delle tragedie: è il caso di Charlene, una donna californiana di 36 anni che nello scorso settembre si è suicidata dopo aver accoltellato il figlio di 8 settimane.

Il marito Ken Ventanilla ha scoperto i corpi solo la mattina dopo: l’uomo non si è reso conto subito di quel che è capitato. La moglie e il bimbo erano infatti insieme nel lettino del piccolo e Ken ha scambiato per aranciata il sangue che aveva visto sul cuscino.

L’uomo ha raccontato a Press Telegram – un giornale locale – di rivivere ogni giorno quel risveglio. “Ogni volta che mi alzo alle 6.15 penso che sia un sogno, poi chiamo Charlene, ma lei non risponde“.

Psicosi post partum: un papà vuole salvare vite aumentando la consapevolezza 

Ken ha deciso di rendere pubblica la sua storia affinché cresca la consapevolezza attorno a questa patologia.

Charlene non era più la stessa persona, anche perché prendeva i farmaci” ha dichiarato l’uomo, che ora è rimasto solo con il primo figlio di 2 anni. Ha raccontato che la moglie era diventata paranoica, piena di paure, una su tutte che i bambini potessero stare male e per questo misurava loro spesso la febbre per vedere se fossero malati. Inoltre, negli ultimi tempi i bimbi dormivano con loro nella stanza perché lei aveva paura.

La psicosi post partum è – tra i disturbi post nascita – un evento estremamente raro, colpisce circa l’1% delle puerpere. I sintomi principali sono:

  • alterazioni contrapposte (depressione, euforia, angoscia, atarassia),
  • agitazione
  • insonnia
  • disturbi del pensiero,
  • deliri e allucinazioni

Spesso si è predisposte a questa patologia: la gravidanza in qualche modo protegge la donna, ma quando diventa madre la cosa esplode: nel caso di psicosi post partum oltre all’intervento farmacologico è necessario anche il ricovero.

Cosa si può fare a riconoscere la depressione post partum e la psicosi?

La cosa migliore è che la donna sia seguita da un terapeuta anche durante la gravidanza, in modo che ai primi segnali di possibile depressione sia accompagnata in un percorso ad hoc. Se la donna ha un passato psicotico, deve assolutamente essere monitorata e ricoverata dopo la nascita del bambino.

Se posso prevenire che questo accada, posso salvare la vita di qualcuno, posso salvare la vita di una famiglia” ha detto Ken.

E voi unimamme cosa ne pensate?

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