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Parto o taglio cesareo: come avviene e quali rischi comporta

Parto cesareo, “maglia nera all’Italia”: nascono così ancora troppi bambini

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Valentina Colmi

Continua la “maglia nera dell’Italia” per quanto riguarda il parto cesareo, di cui il nostro Paese ha un primato poco invidiabile.

Secondo i dati del Ministero della Salute nel 2015 il 34% dei bambini è nato in questo modo (anche Vittoria). Si tratta di una leggera flessione dello 0,7% rispetto al 2014 quando le nascita furono oltre 493mila.

Ma dove si praticano più cesarei?

Il primo posto spetta alla Campania dove i cesarei sfiorano la percentuale del 60%, a seguire poi

  • Sicilia
  • Puglia.
  • Lazio
  • Molise
  • Sardegna
  • Basilicata
  • Calabria

Le più virtuose risultano la Toscana e la Valle d’Aosta, mentre il  Trentino Alto-Adige Bolzano è addirittura un modello da seguire con la sua percentuale del 10%.

In realtà però queste sono solo medie regionali: “Ci sono ospedali in cui si arriva anche al 90% di tagli, toccando primati mondiali”, dichiara a Il Fatto Quotidiano la ginecologa genovese Sandra Morano, che da trent’anni svolge il suo lavoro in sala parto.

Parto cesareo: l’Italia ai primi posti in Europa

In teoria il parto dovrebbe essere un evento naturale, ma quando ti dicono che devi subire un cesareo – che è comunque un’operazione chirurgica – come ti puoi comportare?

Accetti la decisione del medico: forse in molti casi non sarebbe neppure una decisione da tenere in considerazione, ma spesso si tratta di una scelta da cui derivano dei vantaggi economici. “Ci sono cliniche private vivono anche grazie ad alcuni medici che portano ‘pacchetti’ di donne da far partorire con cesareo” dice sempre Morano.

Eppure una volta non era così: negli anni Ottanta infatti i cesarei erano solo il 10% del totale, una percentuale ideale anche per l’Organizzazione mondiale della sanità. Da circa 12 anni però, cioè dal 2004, la situazione è molto cambiata arrivando anche ad un tasso del 37,5% che è sostanzialmente invariato fino a qualche tempo fa. L’Italia detiene infatti il record di cesarei tra i paesi europei, il cui tasso medio è inferiore al 25%.

Optibirth, progetto europeo di informazione e sostegno alle donne da parte di ostetriche e ginecologi di 15 ospedali tra Germania, Irlanda e Italia, di cui si sono presentati i risultati in Senato, parla apertamente di costo extra del cesareo pari a 156 milioni di euro per “160 mila interventi non necessari” e di violenza ostetrica, perché le future mamme non sono libere di scegliere, o se lo sono sono condizionate da “un processo di medicalizzazione” che ha contribuito a mostrare il parto come un evento rischioso. Processo di medicalizzazione, sempre secondo la Morano, alimentato anche dal passaggio dell’assistenza dell’ostetrica a quella del ginecologo, quando in realtà quest’ultimo dovrebbe intervenire solo in caso di patologie.

Sempre per tali motivi, sono pochissimi gli ospedali italiani che sostengono il VBAC, il parto naturale dopo un cesareo.

Se non ci sono motivi di salute o di patologie serie, insomma, il cesareo dovrebbe essere l’ultima soluzione, anche se non dobbiamo sentirci mamme di serie B se veniamo sottoposte a questa operazione.

E voi unimamme cosa ne pensate?

Valentina Colmi

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