La mononucleosi: conoscere la malattia del bacio per evitarla

Che cos’è

La mononucleosi, soprannominata anche malattia del bacio, per la sua trasmissibilità attraverso la saliva, è una malattia infettiva e virale molto contagiosa.

Viene causata dall’herpes virus di Epstein- Bar (EBV). Il bersagio delle cellule del virus sono i linfociti B, il decorso è acuto, solitamente 4-6 settimane.

La denominazione della malattia è dovuta alla caratteristica presenza nel sangue, in livelli superiori alla norma, di cellule mononucleate normali (linfociti e monociti) e di cellule mononucleate specifiche.

La malattia è stata riconosciuta per la prima volta da E. Larey e Douglas H. Sprunt nel 1920 quando il virus di Epstein Bar non era ancora stato scoperto.

Una volta contratta l’infezione questa rimane latente nel corpo umano e può ricomparire periodicamente.

La mononucleosi: in cosa consiste?

Sintomi

I sintomi caratteristici della mononucleosi sono:

  • mal di gola con presenza di placche bianco giallastre sulle tonsille che spesso raggiungono notevoli dimensioni impedendo la normale deglutizione. (Nei casi più gravi possono verificarsi disidratazione e difficoltà respiratorie a causa della parziale ostruzione delle vie aeree)
  • febbre: elevata, fino a 39° -40°, con sudorazione la notte
  • stanchezza o senso di spossatezza
  • linfonodi ingrossati: sul collo, sotto le ascelle, nel basso ventre si ingrossano e risultano dolenti

Oltre a questi sintomi si protrebbe avvertire:

  • malessere generalizzato
  • dolori muscolari
  • brividi
  • eccessiva sudorazione
  • perdita di appetito
  • dolore e gonfiore intorno agli occhi
  • tonsille gonfie
  • produzione biancastra sulle tonsille che ricorda le placche batteriche
  • mal di testa
  • eruzione cutanea
  • ittero
  • ingrossamento della milza

Solitamente questi sintomi passano dopo 2-3 settimane senza conseguenze, per gli adulti però la stanchezza può durare anche diversi mesi.

Solitamente negli adulti e nei giovani i sintomi insorgono dai 30 ai 60 giorni dopo l’esposizione.

Le manifestazioni della malattia sono dovute all’aumentata produzione delle cellule mononucleate (linfociti e monociti) sia alle sostanze prodotte per indurre il corpo a reagire all’infezione.

Mononucleosi nei bambini:

Per i i bambini i sintomi del contagio da mononucleosi si mostrano tra 10 e 15 giorni.

Nei bimbi più piccoli spesso l’infezione non presenta sintomi o solo fastidi molto lievi simili a quelli di una malattia molto banale o di un raffreddamento.

Il recupero avviene velocemente, nel caso degli adolescenti la guarigione potrebbe richiedere qualche settimana.

In alcuni casi viene consigliato di evitare la pratica di alcuni sport per circa un mese, solo in caso di ingrossamento della milza.

La diagnosi

La diagnosi avviene solitamente attraverso esami del sangue. Il medico può sospettare la mononucleosi in seguito alla visita, all’osservazione dei sintomi e alla storia dei sintomi. Durante la visita il medico controlla se i linfonodi sono gonfi e vede se questi segni sono legati ai sintomi descritti dai pazienti.

Una diagnosi certa si può avere solo con la constatazione della presenza di linfociti caratteristici nel sangue (linfocitosi) associata a test anticorporali e sierologici (presenza di anticorpi eterofili circolanti e/o anticorpi diretti contro proteine specifiche di EBV).

Ecco quindi gli esami ematologici:

  • esame emocromoticometrico: con la mononucleosi c’è un aumento di globuli bianchi, mentre con l’analisi microscopica dello striscio ematico risulta la presenza di caratteristiche cellule mononucleate
  • monotest: semplice e rapido, viene usato per il supporto alla diagnosi di infezioni da EBV. In realtà non si raccomanda questo test perché può avere falsi positivi e falsi negativi. Gli anticorpi eterofili rilevati con il test spesso non sono riscontrabili nei bambini con la nucleosi
  • ricerca degli anticorpi anti EBV-VCA: valuta la presenza nel siero di anticorpi specifici per l’EBV, sia di classe IgG, sia di classe igM che compaiono a seguito dell’infezione (le igM, in modo particolare, indicano uno stato di attività del virus), quando le IgM calano e restano solo le IgM significa che l’infezione è superata
  • ricerca degli anticorpi anti EBV-EA: individua gli anticorpi specifici del virus (Early Antigen), riscontrabili nel sangue anche a distanza di mesi (le IgC possono essere ritrovate anche a distanza di anni nel sangue, indicando che la mononucleosi è stata contratta in precedenza)

A questo bisogna aggiungere che le igG anti EA compaiono nella fase acuta della malattia e non sono più misurabili dopo 3-6 mesi. In molti soggetti il rilevamento di anticorpi è sinonimo di infezine attiva.  Tuttavia il 20% dei soggetti sani può avere anticorpi anti EA per anni.

Gli anticorpi contro l’EBNA non sono riscontrabili nella fase acuta dell’infezione mentre si sviluppano invece gradatamente 2-4 mesi dopo l’insorgenza dei sintomi e rimangono per tutta la vita.

L’interpretazione degli anticorpi EBV e le diagnosi di infezioni EBV vengono schematizzate così:

  • suscettibilità all’infezione: un soggetto è considerato suscettibile all’infezione se non ha anticorpi anti-VCA
  • infezione primaria: una persona è ritenuta affetta da infezione EBV primaria se ha gli IgM anti-VCA ma non gli anticorpi anti-EBNA dopo almeno 4 settimane di malattia. La malattia può risolversi prima che siano comparsi livelli diagnostici di anticorpi. Raramente, con un soggetto di infezione EBV attiva può non avere anticorpi di livelli misurabili EBV specifici.

 

Contagio

La mononucleosi è una malattia che interessa soprattutto individui di età compresa tra i 15 e i 35 anni.

Le persone più a rischio sono gli adolescenti e i bambini, ma questo non vuol dire che gli adulti non ne siano esenti.

L’infezione si contrae più facilmente quando il nostro sistema immunitario è indebolito, per esempio dopo una malattia debilitante o dopo un periodo di stress.

Il contagio della mononucleosi avviene:

  • con baci profondi (questo spiega il perché della grande diffusione tra adolescenti)
  • condivisione di cibo e bevande
  • condivisione di spazzolino da denti
  • starnuti
  • colpi di tosse

I bambini più piccoli possono venire infettati portando alla bocca i giochi contaminati, si stima infatti che il virus sopravviva su un oggetto per il tempo in cui questo rimane umido.

Il virus di Epstein – Bar si trasmette attraverso i liquidi corporei, in modo particolare la saliva, ma tecnicamente può diffondersi anche attraverso il sangue e lo sperma, tramite rapporti sessuali, trasfusioni e trapianto d’organi.

Non tutte le persone che trasmettono l’infezione hanno i sintomi della malattia, chi può contagiare senza mai aver avuto i sintomi si chiama “portatore sano”.

Il virus rimane inattivo dopo il contagio, ma nella maggior parte dei casi questo non causa complicazioni o sintomi.

Solo raramente e in specifiche condizioni possono manifestarsi nuovamente i sintomi per un breve periodo.

La mononucleosi è una malattia diffusa in tutto il mondo, il 50% degli individui che vivono nei Paesi industrializzati ne viene colpita entro l’adolescenza.

Potrebbe diffondersi solo in caso di alcune condizioni:

  • stretto contatto dei soggetti affetti
  • sovraffollamento
  • scarse condizioni igieniche

Non c’è bisogno di isolamento per il soggetto colpito, la maggior parte degli adulti ne sono immuni. Quindi è possibile tornare alle normali occupazioni quando ci si sente pronti a farlo.

Il rischio di contagio è ridotto con le normali norme igieniche, solo per qualche tempo è consigliabile evitare di condividere liquidi e posate.

Quando bisogna chiamare il medico

Il medico deve essere contattato per una conferma della diagnosi, ma nel frattempo si raccomanda riposo e dieta sana.

Si consiglia invece di andare al pronto soccorso:

  • con un respiro rauco o con difficoltà respiratorie
  • difficoltà di deglutizione e liquidi
  • un intenso dolore addominale

Dopo quanto si guarisce?

Dopo il contagio la malattia si manifesta in un periodo tra le 3 e le 6 settimane successive.

La fase acuta dura 15 giorni, mentre il completo ristabilimento varia da persona a persona. Per alcuni mesi bastano poche settimane e per altre mesi.

La stanchezza però può durante ancora delle settimane e, qualche volta, dei mesi.

Dopo la guarigione, come accennato, l’infezione rimane allo stato latente e può ripresentarsi.

Complicanze

Le complicanze della mononucleosi sono rare, ma esistono.

  • ematologiche: anemia, quindi con riduzione dei globuli rossi del sangue, questo può farvi sentire stanchi e senza fiato, neutropenia (sui globuli bianchi), questo può favorire l’insorgenza lo sviluppo di un’infezione secondaria, piastrine: questo favorisce la comparsa di piastrine e sanguinamenti
  • rottura della milza: circa la metà delle persone che sviluppano la mononucleosi hanno anche un ingrossamento della milza, avviene per 1 persona su 500 – 1000 casi. Pur non essendo un problema c’è un minimo rischio di rottura. Caratteristica principale delle rottura della milza è un dolore molto forte nella parte sinistra, è una situazione che richiede l’intervento immediato. Il caso dello scoppio della milza è raro ma può avere conseguenze fatali perché determina a sua volta gravi emorragie interne. La rottura della milza si verifica però a causa di danni provocati da attività fisiche, quindi è meglio evitare per un mese attività sportive, soprattutto quelle da contatto, fino a un mese dalla comparsa dei sintomi
  • neurologiche: in meno di 1 caso su 100 il virus Epstein può influenzare il sistema nervoso e scatenare problemi neurologici: la Sindrome di Guillain – Barré, i nervi si infiammano, causano intorpidimento, debolezza e paralisi temporanea; paralisi di Bell, dove i muscoli su un lato del viso diventano temporaneamente deboli o paralizzati, meningite virale, un’infezione delle membrane protettive che avvolgono il cervello e il midollo spinale, la meningite virale è meno grave rispetto alla forma batterica, che invece può essere fatale, encefalite: un’infiammazione del cervello
  • infezione secondaria: possibili infezioni secondarie che si possono sviluppare durante la mononucleosi includono gravi condizioni come la polmonite e la pericardite (infezione della sacca che avvolge il cuore), le infezioni secondarie sono più comuni in soggetti con un sistema immunitario molto debole, come le persone che hanno l’AIDS e chi è sottoposto a chemioterapia
  • linfoma di Hodgkin: chi ha contratto nell’arco della vita la mononucleosi è associato a un rischio maggiore di sviluppare il linfoma di Hodgkin rispetto al resto della popolazione, le probabilità in assenza di altri fattori di rischio sono basse.
  • Linfoma di Burkitt: di recente l’infezione persistente di Epstein Barr è stata messa in relazione con il linfoma di Burkitt, il cancro nasofaringeo e altre malattie neoplastiche, si è evidenziato che alcuni virus alterano il DNA della cellula ospite, rendendola così soggetta allo sviluppo di tumori, ma dal momento che questo virus è molto diffuso non si può essere certi che le due patologie siano legate.

La mononucleosi in gravidanza

Le done con sintomi relativi alla mononucleosi devono rivolgersi subito al medico, perché a volte si tratta del citomegalovirus.

Se invece si tratta di accertata mononucleosi non c’è pericolo per il feto.

 Cura e terapia

Non c’è nessuna terapia specifica per la mononucleosi infettiva, sappiate che gli antibiotici non servono a nulla se si tratta di combattere infezioni virali.

La vera terapia è quella di riposare e di reintegrare i liquidi persi. Evitate l’alcol perché il fegato è già indebilito dall’infezione.

Non sottovalutate la raccomandazione del riposo che è una parte fondamentale della guarigione dalla mononucleosi. Quando sopraggiungono i primi segnali di ripresa bisognerebbe riprendere le attività quotidiane.

Così si evita di ridurre il rischio di manifestare per i mesi successivi affaticamento e stanchezza.

Raramente i pazienti sperimentano ricadute croniche negli anni che seguono. Nonostante questo alcuni pazienti continuano ad accusare stanchezza e difficoltà di concentrazione per mesi.

Antidolorifici e paracetamolo possono aiutare a ridurre dolore e febbre, evitate di somministrare aspirina agl adolescenti e ai bambini perché collegata alla Sindrome di Reye, una complicanza rara ma potenzialmente letale.

Nello specifico:

  • antipiretici: paracetamolo (per esempio Acetamol Tachidol e Tachipirina) assunto per os sotto forma di compresse, sciroppo, bustine effervescenti o compresse. Il paracetamolo è sconsigliato nella fase prodromica
  • analgesici: per esempio Ibuprofene: Brufen, Moment, Subitene.
  • Aciclovir: a volte il medico lo prescrive per la cura dell’Herpes Simplex. Molti specialisti dubitano però di questo farmaco per curare la malatia

Un breve ciclo di cortisonici può essere prescritto se:

  • le tonsille sono particolarmente gonfie e causano difficoltà respiratorie
  • si manifesta una grave anemia
  • si sviluppano problemi cardiaci ome la pericardite
  • si presentano problemi che riguardano il cervello e il sistema nervoso

Poi ci sono anche le:

  • immunoglobine: da utilizzare quando i farmaci sopra elencati sono inefficaci.

Ricordatevi comunque che la scelta del farmaco e della posologia deve essere indicata dal medico.

Ruolo della dieta

Quando la mononucleosi esordisce con nausea, vomito e febbre, la dieta deve avere queste caratteristiche:

  • pasti piccoli e frequenti
  • alta digeribilità
  • ricchezza d’acqua e potassio
  • ricchezza di nutrienti essenziali e di fitoelementi
  • alimenti/integratori/probiotici
  • nutrienti che possono sostenere il sistema immunitario

La frammentazione della dieta è importante per non sovraffaticare l’apparato digerente. L’obiettivo si può ottenere aggiungendo spuntini o enfatizzando l’importanza nutrizionale dei pasti secondari.

Si possono sposare i cibi che costituiscono:

  • colazione
  • pranzo
  • cena

nei vari spuntini della giornata.

Quindi la digeribilità deve riguardare:

  • tutti i pasti
  • le ricette che li compongono
  • i singoli ingredienti

Le caratteristiche che devono avere i cibi:

  • porzioni ridotte
  • pochi grassi, soprattutto quelli saturi, non sono adatti, per esempio, i formaggi, vanno bene invece pesci magri o semi grassi e le carni bianche magre
  • privi di parti indigeste
  • condimenti limitati a 1 – 2 cucchiaini di olio extra vergine di oliva ogni piatto
  • cottura completa di alimenti proteici ovvero fino al cuore dell’alimento. Evitare le cotture al sangue, i carpacci o le tartarre e le cotture troppo lunghe
  • i sistemi di cottura più idonei sono: lessatura, al vapore, a pressione, a bagnomaria, sottovuoto e in vaso

I cibi dovrebbero essere ricchi d’acqua e di potassio, tra gli alimenti ricchi d’acqua ricordiamo:

  • latte
  • yogurt
  • frutta
  • verdura
  • pasta in brodo
  • legumi in brodo
  • passati
  • vellutata
  • frullati
  • centrifughe

Frutta e verdura mantengono lo stato di idratazione e contribuiscono a formire molto potassio e antiossidanti utili per rafforzare il sistema immunitario.

In aggiunta ai cibi già elencati, si raccomanda, in particolare:

  • bacche, uva, mirtilli, altri frutti, tè, propoli
  • carotenoidi che abbondano in: carote, melone, pomodoro, ecc…
  • la vitamina C è presente in: peperoncino, prezzemolo, agrumi, kiwi, mele, lattuga, ecc…
  • vitamina E: negli oli e semioleosi
  • zinco e selenio: nei semioleosi e nelle carni
  • vitamina D: viene prodotta nella pelle a partire dal colesterolo con l’esposizione ai raggi UV, sono fonte di questa vitamina i prodotti della pesca e delle uova.

Gli omega 3 sono molecole antiinfiammatorie, può accadere che la mononucleosi ne aumenti la richiesta metabolica.

La dieta specifica deve contenere:

  • pesce azzurro: sarde, palamita, sgombri
  • semioleosi: per esempio quelli di lino
  • oli

I probiotici sono utili in caso di diarrea:

  • mantenere in salute l’intestino per la produzione di nutrienti come acidi grassi a catena corta
  • intervenire in modo positivo sul trofismo del sistema immunitario
  • produrre vitamine

 

Terapia con le erbe

Recidive possono verificarsi quando calano le difese immunitarie quindi potrebbero essere utili piante con proprietà adattogene ed antivirali, affiancate da un’alimentazione equilibrata, che può essere eventualmente integrata con integratori specifici:

  • multivitaminici
  • vitamina C
  • zinco

Ecco un elenco di medicinali e integratori utili contro la mononucleosi:

  • echinacea
  • eleuterococco
  • ginseng
  • rodiola
  • astragalo
  • aglio
  • phyllantus
  • tè verde
  • mirtillo
  • rosso americano

Nella fase acuta, in particolare:

  • salice
  • spirea olmaria

In presenza di faringite:

  • liquirizia
  • altea

In caso di sintomi epatici:

  • cardo
  • mariano

Prevenzione

Non esiste vaccino in grado di prevenire questo tipo di infezioni, ribadiamo che il contagio si diffonde con la saliva, se siete infetti non diffondete il virus e quindi evitate di baciare qualcuno, non condividete alimenti, piatti, bicchieri e posate almeno fino ad alcuni giorni dalla fine della febbre e, se possibile, anche per più tempo.

Per prevenire invece il riattivarsi del virus è importante mantenere l’efficienza del sistema immunitario, questo si ottiene con uno stile di vita attivo, quindi vanno banditi gli eccessi e stress. Invece è indicato seguire una sana alimentazione.

Unimamme, voi eravate al corrente di tutte le informazioni riguardanti questa malattia che si possono trovare su Farmaco e Cura?

L’avete avuta? E i vostri figli?

Nel parlerete con loro?

Noi vi lasciamo con un approfondimento sullo sport in gravidanza.

 

Impostazioni privacy