“Ho scelto di perdere la libertà per qualcosa di più grande”: la lettera di una mamma ai figli

federica angeli

Cosa succede quando una donna – per di più mamma di tre figli – è minacciata di morte per aver fatto il proprio dovere, ovvero raccontare dei traffici illeciti di un boss mafioso? Deve essere terribile vivere sotto scorta per aver scelto di essere in prima linea come giornalista, sapere che ogni giorno possono attentare alla tua vita o a quella dei tuoi bambini, tre creature innocenti che hanno una mamma coraggiosa.

Federica Angeli, mamma giornalista sotto scorta 

Federica Angeli è infatti una giornalista di Repubblica che dal 2013 vive sotto scorta dopo aver scoperto – attraverso una telecamera in vista e una nascosta – in che modo il malavitoso Armando Spada era entrato in possesso dello stabilimento balneare Orsa Maggiore di Ostia.

Scoprii che a gestirlo erano un genero di Spada, la moglie di un maresciallo della Marina Militare e un esponente di Casapound. Il 23 maggio io e i due operatori entrammo nello stabilimento con una telecamera in vista e un’altra nascosta, per fare delle interviste. C’era una serranda mezza abbassata, allora mi affacciai e chiesi del titolare e si presentò proprio Armando Spada. Per me – ha spiegato la giornalista – era la dimostrazione che fosse lui il vero gestore della struttura. Parlammo per un po’, all’inizio in maniera tranquilla, poi quando si accorse che la luce della telecamera era accesa scoppiò un parapiglia. Era una furia, tanto che dovettero tenerlo in due, e lui mi minacciò. Disse di consegnarli la telecamera e fece il gesto della pistola con la mano, dicendo che mi avrebbe sparato in testa” ha dichiarato la giornalista durante il processo, come riporta Rainews. 

Dopo quell’episodio Angeli racconta di essere stata chiusa in una stanza assieme a Cosimo Appeso, maresciallo della Marina Militare che le disse di fare parte della Sacra Corona Unita. Spada le disse di indagare un’altra famiglia, i Pagani “quindi mi lasciò andare via solo dopo che i miei operatori avevano cancellato l’intervista e il girato. Pochi giorni dopo intervistai Pagani che mi ricevette nel suo ufficio allo stabilimento balneare Le Dune. Nei giorni successivi ci sentimmo di nuovo al telefono e in quell’occasione mi lanciò un chiaro avvertimento. Mi disse di ricordarmi che ‘chi sbaglia prima o poi la paga’ e che avrebbe potuto bloccare la mia carriera. A quel punto decisi di denunciare tutto ai carabinieri”.

Da quando appunto nel 2013 la giornalista ha denunciato Spada – cosa che nessuno aveva mai fatto prima di allora – la sua vita è cambiata.

Nei giorni scorsi ha testimoniato al processo che vede come imputati Armando Spada e Paolo Riccardo Papagni, fratello dell’attuale presidente della Federbalneari, accusati di minacce e tentata violenza privata.

Dopo che ho sporto denuncia ho iniziato ad avere i carabinieri sotto casa e li dovevo sempre avvertire quando uscivo e rientravo in casa. Da allora la mia libertà è finita, ho tre bambini ai quali ho cercato di spiegare quello che era successo. Non posso più andare a prendermi un gelato, devo decidere bene dove sedermi quando vado in un ristorante, non posso neanche uscire sul balcone di casa, perché io ho deciso di restare a vivere ad Ostia. Non posso neanche andare al bar con le amiche perché subito arriva uno di loro per farmi capire che sanno dove sto” ha aggiunto la giornalista.

Bellissima la lettera che ha scritto su Facebook ai suoi tre figli prima del processo:

Cari Lorenzo, Alessandro e Viola,

ci siamo. Domani la mamma entrerà, dopo 1677 giorni di libertà perduta, in un’aula di tribunale per affrontare Armando Spada e le sue minacce di morte. Ti sparo in testa se scrivi, mi disse. Io ho scritto: di loro, dei loro legami con la pubblica amministrazione, con la politica, delle loro cattiverie, di quanto erano spietati con le loro vittime. L’ho chiamata Mafia, da subito, dall’inizio. Perché un cronista deve saper riconoscere e dare un nome ai fenomeni. Era il 2013. Ero sola.

Il 25 gennaio del 2018 la procura di Roma ha arrestato Armando, Carmine, Roberto, Enrico, Ottavio, in tutto 32 persone per Mafia.

Ho paura per l’udienza di domani? Sì. Ne ho. Hanno tentato in tutti i modi di fermarmi: liquido infiammabile sotto la porta di casa, appostamenti quotidiani sotto la finestra di casa nostra, minacce di morte a me e a voi. Ho paura , domani, di mostrare la mia paura, quei momenti terribili in cui mi disse che mi avrebbe ucciso, in cui mi tenne chiusa in una stanza. Perché quella paura l’ho seppellita tanto tempo fa. L’ho fatto per voi. A voi dovevo restituire il coraggio di una scelta, la sicurezza di aver imboccato la strada giusta. Il mio sorriso e il mio modo di sdrammatizzare con l’ironia, il fatto che quello che ci stava capitando era tutto un gioco è stata la priorità per me in questi quattro anni. Perché quel mostro chiamato Mafia non doveva raggiungervi in alcun mondo, neanche per sbaglio doveva sfiorare la vostra bellezza, la vostra infanzia, il vostro piccolo grande coraggio di sopportare anche qualche amichetto che vi diceva che la mamma era stata “una infame” oltre a una vita completamente stravolta.

Bene. Domani entrerò in quell’aula coi vostri occhi pieni di speranza e so che mi aiuteranno a trovare il coraggio, ancora una volta, di non aver paura di mostrarmi fragile e vulnerabile nel raccontare quanto terrore ho avuto in quel momento.

Nel momento in cui mi ha detto “se scrivi ti sparo in testa” ho scelto. Ho scelto di non essere come loro e di non chinare il capo.

E la mia libertà perduta è quella che consegno nelle vostre mani, andando a testimoniare. Che le mie parole possano rendere voi capaci di scegliere, sempre, da che parte stare e irrobustire le vostre ali, fino a farvi volare laddove sarete capaci di farlo.

Vi amo.

La mamma”.

Una donna forte, coraggiosa, un esempio per i figli ma non solo: grazie Federica, grazie!

E voi unimamme cosa ne pensate?

Intanto vi lasciamo con il post che parla di una mamma coraggiosa che ha salvato la vita di suo figlio rischiando la sua. 

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