Adolescenti e cellulare: i dati allarmanti dalla trasmissione Report

cellulari e adolescenti report rai 3

Gli adolescenti e il loro rapporto con il cellulare è davvero preoccupante: secondo gli ultimi dati infatti il 97% trascorre on line almeno 6 ore al giorno.

I dati sull’uso del cellulare tra gli adolescenti sono davvero allarmanti: il 97% degli studenti tra tra gli 11 e i 17 anni ne ha uno e trascorre online almeno sei ore. Se la scuola italiana apre al suo uso durante le lezioni per scopo didattico, in Francia è uno strumento bandito persino durante le pause tra le lezioni. Che ruolo ha nell’istruzione dei ragazzi e sulle loro capacità di apprendimento? E sulle lore funzioni cognitive?

Adolescenti e cellulari: numeri allarmanti anche a scuola 

Gli esperti sono divisi: c’è chi sostiene che visto che sono in ogni ambito della società è bene che vengano usati anche a scuola e chi invece sostiene che proprio la scuola sia l’ultimo luogo in cui lo smartphone debba entrare. Entrambe le posizioni sono però unite nel lanciare l’allarme: i giovani sono sempre più isolati e depressi.

Secondo la London School of Economics, gli studenti che lo spengono durante i test rendono il 6% in più. Anche Report ha condotto un’inchiesta:  alcuni studenti confermano che il cellulare è uno strumento di distrazione (“arrivano le notifiche”), si diventa catatonici e addirittura dipendenti.

Daniele Novara, direttore del Centro Psicopedagogico di Piacenza, dice: “Uno dei casi più tipici è la crisi d’astinenza al mattino quando il bambino cerca subito di buttarsi su un video schermo, un bambino che invece ha bisogno di muoversi, di giocare, di correre, di toccare l’acqua, di sporcarsi e tutte le esperienze che gli consentono di crescere, non le fa più”.

Anche perché l‘aumento della dotazione tecnologica della scuola – ad esempio attraverso le Lim, le lavagne elettroniche – non ha avuto un impatto sui livelli di apprendimento, come ha detto Marco Gui, ricercatore di sociologia dell’Università Bicocca. Al Sud addirittura emergono effetti leggermente negativi sia in italiano sia in matematica.

Eppure installare le Lim è costato 93 milioni di euro, senza prima accertarsi che ci fossero le strutture per sostenerle, come banalmente, la presa elettrica dalla parte giusta, o un wi-fi adeguato.

Il cellulare e gli altri dispositivi elettronici come il tablet deve essere usato in maniera alternativa, più corretta: Daniela Di Donato del Miur ha usato lo smartphone per documentare le attività di classe, come interviste e microblogging. Sì ai cellulare quindi? C’è comunque chi storce il naso. Novara: “A furia di leggere e scrivere sul cellulare e sul tablet, in terza elementare hanno un ritardo. Non è una mia opinione, sono ricerche”. 

Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, dice: “Il cervello degli adolescenti è emotivo, ovvero ha bisogno di gratificazione immediata, ed è molto più potente di quello cognitivo, che studia, pensa e fa fatica. Bisogna allenare i ragazzi a fare anche un po’ fatica nell’apprendimento perché svilupperanno la concentrazione che servirà loro negli anni in situazioni più complesse”.

Bisognerebbe insomma che i ragazzi imparassero a leggere un testo più complesso di un messaggio di Whatsapp, anche se già a 1 anno i bimbi prendono in mano un cellulare e a 3 anni sa già usarlo. 

Lo smartphone crea una vera e propria dipendenza, con mancanza di sonno e concentrazione. Il professor Giovanni Biggio, neurospicofarmacologo dell’università di Cagliari ha chiesto a degli studenti quanti usano il cellulare dopo la mezzonotte: “risposta: il 98%. A quell’età le ore notturne sono fondamentali per la neurogenesi, cioè la produzione di neuroni. Quello che è grave è la perdita di sonno, che a quell’età si traduce in alternata capacità di apprendere e di consolidare i ricordi”.

Il rischio maggiore però è che l’essere sempre connessi possa determinare degli squilibri nelle zone del cervello, come l’amigdala, quella parte di corteccia che ci indica il pericolo. Se siamo esposti a troppi stimoli continuamente l’amigdala comincia a sbandare. “E’ il caso” – dice il professore – “delle crisi d’ansia”. 

Sono infatti gli scienziati inglesi e spagnoli stanno aumentando  gli attacchi di panico dovuti alla nomofobia, il timore di rimanere senza cellulare. Lo stesso Bill Gates non ha permesso che i suoi figli lo usassero fino ai 14 anni.

E voi unimamme cosa ne pensate? Intanto vi lasciamo con il post che parla del fatto che dare il cellulare ai bambini è come dare un grammo di cocaina. 

Impostazioni privacy