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Attualità

Gli italiani sono analfabeti funzionali: cosa significa e quali sono le conseguenze

Published by
Maria Sole Bosaia

L’Italia è tra i peggiori Paesi per il numero di analfabeti funzionali.

analfabeti funzionali: gli italiani Capre

Forse non tutti si stanno rendendo conto di un fenomeno molto preoccupante e presente in quantità enormi nel nostra Paese: l’analfabetismo funzionale.

Gli analfabeti funzionali sono quegli italiani che non sono in grado di capire un libretto di istruzione del cellulare, giusto per darvi un esempio.

Eppure sanno scrivere, leggere, svolgono delle professioni, chiacchierano di politica e sport, ma sono incapaci di ricostruire ciò che hanno appena letto o ascoltato, guardato sulla tv o al pc.

Di quanto accade intorno a loro colgono solo determinati aspetti, semplificazioni, alcune parole e significati privi di organizzazione logica, razionale, riflessiva.

In pratica sono al di sotto del livello minimo di comprensione nella lettura o nell’ascolto di un testo di media difficoltà.

Questo fenomeno riguarda il 70% degli italiani secondo l’indagine Piaac.

Da questo studio emerge che più di 1 italiano su 4 è low skilled (ha basse competenze), l’Italia risulta essere penultima in Europa e quart’ultima su scala mondiale tenendo in considerazione i Paesi dell’Ocse.

Con il suo 28% l’Italia ha tra i risultati più alti d’Europa in fatto di analfabetismo funzionale.

Ecco come si distribuiscono gli analfabeti funzionali:

Le percentuali maggiori di analfabeti funzionali si trovano:

  • a Sud 30,3%
  • Nord Ovest: 30,2%

Ma come si distribuiscono gli analfabeti funzionali in rapporto all’età?

 

Si può notare che gli analfabeti funzionali sono presenti, in percentuale magiore, dopo i 55 anni (41,2%).

Una sorta di identikit di analfabeta funzionale, lo dipinge come una persona che fa lavori manuali e di routine, poco più della metà sono uomini, 1 su 3 degli analfabeti funzionali è over 55.

Bisogna aggiungere che queste persone, più in avanti con l’età in alcuni casi non hanno potuto approfittare della scolarizzazione obbligatoria, oltretutto se non vengono coltivate si perdono anche quelle poche competenze minime acquisite durante gli anni di formazione.

A descrivere in modo completo il quadro concorre anche il numero di libri che si possiedono in casa.

Per comporre questo grafico è stato chiesto agli intervistati quanti libri avessero in casa quando avvano 16 anni.

Gli analfabeti funzionali sono cresciuti all’interno di casa dove i libri erano pochi. Il 73% degli italiani con scarse competenze aveva meno di 25 libri in casa.

Queste cifre, naturalmente, vanno viste in un contesto più ampio, per esempio una persona che non riesce a comprendere un testo di media difficoltà che riguarda ciò che accade intorno a lui non può svolgere pienamente il proprio ruolo in quanto cittadino consapevole sia dal punto di vista pubblico che privato.

Ad aggravare il quadro, già molto serio, contribuiscono anche le nuove tecnologie dove molto spesso si sostituisce il messaggio letterale con quello iconico.

Inoltre anche il titolo di studio conta, ricordiamo che in Italia solo il 20% della popolazione ha una laurea.

Circa il 25% degi italiani non ha alcun titolo di studio o, al massimo, la licenza di terza elementare.

La scuola ci fornisce gli strumenti per realizzare pienamente le nostre capacità intellettive. Certo, è possibile trovare ignoranti anche tra diplomati o laureati, ma ovviamente è molto più probabile trovarne tra chi non ha nè l’uno nè l’altro.

Aggiungiamo anche che, come emerge da più indagini, il 60% dei nostri connazionali dai 6 anni in sù non legge libri.

Non aprono un libro, non leggono un giornale, non vanno al cinema, a teatro, a un concerto.

Il loro unico strumento informativo è la televisione.

Unimamme, voi cosa ne pensate di questi risultati di Skills Matter, dell’OECD Skills Studies?

Ritenete che un modo per cambiare questa situazione sia investire nella scuola?

 

 

 

 

Maria Sole Bosaia

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