Stop Rape: la campagna contro la violenza sessuale nei conflitti

violenza sessuale
Campagna Stop Rape Italia (www.stoprapeitalia.it)

Stop Rape è la campagna contro la violenza sessuale nei conflitti.

Il 19 giugno è la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sessuale nei conflitti, indetta dalle Nazioni Unite e quest’anno giunta alla terza edizione. Per sensibilizzare su un tema atroce, ma di cui si parla poco è stata lanciata la campagna internazionale Stop Rape, da noi prende il nome di Stop Rape Italia.

La campagna Stop Rape Italia fa parte della International Campaign to Stop Rape and Gender Violence in Conflict, una realtà fortemente voluta da 5 donne Premio Nobel per la Pace riunite nella Nobel Women’s Initiative, che oggi riunisce 5000 membri tra organizzazioni impegnate nella difesa dei Diritti Umani, esperti, attivisti e sopravvissute alle violenze.

Violenza sessuale nei conflitti: una campagna per combatterla

Tra le atrocità commesse in guerra una delle più orribili, di cui non si parla mai abbastanza, è lo stupro come strumento di conflitto. La violenza sessuale viene usata contro per lo più contro civili inermi come arma per terrorizzare e indebolire una popolazione o, peggio, come bottino di guerra. La storia anche recente è purtroppo piena di questi episodi.

Tutti ricordiamo Sofia Loren nel film La Ciociara, tratto dall’omonimo libro di Alberto Moravia, che ci racconta purtroppo un fatto storico realmente avvenuto durante la Seconda guerra mondiale quando donne, bambine, ma anche uomini e ragazzi della Ciociaria subirono lo stupro di massa da parte delle truppe marocchine al seguito dell’esercito francese.

Nella storia recente le violenze sessuali nei conflitti che si ricordano per la loro tragicità sono gli stupri etnici commessi durante le guerre in Jugoslavia e quelle degli ultimi anni commesse dai terroristi dell’Isis contro le donne della minoranza yazida in Iraq.
Lo stupro come arma nei conflitti è considerato un crimine di guerra. Questo però non basta purtroppo ad evitarlo. È importante quindi che se ne parli e che si denuncino con forza le violenze.

Stop Rape Italia è nata nel 2014, in occasione della visita in Italia di Jodi Williiams, Premio Nobel per la Pace 1997. La Williams in quell’occasione ha partecipato ad un’audizione alla Commissione Esteri del Senato e a un colloquio privato con l’allora presidente del Senato Pietro Grasso e la Sen. Silvana Amati, parlando del suo impegno contro lo stupro come arma di guerra. La Williams ha invitato gli italiani ad impegnarsi per contrastare le violenze sessuali connesse alle guerre, affrontando il fenomeno come una questione umanitaria connessa al disarmo ed alla violazione dei Diritti Umani. Invito poi accolto dalla Campagna Italiana contro le mine.

“Usare lo stupro, quale arma di guerra e tortura significa voler lacerare il corpo e l’anima delle vittime affinché anche le comunità ne soffrano per sempre. Tutto in pieno disprezzo del principio di umanità” ha detto Tibisay Ambrosini, coordinatrice nazionale per Stop Rape Italia. “Le vittime sono principalmente donne e ragazze ma è un fenomeno che riguarda anche uomini e bambini – ha spiegato Ambrosini -. Il loro corpo diventa estensione del campo di battaglia dove esercitare impunemente tortura ed umiliazioni, a volte sino alla morte. Per chi sopravvive non è facile parlare e tornare ad una vita normale, il nostro obiettivo è essere al fianco di queste donne, essere la voce di chi non può parlare ed amplificare la potenza delle parole di chi ha trovato il coraggio di farlo”.

Campagna Stop Rape Italia (www.stoprapeitalia.it)

L’attrice e regista Michela Andreozzi, ha prestato il proprio volto alla campagna Stop Rape Italia, per aiutare a portare alla luce le storie di queste donne “Da donna non riesco a rimanere indifferente di fronte alle sofferenze fisiche e morali che la guerra, in alcune parti del mondo, provoca alle donne” ha detto Andreozzi. “Questo è il mio modo per dire, insieme a queste donne: ora basta”.

La campagna di comunicazione Stop Rape Italia è stata ideata e realizzata da The Kitchen, boutique creativa e casa di produzione di Francesca Singer e Giannandrea Russo. “Come donna, ma soprattutto come persona sono felice di aver potuto partecipare a questa operazione. Speriamo di essere riusciti a dare la giusta forza alla campagna, perché si possa portare all’attenzione generale un tema delicato ma di notevole rilevanza.” Ha detto Francesca Singer.

La campagna Stop Rape Italia è stata sostenuta anche dalla nazionale femminile di hockey sul prato, che in occasione della qualifica ai mondiali ha deciso di utilizzare la visibilità offerta dall’evento sportivo per diffondere il nostro messaggio, e dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra (ANVCG), che conosce molto bene il tema in merito alla situazione vissuta dall’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale.

Violenze sessuali come armi

Lo stupro e la violenza sessuale sono considerate delle vere e proprie armi, tattiche e strategie di guerra, impiegate in maniera diffusa e sistematica per distruggere non solo la singola persona  ma intere comunità.

Le vittime delle violenze sessuali nei conflitti sono per lo più donne e ragazze, ma anche uomini e bambini, e di solito appartengono ad una minoranza etnica o religiosa oppure appartengono ad un gruppo perseguitato politicamente. Il loro corpo delle vittime diventa estensione del campo di battaglia dove proseguono gli scontri.

Campagna Stop Rape Italia (www.stoprapeitalia.it)

Nelle situazioni di conflitto le autorità dello Stato non consentono la persecuzione di questi crimini, che avvengono in un clima di impunità e spesso, purtroppo, si ripetono. Le vittime possono subire anche più episodi di violenza. Dopo lo stupro diventa difficile anche l’accesso alle cure, per la mancanza di strutture, e all’assistenza psicologica. Inoltre le vittime hanno difficoltà a denunciare le violenze, per la vergogna e la paura di essere colpevolizzate. In alcuni Paesi le donne vittime di stupro vengono allontanate dalle loro famiglie o addirittura uccise per “delitto d’onore”.

Durissima è la vita dopo uno stupro: convivere con le conseguenze fisiche, come lesioni, malattie sessualmente trasmissibili e gravidanze indesiderate, e con il trauma psicologico è per molte donne insopportabile.

Si stima che durante la guerra in Bosnia del 1992-1995 siano state stuprate tra le 20.000 e le 50.000 donne. Nel genocidio in Ruanda del 1994 sono state violentate tra le 50.000 e le centomila donne. Decine di migliaia di stupri si sono verificati in altri conflitti africani, dalla Sierra Leone alla Costa d’Avorio, al Mali, alla Repubblica Democratica del Congo, al Darfur in Sudan.
Negli ultimi anni, violenze sessuali nei conflitti si sono verificate in Iraq, Libia, Myanmar, Siria, Yemen.
La campagna Stop Rape Italia vuole sensibilizzare l’opinione pubblica, denunciare il crimine dello stupro come arma di guerra e ridare dignità alle vittime.
Che dire unimamme?
Vi abbiamo già riportato i tragici casi di stupro come arma di guerra ai danni delle donne e bambine congolesi e del Darfur.

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