Il costo di un’epidemia di morbillo: numeri impressionanti

casi di morbillo
epidemia di morbillo (iStock)

Quanto costa un’epidemia di morbillo: uno studio ha calcolato la spesa per le cure. Cifre esorbitanti.

Il morbillo è al centro delle discussioni di questo periodo per via delle polemiche sulle vaccinazioni, che stanno coinvolgendo l’opinione pubblica in un dibattito dai toni particolarmente accesi. Si è detto più volte della pericolosità del morbillo, una malattia molto contagiosa che può dare luogo a complicazioni molto gravi ed essere anche mortale. Già da inizio 2018 i morti per morbillo in Italia sono stati 4 su 2.029 contagi, senza contare le altre complicazioni.

Accertata la pericolosità del morbillo, la domanda è: quanto costa questa malattia? Qual è l’impegno di spesa per le cure e l’ospedalizzazione dei pazienti in caso di epidemia? Uno studio scientifico ha dato una risposta, basandosi su un’epidemia di morbillo avvenuta nel 2013 a New York.

Epidemia di morbillo: quanto costa

Non è solo una malattia estremamente contagiosa con complicanze pericolose e mortali, il morbillo è anche molto costoso. Lo ha accertato una ricerca scientifica americana che ha preso in esame una epidemia della malattia esantematica scoppiata nel 2013 in una comunità di ebrei ortodossi a New York. Non un tempo molto lontano e un esempio che ci aiuta anche a capire le dinamiche dello svilupparsi di una epidemia.

Gli Stati Uniti, infatti, sono un paese in cui il morbillo è quasi scomparso, grazie al vaccino, salvo il manifestarsi di alcuni sporadici casi in persone non vaccinate il più delle volte contagiate fuori dal Paese, di ritorno da un viaggio all’estero. In questi casi il contagio si complica quando la persona colpita dalla malattia appartiene ad una comunità in chiusa in cui la maggior parte delle persone non è vaccinata. Una situazione che negli Usa si è verificata in gruppi che per motivi religiosi o filosofici non si sono vaccinati. Come è stato il caso della comunità di ebrei ortodossi a New York.

Il contagio in questo caso è partito da un ragazzo della comunità tornato da una vacanza a Londra. È accaduto spesso che cittadini statunitensi non vaccinati importassero il morbillo negli Usa dall’Europa. Una circostanza che ha suscitato una certa riprovazione da parte degli americani nei confronti degli europei che non si vaccinano, per motivi ideologici o trascuratezza.

Il giovane ebreo dal viaggio a Londra ha portato nella sua comunità non solo oggetti ricordo, ma anche una infezione da morbillo. La malattia, molto contagiosa, ha impiegato poco tempo a colpire anche gli altri membri della comunità. In tre mesi, dal 13 marzo al 9 giugno 2013, erano state contagiate 58 persone su 3.351 potenziali contatti, esposti in modo diretto o indiretto al virus. Tutti provenienti da un caso solo. Numeri importanti.

Comunque, di questi 3.351 potenziali contatti, oltre due terzi per fortuna erano vaccinati o si erano ammalati in passato. Sui 58 casi di morbillo, con una età media di 3 anni, all’interno di una fascia di età da 0 a 32 anni:

  •  45 casi hanno riguardato bambini fino ai 12 mesi che non erano stati vaccinati per volontà dei genitori,
  • 12 hanno colpito bambini sotto l’anno di età, quindi troppo piccoli per essere vaccinati.

La prima dose di vaccino contro il morbillo (MPR, morbillo-parotite-rosolia), viene somministrata tra i 12 e i 15 mesi di età. Uno dei bambini piccoli contagiati dal morbillo ha sviluppato la polmonite, mentre una donna, anche lei colpita dalla malattia, ha avuto un aborto. Per New York è stata la più grande epidemia di morbillo dal 1992.

L’epidemia di morbillo nella comunità di ebrei ortodossi newyorchesi è stata seguita dal Dipartimento di salute e igiene mentale della città di New York, che ha impiegato ben 87 persone di 11 centri sanitari. Il personale che è stato necessario per trattare i pazienti affetti da morbillo e contenere la diffusione dell’infezione.

Alla fine, l’epidemia di morbillo è costata quasi 400 mila dollari, per la precisione 394 .448 dollari (circa 337 mila euro), per 10.054 ore di lavoro necessarie per far fronte alle conseguenze del contagio e per tenere sotto controllo l’epidemia.

La cifra complessiva della spesa per l’epidemia di morbillo non comprende tuttavia i costi di ospedalizzazione in caso di ricovero. Si tratta dunque di una stima per difetto.

In ogni caso si tratta di un costo molto impegnativo per una piccola comunità. Denaro che, senza epidemia di morbillo, avrebbe potuto essere impiegato in modo diverso. Soprattutto, l’epidemia non si sarebbe verificata in modo così esteso se le persone della comunità si fossero vaccinate.

Lo studio sul caso è stato condotto dai ricercatori del Dipartimento di salute e igiene mentale di New York e altri, nel periodo compreso tra il 15 agosto 2013 e il 5 agosto 2014. I risultati sono stati pubblicati il 30 luglio 2018 sulla rivista JAMA.

La conclusione su cui bisogna riflettere, insieme ai costi esorbitanti del focolaio di morbillo, è che il rifiuto o il ritardo nelle vaccinazioni può portare allo scoppio di epidemie a seguito dell’importazione di una malattia infettiva molto contagiosa, come è appunto il morbillo, con un esborso di spesa molto elevato. Inoltre, il caso dimostra che le comunità di non vaccinati, anche se piccole e inserite in un contesto di elevata copertura vaccinale, come lo sono gli Stai Uniti, possono essere a forte rischio di epidemie.

Questa conclusione fa riflettere sui casi delle scuole e comunità per bambini non vaccinati, che i genitori organizzano pur di non far vaccinare i figli.

Che ne pensate unimamme?

Ricordiamo il nostro articolo: Morbillo: 15 casi all’ospedale di Macerata, anche un bambino che non poteva vaccinarsi

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