“Nostro figlio neonato è morto tra le nostre braccia, ma poteva salvarsi”: la disperazione di 2 genitori (FOTO)

bambino morto dopo parto difficileI genitori di un piccolo morto tra le loro braccia denunciano le procedure dell’ospedale.

Il piccolo Sebastian Clark è un neonato che non ha respirato nei 26 minuti successivi alla sua nascita. Durante il suo difficile travaglio aveva sofferto gravi danni al cervello.

4 giorni dopo il parto i genitori hanno deciso di staccare i macchinari che lo tenevano in vita certi che se l’ospedale a cui si erano rivolti avesse seguito bene le procedure il loro bimbo sarebbe ancora vivo.

La vicenda risale al marzo del 2017 e, durante l’inchiesta che ne è seguita, un membro dello staff ha ammesso di non aver seguito le procedure.

Justin ed Alison, genitori di Sebastian hanno chiesto diverse volte che fosse effettuato un cesareo, questo ben prima che la mamma fosse portata d’urgenza in sala parto perché i battiti del figlio erano precipitati.

Sebastian è stato fatto nascere con il forcipe e trasprttato subito in rianimazione neonatale.

“All’incontro con Mr. Pooley e l’ostetrica Mr. Polley ha ammesso che Sebastian sarebbe ancora vivo se avesser seguito le procedure.”

“Ho pianto perché è stata la dimostrazione che la morte di Sebastian era evitabile” ha dichiarato la mamma.

La donna ha aggiunto che lo staff ha ammesso di avere tutte le informazioni per agire correttamente, ma non l’hanno fatto. Hanno detto di non aver seguito le procedure per la sepsi.

Si sarebbero dovuti chiamare dei consulenti ma questo non è stato fatto.

Successivamente Alison ha ricevuto una lettera di scuse dall’ostetrica della maternità e questo le ha fatto sospettare che il figlio non fosse morto per cause naturali.

“Fino ad allora avevo creduto che fosse stata colpa mia. Avevo avuto un’infezione e mi avevano dovuto aiutare a spingere”.

Quando hanno fatto una tac a Sebastian si è scoperto che il suo cervello era morto.

Durante l’inchiesta è emerso che Alison aveva subito un’induzione al parto che aveva portato all’infezione.

Il giorno dopo la coppia è tornata in ospedale.

“Alison aveva male al petto” ha detto il marito. “Dopo 24 ore i segnali di infezione sono aumentati a noi hanno detto che non ce n’erano”.

Successivamente quella sera Alison ha ricevuto un’altra induzione. Il battito del bambino fluttuava e i genitori hanno chiesto un cesareo.

I medici hanno risposto che non era necessario.

Quando è cominciata a scendere la testa di Sebastian  i genitori hanno chiesto nuovamente un cesareo, ma è stato negato.

Poi, all’improvviso, il battito del piccolo è aumentato “erano tutti di fretta, un’ostetrica mi ha detto di tenere calma Alison” ricorda il papà di Sebastian.

Il battito cardiaco del piccolo era precipitato e bisognava estrarlo col forcipe.

“Io ero terrorizzato ero in ansia perché cercavo di capire cosa stesse accadendo e perché Alison fosse stata portata via di corsa. Ho capito da solo che Sebastian non aveva battito, c’era moltissimo sangue, quell’esatto momento mi perseguiterà per il resto della vita. L’anestesista ci aveva detto che andava tutto bene.” Poi la prognosi è cambiata e i medici hanno detto ai genitori che il figlio non poteva respirare da solo.

“Ero spaventato. Speravo con ogni fibra del mio essere che mio figlio stesse bene, ma sapevo che il cervello umano subisce danno dopo 10 minuti senza ossigeno”.

Unimamme, ora i genitori di Sebastian vogliono che chi è responsabile di quanto accaduto venga individuato e paghi.

Voi cosa ne pensate di quanto raccontato sul Mirror?

Noi vi lasciamo con la vicenda italiana della piccina morta dopo parto cesareo.

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