Pronto soccorso: al via il nuovo Triage con i numeri

Pronto soccorso (iStock)

Pronto soccorso: al via il nuovo Triage con i numeri e non più i colori.

Arriva la rivoluzione al Pronto soccorso con i nuovi codici di priorità del Triage, basati non più sui colori ma sui numeri, le misure per evitare il sovraffollamento e ridurre i tempi di attesa, il “bed manager” per i ricoveri. Si tratta delle nuove linee guida elaborate dal Tavolo di lavoro istituito presso il Ministero della Salute e inviate alle Regioni.

Pronto soccorso: le nuove linee guida e il Triage con i numeri

Cambiano i Pronto soccorso d’Italia, con il nuovo Triage a numeri, la riduzione dei tempi per l’Osservazione intensiva breve e gli interventi per ridurre il sovraffollamento. La nuova riforma delle procedure dei Pronto soccorso è contenuta nelle nuove linee guida al tavolo di lavoro presso il Ministero della Salute. L’obiettivo è quello di ridurre i tempi di attesa per le visite mediche e i ricoveri e stabilire con maggiore precisione le priorità d’urgenza per i pazienti che arrivano al Pronto soccorso, grazie ai nuovi codici del Triage.

Iniziando proprio dal Triage, le nuove linee guida propongono l’adozione dei numeri da 1 a 5, al posto dei colori (verde, giallo, rosso) adottati finora, perché aiutano ad individuare meglio i casi di gravità relativa. “La nuova codifica consente di focalizzare l’attenzione sulle condizioni cliniche che rientrano nell’ambito dell’urgenza differibile, individuando l’ambito delle patologie da definire come urgenza minore”, spiega il Ministero. I nuovi codici verranno adottati progressivamente entro 18 mesi dalla pubblicazione del documento.

Nell’aggiornare la funzione di Triage, il documento sviluppa le possibilità organizzative in linea con i recenti dati di letteratura internazionale e con la ridefinizione del nostro sistema sanitario, allo scopo di migliorare la presa in carico del paziente e l’inizio del trattamento urgente.

Il Triage segna l’inizio del percorso di Pronto soccorso ed ha due obiettivi:

  • individuare le priorità di accesso alle cure;
  • indirizzare il paziente all’appropriato percorso diagnostico-terapeutico.

Nel documento del Ministero si precisa che il Triage in Pronto Soccorso “è una funzione infermieristica effettuata da personale con appropriate competenze e attuata sulla base di linee guida e protocolli in continuo aggiornamento. L’infermiere di Triage è dotato di autonomia professionale, in relazione alle competenze acquisite durante il corso di formazione, può essere specificatamente autorizzato alla somministrazione di alcuni farmaci, all’esecuzione di prelievi ematici ed all’inizio di trattamenti, qualora queste attività siano previste da protocolli interni”.

Per l’accesso al Pronto soccorso, il documento raccomanda per l’attesa un tempo ottimale di 6 ore e comunque non superiore alle 8 ore dall’arrivo, anche nel caso di presentazioni cliniche complesse, in aderenza a quanto evidenziato nella letteratura internazionale. In ogni caso, l’inizio del Triage, la valutazione sulla porta, deve avvenire entro 5 minuti a tutti coloro che accedono al Pronto soccorso.

Per migliorare il percorso del paziente al Pronto soccorso, si prevede la misura del “See and Treat”. Si tratta di un modello di risposta assistenziale alle urgenze minori che si basa sull’impiego di specifici protocolli medico-infermieristici condivisi per il trattamento di problemi clinici definiti. Il paziente viene preso in carico in una determinata area del pronto soccorso dall’infermiere con formazione specifica, che applica le procedure previste da protocolli condivisi e validati, assicura il completamento del percorso e può essere anche autorizzato alla somministrazione di alcuni farmaci.

Una particolare attenzione dovrà essere dedicata ai bambini, per la rilevazione e il trattamento del dolore pediatrico. Per questo motivo, dovranno essere disponibili ed utilizzate, correttamente e costantemente, le scale validate del dolore pediatrico, specifiche per fasce d’età, che saranno applicate dall’infermiere addetto al triage.

Il documento del Ministero, inoltre, definisce gli aspetti di continuità all’interno del percorso del paziente in Pronto Soccorso, Osservazione breve intensiva OBI, ricovero, individuando i limiti temporali delle prestazioni. “L’OBI costituisce una modalità di gestione delle emergenze-urgenze per pazienti con problemi clinici acuti ad alto grado di criticità ma a basso rischio evolutivo, oppure a bassa criticità ma con potenziale rischio evolutivo, aventi un’elevata probabilità di reversibilità, con necessità di un iter diagnostico e terapeutico non differibile e/o non gestibile in altri contesti assistenziali. Dal punto di vista organizzativo l’OBI è una unità funzionale del Pronto Soccorso.

Le funzioni dell’OBI:

  • osservazione clinica;
  • terapia a breve termine di patologie a complessità moderata;
  • possibilità di approfondimento diagnostico – terapeutico finalizzato al ricovero appropriato o alla dimissione.

Nelle linee guida si precisa che “l’ammissione dei pazienti in O.B.I., laddove appropriata, deve avvenire entro un tempo massimo di 6 ore dalla presa in carico e la permanenza non deve superare le 36 ore dalla presa in carico al triage”.

Il trattamento in Osservazione breve intensiva può portare a:

  • ricovero presso una unità di degenza della struttura ospedaliera (che inizia dall’ora di dimissione dall’OBI) o trasferimento presso altra struttura per acuti;
  • dimissione con affidamento alle strutture territoriali o residenziali, prevedendo se necessario il controllo presso strutture ambulatoriali dell’Azienda sanitaria (follow up).

Le linee guida precisano che l’area di OBI “è attivata in locali dedicati ed abitualmente è collocata in posizione adiacente o comunque nelle immediate vicinanze del Pronto Soccorso. Il locale dedicato all’OBI, organizzato in strutture open-space e/o a box singoli, è opportunamente attrezzato per garantire la tutela della privacy ed il comfort del paziente“. Nell’OBI pediatrica devono essere presenti strutture apposite adeguate alle diverse età.

Il documento, infine, suggerisce azioni e procedure per ridurre il sovraffollamento in Pronto soccorso. Tali azioni si mettono in pratica con “un’azione integrata con la rete dei servizi territoriali sanitari e sociali presenti a livello locale”. Si prevede anche l’istituzione di una stanza/area di ricovero, “Admission Room“, nelle aree dell’ospedale ed esterne al Pronto Soccorso, dedicate ai pazienti in attesa di ricovero, come soluzione provvisoria da utilizzare nel caso di grave sovraffollamento. Qualora fosse necessario sarà possibile anche un blocco temporaneo dei ricoveri programmati o non urgenti per un intervallo di tempo rapportato alla severità del sovraffollamento.

Per gestire i ricoveri, è prevista l’istituzione della funzione di Bed Management, in modo da ottimizzare l’utilizzo della risorsa “posto letto” attraverso un puntuale e metodico governo delle fasi di ricovero e di dimissione.

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