Il pedagogista Daniele Novara ha espresso la sua opinione sui cellulari usati dai ragazzi. Inoltre ha dato dei semplici, ma utili consigli per i genitori.
Secondo il noto pedagogista e fondatore e direttore del centro PsicoPedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti, Daniele Novara, gli smartphone per i piccoli sono una vera e propria droga. In occasione del convegno dei pedagogisti che si è tenuto, “Dalla parte dei genitori”, promosso dal Centro psico-pedagogico, ha parlato dei genitori sempre più fragili e dell’urgenza di aiutarli ad educare i propri figli.
“Mai regalare i cellulari prima dei 13 anni, anche i genitori hanno le loro colpe”: parla Daniele Novara
In un’intervista rilasciata a Repubblica il pedagogista Daniele Novara ha parlato del ruolo dei cellulare nella vita dei ragazzi e di come i genitori debbano dare delle regole, semplici, ma necessarie per usare al meglio questi strumenti che sono il “desiderio” di molti ragazzi, anche i più piccoli.
Riferendosi alle dichiarazioni di Papa Francesco, Daniele Novara ha detto anche lui cosa ne pensa dei cellulari. Nell’incontro con i giovani studenti Papa Francesco, parlando dei telefoni, ha detto loro: “Il telefonino è un grande aiuto, è un grande progresso; va usato, è bello che tutti sappiano usarlo. Ma quando tu diventi schiavo del telefonino, perdi la tua libertà. Il telefonino è per comunicare, per la comunicazione: è tanto bello comunicare tra noi. Ma state attenti, che c’è il pericolo che, quando il telefonino è droga, la comunicazione si riduca a semplici contatti”.
Per Novara è giusto considerare il telefonino come una sorta di droga: “Si parla di dipendenza come per le altre droghe nel senso che le sostanze o l’uso smodato dello smartphone disattivano le aree cerebrali del controllo e si “agganciano” a quelle dopaminiche, ovvero del piacere. È tipico di questi strumenti, che non sono da demonizzare. Ma i cui rischi sono noti“.
Leggi anche > IL DECALOGO “ANTIFRAGILITA’ EDUCATIVA PER I GENITORI” DI DANIELE NOVARA
Il pedagogista spiega come mai il telefono diventa uno strumento in grado di causare una dipendenza: “Perché viene usato dai ragazzi, soprattutto tra i 12 e i 14 anni, per fare i videogiochi che sono la forma più pericolosa di dipendenza: devi partecipare nella logica del raggiungimento di un obiettivo. E il cervello si attiva in senso compensatorio: non stacchi sino a che non arrivi al risultato che cambia sempre e non è mai definitivo. Per questo non c’è nessun ragazzo che riesce a smettere da solo. Occorre una limitazione esterna“.
A questo punto, quando i ragazzi non riescono a smettere di usare il cellulare, devono entrare in gioco i genitori, mettendo dei limiti. Novara racconta di un episodio che gli è capitato: “Una mamma con un ragazzino di 11 anni è venuta in studio raccontandomi che gli aveva regalato lo smartphone per farlo contento. Le ho chiesto: ha messo delle regole? Perché mai, mi fido di mio figlio: la sua risposta. La fiducia non può sostituire la necessarie regole educative“.
Per Novara non tutti i ragazzi sono legati al cellulare, ma sottolinea che quando si “crea l’abitudine, è difficile tornare indietro”.
Diverse sono le notizie di cronaca che raccontano di ragazzi che passano le ore, i giorni ed i mesi chiusi in casa, questo è il rischio che si corre: “Arriviamo a vedere diciottenni che passano sette-otto ore al giorno davanti a quel piccolo schermo. E che stanno male, si ritirano da una vera vita sociale“.
Una soluzione, sempre per il pedagogista è quella di permettere ai ragazzi di avere il cellulare quando avranno “un’età ragionevole” e dando delle regole: “Per agevolare l’autonomia basta un telefono in prima media, solo dalla terza media si può pensare allo smartphone ma con delle regole: non più di un’ora al giorno. Progressivamente si può aumentare, ma senza superare le due ore. In più va regolato l’uso alla sera per evitare i disturbi del sonno. Togliere il cellulare prima di andare a letto fa parte della convivenza familiare”.
Inoltre consiglia ai genitori di far intervenire il padre perché “un adolescente è in grado di aggirare gli sbarramenti materni. Ha bisogno invece di una regolazione paterna“.
Questo perché: “La madre tende ad essere affettiva ed emotiva. Normalmente il padre ha una capacità maggiore di negoziazione. Ecco come funziona per l’uso dello smartphone: di notte non lo puoi usare, a che ora me lo consegni? Ovvero ti metto un paletto, poi negoziamo“.
Per Novara il problema non è nel cellulare in se per se, ma nell’uso che se ne fa: “Il problema dal mio punto di vista non è morale, sta nella quantità e nell’età nell’uso dello smartphone. Nei ragazzi il cervello è in formazione, il danno è maggiore. Da pedagogista mi rivolgo per questo ai genitori sempre più fragili nel mettere delle regole: per aiutarli“.
Voi unimamme come considerate i consigli del pedagogista Daniele Novara? Li ritenete utili?