Nomi, significati, onomastici: oggi festeggiamo Celestino

Il 19 maggio si festeggia San Celestino.

Nomi, significati e onomastici: oggi si festeggia San Celestino – Universomamma.it

Il nome Celestino  deriva dal sostantivo latino caelum cielo‘, da cui deriva l’aggettivo caelestis celestiale, celeste, del cielo, paradisiaco”. Chi porta questo nome è una persona allegra, felice e serena. Celestino è coraggioso e non si tira indietro mai. Vive le sue esperienza dedicandocisi anima e corpo e donando tutto se stesso. È un idealista cronico e vede il lato positivo anche nelle catastrofi.

Varianti del nome:

  • Celeste

I simboli associati al nome sono:

  • numero fortunato: 2
  • colore: giallo
  • pietra: topazio
  • metallo: oro

Santo del Giorno: San Celestino

Per quanto riguarda il santo, il 19 maggio, si festeggia Celestino V, nato Pietro Angelerio (alcuni lo chiamano Angeleri), detto Pietro da Morrone e venerato come Pietro Celestino (Molise, fra il 1209 ed il 1215 – Fumone, 19 maggio 1296), è il 192º Papa della Chiesa cattolica. Celestino nasce in una famiglia contadina in Molise, penultimo di 12 figli. Da giovane soggiorna presso il monastero benedettino di Santa Maria in Faifoli, nella diocesi di Benevento e qui scopre la sua predisposizione all’ascetismo e alla solitudine decidendo, poi, di ritirarsi in una caverna isolata sul Monte Morrone, sopra Sulmona dove rimane per qualche anno prima di recarsi a Roma. Giunto a Roma Celestino studia e diventa sacerdote. Nel 1241 ritorna sul Monte Morrone in una grotta ancora più piccola della precedente dove si ferma per 5 anni prima di lasciare questo eremo e recarsi in un luogo più inaccessibili in Abruzzo, sui Monti della Maiella. Nel 1244 fonda la Congregazione ecclesiastica dei frati di Pietro Morrone riconosciuta da papa Gregorio X come ramo dei benedettini, che ha come  culla l’Eremo di Sant’Onofrio al Morrone. Nel 1273 si reca a piedi a Lione, in Francia dove stanno per tenersi i lavori del Secondo Concilio di Lione voluto proprio da Gregorio X, per impedire che il suo ordine monastico possa essere soppresso. Il papa lo accontenta. Nell’aprile del 1292 muore il Papa Niccolò IV e subito viene riunito il conclave composto solo da dodici porporati. Tante le riunioni per eleggere il nuovo papa ma ogni tentativo rimane vano. In seguito alla comparsa di un’epidemia di peste e alla morte del Cardinale Cholet il conclave viene sciolto. Finalmente nel 1293 si riesce a decidere la nuova sede del papato scegliendo la città di Perugia, ma non il papa.

In Italia intanto ci sono i vespri siciliani e si necessita la presenza di un pontefice e tra l’altro proprio Pietro del Morrone predice gravi castighi alla Chiesa se non provvede a scegliere il proprio pastore. Il Cardinale Decano Latino Malabranca presenta questa profezia agli altri cardinali e lo propone proprio come Papa contrastando anche le resistenze da parte loro nel non voler eleggere un non porporato. Dopo 27 mesi, il 5 luglio 1294 all’unanimità viene votato Pietro Angelerio del Morrone, un semplice monaco eremita, privo di esperienza di governo ed estraneo alle problematiche della Santa Sede. La notizia dell’elezione viene comunicata a Pietro da tre ecclesiastici e venutone a conoscenza Pietro si commuove e rimane in preghiera a lungo poi, con grande apprensione e sofferenza, dichiara di accettare l’elezione. Pietro viene incoronato Papa nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio, a L’Aquila, il 29 agosto 1294 con il nome di Celestino V. Uno dei suoi primi atti ufficiali è l’emissione della cosiddetta Bolla del Perdono, bolla che elargisce l’indulgenza plenaria a tutti coloro che confessati e pentiti dei propri peccati si rechino nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, nella città dell’Aquila, dai vespri del 28 agosto al tramonto del 29. Così viene istituita la Perdonanza, una celebrazione religiosa che anticipa di sei anni il primo Giubileo del 1300, ancora oggi tenuta nel capoluogo abruzzese. Celestino V nomina Carlo d’Angiò “maresciallo” del futuro Conclave e ratifica subito il trattato tra Carlo d’Angiò e Giacomo d’Aragona, con il quale si stabilisce che, alla morte di quest’ultimo, la Sicilia ritorna agli angioini. Il 18 settembre del 1294, indice il suo primo e unico Concistoro, nel quale nomina ben 13 nuovi cardinali, nessuno dei quali romano. Dietro consiglio di Carlo D’Angiò trasferisce la sede della Curia dalla città de L’Aquila a Napoli e fissa la sua residenza in Castel Nuovo dove viene allestita una piccola stanza nella quali egli si reca a pregare e a meditare. Di fatto il Papa è protetto da Carlo d’Angiò ma, allo stesso tempo, è suo ostaggio considerando che quasi tutte le sue decisioni sono influenzate dal re angioino. Celestino V non riesce, però, a sopportare tale situazione e medita di abbandonare il suo incarico, sostenuto in questa sua decisione anche dal parere del cardinal Caetani, esperto di diritto canonico, che considera legittima una rinuncia al pontificato che avviene solo dopo quattro mesi dalla sua elezione a Pontefice, è il 13 dicembre 1294. Soltanto dopo undici giorni il Conclave, riunito a Napoli a Castel Nuovo, elegge il nuovo papa, il Cardinale Benedetto Caetani, proprio colui che ha convinto Celestino V ad abdicare.

Il nuovo Papa Bonifacio VIII decide che l’anziano monaco deve essere tenuto sotto controllo, per evitare un rapimento da parte dei suoi nemici e Celestino, venuto a conoscenza di questa sua decisione, tenta una fuga verso oriente fuggendo da San Germano per raggiungere la sua cella sul Morrone e poi Vieste sul Gargano, per tentare l’imbarco per la Grecia. Il 16 maggio 1295, però, viene catturato da Guglielmo Stendardo II. Celestino prova a convincere, invano, a lasciarlo partire per il suo eremo. Celestino viene rinchiuso nella Rocca di Fumone, in Ciociaria, in un castello di proprietà del nuovo Papa dove muore il 19 maggio 1296. Il papa Bonifacio, artefice della morte di Celestino, porta il lutto per la morte del predecessore, caso unico tra i papi, celebra una messa pubblica in suffragio per la sua anima e inizia il processo per la sua canonizzazione.

Celestino è canonizzato da papa Clemente V il 5 maggio 1313, dietro sollecitazione da parte del re di Francia Filippo il Bello e dall’acclamazione del popolo. Clemente V, però, non lo canonizza come martire, così come richiesto da Filippo il Bello, ma come confessore. Sepolto nei pressi di Ferentino, nella chiesa di Sant’Antonio sita nell’abbazia celestina che dipendeva dalla casa madre di Santo Spirito del Morrone. Nel febbraio 1317 però le sue spoglie sono state traslate nella basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila, la chiesa dove era stato incoronato Papa. Il 18 aprile 1988 la salma di Celestino V è stata trafugata e dopo due giorni è stata ritrovata nel cimitero di Cornelle e Roccapassa, frazioni del comune di Amatrice.

A seguito del terremoto dell’Aquila del 2009, il crollo della volta della basilica ha provocato il seppellimento della teca con le spoglie, recuperate successivamente dai soccorritori. La maschera di cera che ricopriva il volto del Santo, in seguito a questo evento, mostrava evidenti segni di scioglimento e, per risolvere tale inconveniente, l’Arcidiocesi di L’Aquila ha effettuato nel 2013 una ricognizione canonica dei resti mortali di Celestino, in particolare della scatola cranica, al fine di poter ricostruire, grazie all’aiuto di strumentazione scientifica, le vere fattezze del suo volto. La maschera in cera, deteriorata, è stata sostituita da una nuova maschera in argento. Il corpo di Celestino V è stato restituito alla sua Basilica di Santa Maria di Collemaggio in L’Aquila il 5 maggio 2013, in occasione del settecentesimo anniversario della sua canonizzazione, avvenuta il 5 maggio 1313 da parte di papa Clemente V. Ad oggi le spoglie del Santo si trovano presso la basilica di San Giuseppe Artigiano, nel centro storico della città perché la Basilica è in fase di ristrutturazione.

Unimamme se avete deciso di chiamare vostro figlio con il nome di questo storico personaggio che non ha voluto sottostare alle vessazioni da parte del re angioino abdicando da Pontefice vogliamo augurare loro il suo stesso coraggio nel contestare le ingiustizie. Buon onomastico!

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