Il 14 settembre, finalmente le scuole riaprono, facciamo il punto della situazione.
La chiusura delle scuole è stato uno tra i primi interventi che il governo ha adottato il 4 marzo 2020, per contenere l’emergenza da covid 19. Quando è stata presa questa decisione ancora non si conosceva bene il virus, come si diffondesse e trasmettesse. Il 14 settembre, finalmente le scuole riaprono, facciamo il punto della situazione.
La scuola è stata chiusa per distanziare fisicamente le persone dato che le attività scolastiche portano inevitabilmente a situazioni di aggregazione. Oggi però secondo gli ultimi studi scientifici il ruolo dei bambini nella diffusione del contagio covid è molto limitato . Gli ultimi studi supportano l’ipotesi che anche se i bambini sono asintomatici e frequentano la scuola è improbabile che diffondano il contagio.
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È importante comunque che le precauzioni non manchino: come fargli lavare spesso le mani o il vigilare su eventuali sintomi della malattia così come arieggiare spesso le stanze o privilegiare la didattica all’ aperto o in ambienti spaziosi.
Sicuramente è un bene che la scuola riapra, soprattutto per i danni collaterali provocati nei bambini dal lockdown, oltre al ritardo a livello scolastico emergono disagi psicologici: la vita sociale e relazionale dei bambini è stata alterata in modo significativo interrompendo dei processi importanti come quello di crescita, di autonomia e acquisizione di competenze e conoscenze. Tra l’altro per i bambini più poveri la scuola è anche un luogo di sostegno, di protezione sociale, di promozione della salute e di supporto emotivo.
Sia gli insegnanti che i dirigenti si sono impegnati molto per trovare delle soluzioni quest’estate, le situazioni vanno trovate a livello locale bisogna considerare le 1000 variabili: sicuramente le problematiche di una scuola elementare non sono le stesse di un nido, di un liceo o dell’università poi bisogna considerare che è una struttura piccola non è come un vecchio palazzone e i problemi di una grande città non sono gli stessi di un paesino, ogni luogo ogni situazione è diversa, così come è diversa la disponibilità ad avere altri locali, spazi, insegnanti o volontari.
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Le principali cose su cui si sarebbe dovuto fin da subito lavorare è:
Questo secondo Roberta Villa, laureata in medicina, giornalista e mamma, sarebbe stata “un’occasione per rinnovare il modo di fare scuola e non solo i banchi“.
Ora per la scuola le cose più importanti sono: fare i tamponi, trattare e tracciare, isolare il più possibile.
È importante che ognuno di noi valuti la propria situazione prima di prendere alcune decisioni come se mandare o no a scuola il figlio o come gestire il rapporto coi nonni. Come dice la Villa è importante a questo punto evitare in tutti modi di lasciare il lavoro, cercare delle alternative ai nonni, come babysitter, pretendere dai dirigenti scolastici un’organizzazione accurata e sensata e in definitiva accettare questa situazione che stiamo vivendo.
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Care unimamme, voi cosa ne pensate della prossima riapertura delle scuole? Ne siete contente oppure ne siete angosciate? Quali sono le vostre paure? Personalmente sono abbastanza serena e contenta di recuperare un pò di spazio per me stessa.
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