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Isolamento domiciliare per Covid: cosa fare, quali sono i parametri

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Maria Sole Bosaia

Ci sono 500 mila pazienti in isolamento domiciliare, ma mancano le terapie e spesso l’assistenza.

Foto da Unspalsh

Unimamme, in questi giorni stiamo assistendo ai continui, disperati appelli dei sanitari in estrema difficoltà chiamati, non solo a gestire i pazienti gravi in ospedale, ma a coordinare il monitoraggio di quelli malati a casa.

Pazienti Covid: i medici, le Usca, le cure e le difficoltà

Vediamo quindi come funziona quest’ultimo punto, in caso dovessimo trovarci in questa situazione.

LEGGI ANCHE: COVID – 19: IN CASO DI SINTOMI O TAMPONE POSITIVO, COME COMPORTARSI

Ci sono le Usca:

  • unità speciali di continuità assistenziale
  • ce ne sono 1200 in tutta Italia dal dl Cura Italia del 17 marzo scorso
  • monitorare la situazione clinica di chi è positivo alla Covid in isolamento e somministrare le terapie ai malati a casa

poi, naturalmente, ci sono anche i medici di base, che in questo periodo sono in grande affanno.

LEGGI ANCHE: COVID-19 E INFLUENZA: I SINTOMI SI POSSONO DISTINGUERE

Per i malati a domicilio:

  • bisogna monitorare i parametri fondamentali
  • con un occhio particolare alla saturazione di ossigeno
  • Monitorare lo stato di salute, l’Asl sarà in contatto diretto con il soggetto.
    • Febbre maggiore o uguale a 37,5° e brividi.
    • Tosse di recente comparsa.
    • Difficoltà respiratoria.
    • Perdita improvvisa dell’olfatto o una sua diminuzione, perdita del gusto o una sua alterazione.
    • Raffreddore o naso che cola.
    • Mal di gola.
    • Diarrea, soprattutto nei bambini.

Gli asintomatici non dovrebbero assumere nessun farmaco, mentre maggiore attenzione andrebbe posta a chi è più fragile, per esempio gli ipertesi.

Se una persona sviluppa i sintomi come tosse, febbre o respiro corto si deve avvertire il medico di famiglia, il pediatra o i numeri regionali dedicati, solo se i sintomi peggiorano o si ha una grave insufficienza respiratoria bisogna chiamare l’ambulanza componendo il 112 o il 118.

Inoltre chi è positivo e si cura a casa deve isolarsi in una stanza, possibilmente con un bagno privato, chi si occupa di lui deve fare molta attenzione, cioè:

  • lavarsi spesso le mani
  • evitare il contatto
  • far indossare al malato la mascherina per evitare la diffusione del virus nell’aria
  • bisogna lavare le superfici e lavare gli abiti a temperature alte
  • ventilare la stanza
  • limitare gli spostamenti in casa del malato se ci sono altre persone
  • non condividere asciugamani, lenzuola

Inoltre è fondamentale avere in casa un saturimetro, se la saturazione scende sotto 94 allora bisogna intervenire avvertendo appunto il medico o la Usca.

fonte Hush Naidoo

Ecco quali sono i farmaci usati nello specifico e, ovviamente, dietro prescrizione del medico di base e della Usca in caso di necessità:

  • corticosteroide desametasone e anticoagulante enoxaparina: eparina a basso peso molecolare

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Questi possono essere prescritti dal medico di famiglia e assunti a domicilio, il remdesivir invece è solo per uso ospedaliero. Le cose però non sempre vanno lisce perché ci sono rischio nel mischiarli con altri farmaci di largo uso.

Il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco, Nicola Magrini, commenta:  pazienti a domicilio, nelle fasi iniziali di Covid, non devono abusare di antibiotici e neanche combinare tachipirina e cortisone».

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Secondo l’infettivologo Nicastri chi è isolamento domiciliare dovrebbe prendere solo:

  • paracetamolo con temperatura superiore a 38° o dolori ad articolazioni e muscoli
  • il resto delle cure non hanno evidenze scientifiche e possono persino risultare dannose
  • NON bisogna usare il cortisone nei primi 7 giorni di malattia e in assenza di desaturazione (si potrebbe ritardare la nostra terapia immunitaria)

Non tutti però sono concordi su questa gestione. Secondo alcuni medici, tra cui Salvatore Spagnolo, direttore del Dipartimento di Cardiochirurgia del Policlinico di Monza:

  • cortisone ed eparina eviterebbero l’aggravarsi dei sintomi, evitando quindi l’ospedalizzazione.
fonte engin akyurt- Unsplash

Francesco Scaglione, professore di Farmacologia all’Università degli Studi di Milano e farmacologo clinico all’Ospedale Niguarda, precisa che, ancora oggi, non ci sono terapie specifiche per la Covid 19. Infine secondo gli studi fino adesso somministrare troppo presto il cortisone può addirittura aggravare la malattia per i soggetti che non hanno bisogno di ossigeno.

In alcune regioni purtroppo le Usca non sono così diffuse come dovrebbero e quindi, purtroppo, se necessita un’ecografia per verificare una polmonite o un esame ematico bisogna dirottare i pazienti in ospedale. In questo modo si vanifica la cura a domicilio.

Nel giro di poco i medici di famiglia hanno avuto 500 mila pazienti da gestire a casa (il 95% del totale). “Siamo lasciati soli in prima linea, soverchiati da un carico di lavoro immenso” sostengono i medici di famiglia.

Come sottolinea il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli più si riesce a mantenere i malati a domicilio e minore sarà il sovraccarico su pronto soccorso e ospedali. Anche Emanuele Nicastri,  infettivologo all’istituto Lazzaro Spallanzani di Roma, è concorde sul cercare di trovare le persone che hanno sintomi tali da necessitare il ricovero (solo il 5-8% dei malati totali).

Unimamme cosa ne pensate di questa vicenda di cui si parla su Il Corriere?

Noi vi lasciamo con un approfondimento sui test salivari efficaci.

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Maria Sole Bosaia

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