La prolattina, un ormone prodotto dall’ipofisi, gioca un ruolo cruciale nel processo di allattamento, regolando la produzione di latte materno e rispondendo così alle esigenze nutritive del neonato.
Questo ormone non solo avvia ma mantiene anche la produzione del latte, essenziale per lo sviluppo e la crescita del bambino nei suoi primi mesi di vita.

Il meccanismo alla base della produzione di prolattina è affascinante quanto complesso. Ogni volta che il neonato si attacca al seno per nutrirsi, i livelli di prolattina nel sangue della madre aumentano significativamente.
La suzione del bambino stimola le terminazioni nervose presenti sul capezzolo, attivando i recettori che promuovono la secrezione degli ormoni ossitocina e prolattina. Questa interazione tra madre e figlio non solo rafforza il legame affettivo ma garantisce anche una produzione adeguata di latte.
Nonostante l’importanza vitale dell’allattamento al seno sia ampiamente riconosciuta, molte neomamme temono di non produrre abbastanza latte per soddisfare le esigenze del loro bambino. Tuttavia, è fondamentale comprendere che la produzione di latte segue una logica di domanda-offerta: più frequentemente il neonato si alimenta al seno, maggiore sarà lo stimolo per l’ipofisi a rilasciare prolattina.
Fattori che influenzano i livelli di prolattina
È interessante notare come alcuni fattori possano influenzare i livelli di questo ormone nel corpo della madre. Ad esempio, il consumo elevato di tabacco può ridurre significativamente i livelli di prolattina e quindi compromettere la produzione del latte nei giorni successivi al parto. Inoltre, un accumulo della proteina FIL (Fattore d’inibizione della lattazione) nel latte materno può rallentare ulteriormente questa produzione se il latte non viene regolarmente drenato dal seno.

La natura ha dotato le madri dei mezzi necessari per nutrire adeguatamente i loro figli attraverso l’allattamento al seno; tuttavia, è cruciale essere consapevoli delle pratiche che possono ottimizzare o ostacolare questo processo naturale. Ad esempio, poppate frequenti ed efficaci sono essenziali per mantenere elevati i livelli circolanti di prolattina e garantire una fornitura costante di latte.
Inoltre, va sottolineato come la prolattina svolga un ruolo chiave anche nella regolazione dell’ovulazione post-partum attraverso il metodo LAM (Lactational Amenorrhea Method), contribuendo così a distanziare naturalmente le nascite nei primi sei mesi dopo il parto.
I valori della prolattina variano considerevolmente durante le diverse fasi dell’allatto; ad esempio sono particolarmente elevati nelle ultime settimane prima del parto e subito dopo quest’ultimo per poi diminuire gradualmente mantenendosi comunque alti durante tutto il periodo dell’allatto stesso.
Infine è importante ricordare che sebbene conoscere i propri valori specifici possa sembrare utile a talune neomamme preoccupate dalla propria capacità produttiva lactea come Beatrice con suo figlio Mattia allatatto a richiesta con soddisfazione – in realtà in fase d’allatto non vi è raccomandata alcuna analisi specifica dei livelli ematici poiché questi tendono ad auto-regolarsi in base alla frequenza dello stimolo suddetto.
Comprendere meglio come funziona questo ormone chiave può aiutare molteplicemente nell’affrontare con maggiore serenità uno dei momenti più intimamente legati alla maternità: l’allatto al seno.