Alzino la mano quante tra voi mamme al momento della fase espulsiva hanno subìto l’episiotomia, il taglio perpendicolare alla vagina nel momento della sua massima dilatazione, praticato per aiutare la testa del bambino ad uscire. Non siete in poche, vero? Ebbene sembra che questa pratica molto comune in realtà non sia soltanto inutile, ma addirittura dannosa per la salute della donna. A dirlo è l’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Episiotomia: ecco perché non è necessaria
L’episiotomia è ancora oggi una pratica molto diffusa tra gli ospedali italiani: si parla di percentuali tra il 60% e il 70% al Nord e al Sud Italia, mentre le linee guida sostengono che sia obbligatorio farvi ricorso solo nel 5% dei casi in caso di difficoltà nel parto.
Nonostante l’Oms abbia dichiarato l’episiotomia come un intervento non migliorativo per lo stato della donna già nel 1985 attraverso il documento “Tecnologia appropriata per la nascita“, ad oggi non è appunto diminuito il numero di volte in cui viene praticata.
I primi a credere nella bontà di questo intervento – perché di intervento chirurgico a tutti gli effetti si tratta – sono i ginecologi, che spesso non vedono altra soluzione quando la testa del bambino è troppo grossa con il rischio del prolasso dell’utero o per evitare lacerazioni più profonde dei muscoli pelvici. I medici sostengono che la percentuale di episiotomie rimane alta per via dell’età sempre più avanzata delle madri: i muscoli sono meno tonici e quindi meno propensi ad espandersi.
L’episiotomia però non è priva di conseguenze come:
- incontinenza
- difficoltà a camminare e a sedersi
- difficoltà nell’avere rapporti sessuali
- possibilità di infezioni dovute a punti interni non cicatrizzati perfettamente anche a distanza di diversi anni
Dati ufficiali in realtà non ne esistono: solo alcuni ospedali virtuosi, come quelli del Friuli Venezia Giulia e dell’Emilia Romagna, sono in grado di fornire per ogni anno quante episiotomie vengono praticate. Per il resto è buio totale, sebbene appunto si parli di cifre che sfiorano più della metà dei parti.
L’episiotomia non è poi la sola ad essere passibile di critiche: anche altri interventi come la manovra di Kristeller o la rottura manuale del sacco sono assolutamente da evitare. Il primo consiste nell’esercitare con il braccio una serie di spinte sull’addome della donna per far nascere il bambino, ma può procurare:
- fratture delle costole
- la rottura dell’utero
- la morte della madre
E’ così pericolosa che i protocolli la prevedono solo in caso di emergenza.
La seconda serve in teoria per accelerare le contrazioni e quindi il travaglio, ma in realtà la vagina si dilata del 20% in meno così facendo; non dobbiamo inoltre dimenticare che la donna dovrebbe poter partorire nel modo in cui le è più comodo, scegliendo lei la posizione preferita anche attraverso il piano del parto, che in Italia è ancora poco diffuso.
E voi uniamme? Avete subìto l’episiotomia, a che età, e qual è stata la vostra esperienza?
(Fonte: Repubblica)