Papa Francesco sui migranti: “No ai muri, prima gli ultimi”

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Papa Francesco (VINCENZO PINTO/AFP/Getty Images)

Papa Francesco sui migranti: “No ai muri, prima gli ultimi”. Il messaggio del Papa per la giornata mondiale del migrante.

Nella logica del Vangelo gli ultimi vengono prima, e noi dobbiamo metterci a loro servizio“, afferma il Pontefice, riferendosi non solo ai migranti, ma anche ai poveri e a tutti gli emarginati in una società sempre più individualista, elitista e crudele. Papa Francesco richiama i fedeli a vivere appieno il Vangelo, ma allo stesso tempo si rivolge a tutti, anche ai non credenti, affinché la società sia più giusta e inclusiva.

Papa Francesco e i migranti: “No ai muri, prima gli ultimi”

In una società sempre più chiusa, egoista, escludente e indifferente, Papa Francesco invita ad aprirsi agli altri, ai migranti e a tutti gli esclusi della società. Non è ovviamente la prima volta che lo dice, ma questa volta lo afferma con decisione nel suo Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si terrà il prossimo 29 settembre 2019, e che è stato presentato alla stampa in questi giorni.

Un’esortazione che il Papa ha ripetuto anche nell’intervista che ha concesso all’emittente messicana Televisa e alla giornalista Valentina Alazraki. Papa Bergoglio ha parlato di diversi argomenti, rispondendo alle domande della giornalista, ed è tornato sulla questione dei migranti. In primo luogo ha fatto riferimento ai migranti che attraversano il confine con tra Messico e Stati Uniti, sul quale il presidente Usa Trump vuole costruire un muro. Il Pontefice ha invitato a non perseguire “la cultura del difendere il territorio facendo muri. Già ne abbiamo conosciuto uno, quello di Berlino che ci ha portato tanti mal di testa e tanta sofferenza. Ma sembra che quello che fa l’uomo è quello che non fanno gli animali. L’uomo è l’unico animale che cade due volte nella stessa buca. Rifacciamo le stesse cose. Alzare muri come se fosse questa la difesa. Quando la difesa è il dialogo, la crescita, l’accoglienza e l’educazione, l’integrazione, o il sano limite del ‘non si può fare di più’, ma umano “, ha osservato.

Molti dicono che parla solo dei migranti e di chi è fuori dalla Chiesa“, ha detto la giornalista al Papa, che ha risposto: “I migranti e i rifugiati sono oggigiorno una priorità nel mondo. Ed è triste vedere porti chiusi. Bisogna avere cuore per accoglierli“. Ha ribadito il Papa.

Donne migranti (LOUISA GOULIAMAKI/AFP/Getty Images)

Francesco è tornato ad occuparsi di migranti con il Messaggio del Papa per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato (29 settembre 2019) sul tema “Non si tratta solo di migranti”. Nel Messaggio il Papa rinnova gli insegnamenti del Vangelo sull’accoglienza, l’assistenza, il rispetto e l’amore.

“Cari fratelli e sorelle – scrive il Papa – la fede ci assicura che il Regno di Dio è già presente sulla terra in modo misterioso (cfr CONC. ECUM. VAT. II, Cost. Gaudium et spes, 39); tuttavia, anche ai nostri giorni, dobbiamo con dolore constatare che esso incontra ostacoli e forze contrarie. Conflitti violenti e vere e proprie guerre non cessano di lacerare l’umanità; ingiustizie e discriminazioni si susseguono; si stenta a superare gli squilibri economici e sociali, su scala locale o globale. E a fare le spese di tutto questo sono soprattutto i più poveri e svantaggiati”.

Francesco sottolinea le ingiustizie prodotte da Paesi più avanzati a scapito dei più poveri e dei più deboli in generale: “Le società economicamente più avanzate sviluppano al proprio interno la tendenza a un accentuato individualismo che, unito alla mentalità utilitaristica e moltiplicato dalla rete mediatica, produce la ‘globalizzazione dell’indifferenza. In questo scenario – spiega il Pontefice -, i migranti, i rifugiati, gli sfollati e le vittime della tratta sono diventati emblema dell’esclusione perché, oltre ai disagi che la loro condizione di per sé comporta, sono spesso caricati di un giudizio negativo che li considera come causa dei mali sociali. L’atteggiamento nei loro confronti rappresenta un campanello di allarme che avvisa del declino morale a cui si va incontro se si continua a concedere terreno alla cultura dello scarto. Infatti, su questa via, ogni soggetto che non rientra nei canoni del benessere fisico, psichico e sociale diventa a rischio di emarginazione e di esclusione“.

Per questo – prosegue Francesco -, la presenza dei migranti e dei rifugiati – come, in generale, delle persone vulnerabili – rappresenta oggi un invito a recuperare alcune dimensioni essenziali della nostra esistenza cristiana e della nostra umanità, che rischiano di assopirsi in un tenore di vita ricco di comodità. Ecco perché ‘non si tratta solo di migranti‘, vale a dire: interessandoci di loro ci interessiamo anche di noi, di tutti; prendendoci cura di loro, cresciamo tutti; ascoltando loro, diamo voce anche a quella parte di noi che forse teniamo nascosta perché oggi non è ben vista“.

Non si tratta solo di migranti: si tratta anche delle nostre paure. Le cattiverie e le brutture del nostro tempo accrescono ‘il nostro timore verso gli ‘altri’, gli sconosciuti, gli emarginati, i forestieri – spiega il Papa -. E questo si nota particolarmente oggi, di fronte all’arrivo di migranti e rifugiati che bussano alla nostra porta in cerca di protezione, di sicurezza e di un futuro migliore. È vero, il timore è legittimo, anche perché manca la preparazione a questo incontro”. “Il problema non è il fatto di avere dubbi e timori. Il problema è quando questi condizionano il nostro modo di pensare e di agire al punto da renderci intolleranti, chiusi, forse anche – senza accorgercene – razzisti. E così la paura ci priva del desiderio e della capacità di incontrare l’altro, la persona diversa da me; mi priva di un’occasione di incontro col Signore“. “Non si tratta solo di migranti: si tratta della carità. Attraverso le opere di carità dimostriamo la nostra fede“, sottolinea il Pontefice.

Si tratta della nostra umanità e della compassione, spiega ancora il Papa. La compassione muove il Samaritano a fermarsi a prestare soccorso. La compassione è “un sentimento che non si spiega solo a livello razionale. La compassione tocca le corde più sensibili della nostra umanità, provocando un’impellente spinta a ‘farsi prossimo’ di chi vediamo in difficoltà. Come Gesù stesso ci insegna (cfr Mt 9,35-36; 14,13-14; 15,32-37), avere compassione significa riconoscere la sofferenza dell’altro e passare subito all’azione per lenire, curare e salvare. Avere compassione significa dare spazio alla tenerezza, che invece la società odierna tante volte ci chiede di reprimere. ‘Aprirsi agli altri non impoverisce, ma arricchisce, perché aiuta ad essere più umani: a riconoscersi parte attiva di un insieme più grande e a interpretare la vita come un dono per gli altri; a vedere come traguardo non i propri interessi, ma il bene dell’umanità‘”.

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Papa Francesco (FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)

Papa Francesco dice ancora che non si tratta solo dei migranti, ma di “non escludere nessuno“. Perché “il mondo odierno è ogni giorno più elitista e crudele con gli esclusi“. I Paesi in via di sviluppo vengono “depauperati delle loro migliori risorse naturali e umane a beneficio di pochi mercati privilegiati“. Inoltre le guerre sebbene interessino solo alcune regioni del mondo, vengono combattute con armi prodotte e vendute in altre regioni, che “poi non vogliono farsi carico dei rifugiati prodotti da tali conflitti. Chi ne fa le spese sono sempre i piccoli, i poveri, i più vulnerabili, ai quali si impedisce di sedersi a tavola e si lasciano le ‘briciole’ del banchetto“.

Lo sviluppo esclusivista rende i ricchi più ricchi e i poveri più poveri – afferma Papa Francesco -. Lo sviluppo vero è quello che si propone di includere tutti gli uomini e le donne del mondo, promuovendo la loro crescita integrale, e si preoccupa anche delle generazioni future“. “Non si tratta solo di migranti: si tratta di mettere gli ultimi al primo posto – continua il Pontefice -. Gesù Cristo ci chiede di non cedere alla logica del mondo, che giustifica la prevaricazione sugli altri per il mio tornaconto personale o quello del mio gruppo: prima io e poi gli altri! Invece il vero motto del cristiano è ‘prima gli ultimi!'”.

La risposta alla sfida posta dalle migrazioni contemporanee si può riassumere in quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Ma questi verbi non valgono solo per i migranti e i rifugiati. Essi esprimono la missione della Chiesa verso tutti gli abitanti delle periferie esistenziali, che devono essere accolti, protetti, promossi e integrati. Se mettiamo in pratica questi verbi, contribuiamo a costruire la città di Dio e dell’uomo, promuoviamo lo sviluppo umano integrale di tutte le persone e aiutiamo anche la comunità mondiale ad avvicinarsi agli obiettivi di sviluppo sostenibile che si è data e che, altrimenti, saranno difficilmente raggiunti“.

Il Messaggio del Papa per intero si può leggere su Avvenire.

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