I bambini stranieri nati in Italia che non diventano cittadini sono a rischio

In questi giorni si parla molto di Ius Soli, ovvero del diritto di cittadinanza per i figli degli immigrati nel nostro Paese per il semplice fatto di essere appunto nati sul territorio indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. E’ un diritto che in altri posti del mondo, come gli Stati Uniti, viene concesso quasi in automatico, mentre in altri Paesi d’Europa lo Ius Soli viene dato dietro alcune regole precise.

La “battaglia” sta tenendo banco sui giornali e tra i diversi partiti politici perché c’è chi è a favore e chi contro.

Sono scesi in campo anche i pediatri italiani attraverso la Fimp, Federazione italiana medici pediatri, che hanno scritto una lettera aperta alle autorità governative. 

Pediatri italiani: il riconoscimento della cittadinanza ai figli degli immigrati è anche questione di salute

Ai bambini nati in Italia da genitori stranieri deve essere riconosciuta la cittadinanza italiana. Il mancato riconoscimento di questo diritto è un elemento sfavorevole per la crescita e lo sviluppo globale dei bambini” dice Giampietro Chiamenti, presidente nazionale Fimp.

Questa categoria di giovanissimi si trova, infatti, a vivere in una nazione insieme a coetanei di cui sono di fatto concittadini, non potendo godere dei medesimi diritti con tutti gli svantaggi che ne derivano. Peraltro questa condizione viene percepita come una situazione di forte precarietà esistenziale e di possibile emarginazione”

Tutto ciò – dice Chiamenti – pone le basi per un potenziale disagio psicologico ed adattativo, contravvenendo tra l’altro alla dichiarazione della Convenzione sui diritti del fanciullo siglata a New York nel novembre del 1989 e ratificata dall’Italia nel 1991. Il documento assicura a tutti i bimbi, in quanto tali, le condizioni per crescere nel migliore dei modi senza nessuna distinzione di età, religione e etnia”.

Cos’è in concreto lo Ius Soli?

Fino ad oggi il diritto di cittadinanza di figli di genitori stranieri residenti in Italia è stato concesso attraverso lo ius sanguinis: diventato maggiorenne un cittadino figlio di genitori stranieri ma nato in Italia ha tempo un anno per richiedere la cittadinanza, a condizione che abbia abitato sul suolo italiano “legalmente e ininterrottamente”.

La nuova legge introdurrebbe invece due modalità di trasmissione della cittadinanza:

  • lo ius soli “temperato”: saranno cittadini italiani per nascita i figli di genitori stranieri (extraeuropei) di cui almeno uno dei due ha il permesso di soggiorno europeo di lungo periodo e risiede legalmente in Italia da almeno 5 anni.  Il principio dello ius soli non verrà quindi applicato ai figli di genitori comunitari.
  • lo ius culturae: possono avere la cittadinanza minori stranieri nati in Italia o che entro il 12esima anno abbiano  “frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli presso istituti scolastici del sistema nazionale, o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali”.
  • I ragazzi arrivati in Italia tra i 12 e i 18 anni, potranno avere la cittadinanza solo se risiederanno per almeno sei anni e dopo aver frequentato “un ciclo scolastico, con il conseguimento del titolo conclusivo”.

E voi unimamme cosa ne pensate?

Intanto vi lasciamo con il diritto di cittadinanza dei ragazzi stranieri con disabilità 

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