Se proteggiamo i bambini di oggi avremo meno criminali domani

proteggere i bambini

Se la società vuole proteggersi dai criminali non deve solo emettere leggi e punizioni, ma deve anche preoccuparsi delle origini dei comportamenti illeciti e antisociali, che spesso hanno spiegazioni profonde e motivazioni precise, a cominciare dai bambini.

Una società che non protegge i suoi bambini da violenza, povertà economica ed educativa difficilmente sarà una società sana.

Certo non tutti i criminali sono stati abusati o hanno subito traumi da bambini, ma cominciare dall’educazione e dalla prevenzione è la via principale e la più importante. Lo sostengono anche studi e ricerche.

Proteggere i bambini per una società più sana

Sempre più ricercatori ci dicono che le esperienze della prima infanzia sono determinanti per il futuro dei bambini. Se i primi anni della vita di un bambino sono segnati dalla violenza, molto probabilmente quel bambino assumerà comportamenti violenti da adulto.

Un problema che riguarda in particolare quei Paesi con elevati livelli di violenza. Ad esempio Paesi come il Sud Africa, Honduras, Colombia, El Salvador, tutti con levatissimi tassi di omicidi

In uno studio condotto su 20 criminali in prigione in Sud Africa, la ricercatrice dell’università di Durban Chandre Gould ha concluso che per prevenire e ridurre gli altissimi livelli di violenza nel Paese il rimedio principale è quello di assicurare che i bambini non siano esposti alla violenza né allo stress tossico a casa, e che ci si occupi amorevolmente di loro. Importante è anche assicurare la protezione dei bambini dalla violenza a scuola.

Se questo studio riguarda un Paese molto violento come il Sud Africa, tuttavia le sue conclusioni si possono applicare a tutte le società. Trattare bene i bambini, tenerli lontani dalla violenza, accudirli con amore e dare loro l’educazione giusta è il primo passo per proteggere non solo loro, ma la società intera e ridurre il più possibile i comportamenti antisociali e violenti.

Esaminando i casi dei detenuti in Sud Africa, la studiosa ha potuto constatare che pur venendo da zone del Paese e da contesti socio economici differenti, tutti avevano vissuto esperienze violente o di abbandono nella prima infanzia.

I detenuti erano tutte persone che avevano commesso crimini brutalmente violenti, dei quali erano interamente responsabili. Lo studio non ha voluto sminuire questo fatto. Tuttavia, è emerso che il contesto familiare e sociale in cui erano stati cresciuti si è rivelato fondamentale. Tutti i detenuti avevano sperimentato un senso di perdita precoce e devastante dovuto a sentimenti di separazione fisica o emotiva da genitori, educatori, adulti responsabili. Qualche volta questa perdita era stata vissuta come un tradimento. In alcuni casi questo tradimento era dovuto ad omissione, in altri era deliberato. Per questi detenuti la loro perdita nell’infanzia era stata esasperata da esperienze di trascuratezza e abuso da parte di familiari ed esponenti di agenzie e istituzioni statali dai quali avrebbero dovuto ricevere cura e sostegno, se non amore.

Alcuni di questi criminali avevano subito atroci violenze fin da piccoli, picchiati in casa, vittime di bullismo a scuola e completamente abbandonati dalla scuola o dalle istituzioni. La loro carriera fuori dalla legge era iniziata presto, quando erano ancora minorenni, e se le istituzioni fossero state presenti e attente sarebbero potute intervenire per prevenire che questi ragazzi con problemi diventassero degli adulti omicidi, come purtroppo è avvenuto.

La scuola e istituzioni non avevano visto o non avevano voluto vedere i problemi e il disagio di questi ragazzi quando erano ancora giovani e in tempo per essere aiutati.

Insegnanti ed educatori sono stati in qualche modo complici dell’abuso che avevano subito da piccoli questi ragazzi, agevolando di fatto il loro percorso sulla strada del crimine.

Molti di questi detenuti avevano avuto difficoltà di apprendimento a scuola, circostanza che aveva causato la loro ulteriore emarginazione fino al definitivo abbandono scolastico, quando invece avrebbero dovuto ricevere aiuto e sostegno.

Una volta fuori da scuola questi ragazzi si univano a gruppi di altri ragazzi con problemi simili ai loro, circostanza che peggiorava i loro comportamenti antisociali e illegali. La violenza diventava indispensabile per sopravvivere in un mondo duro e anche una sorta di status symbol.

Tutti avevano avevano subito traumi in età infantile e questa circostanza li aveva spinti da giovani ad abusare di alcol e droghe come forma di auto terapia. Questo aumentava il loro comportamento violento e peggiorava anche la loro crisi personale.

Gli elementi comuni che avevano avuto un impatto significativo nel percorso criminale di questi individui sono stati due:

  • vivere nelle città, solitamente più violente,
  • il possesso di armi, che aumentava la violenza dei loro crimini.

Per evitare che una società diventi violenta, è la conclusione, è importante intervenire nelle famiglie con programmi di assistenza quando queste ne hanno bisogno.

I genitori vanno aiutati e sono importanti anche i congedi parentali per entrambi, in modo da trascorrere più tempo con i figli e consolidare il legame affettivo.

Fondamentale è poi l’intervento delle istituzioni con centri per lo sviluppo della prima infanzia accessibili e sicuri e servizi di assistenza per il dopo scuola.

Inoltre sono importanti gli interventi di sostegno alle famiglie povere e in contesti sociali ad alto tasso di violenza.

L’altro aspetto decisivo è migliorare il controllo delle armi.

Questo tema è stato affrontato dalla rivista scientifica The Conversation, che parla dello studio sui detenuti sudafricani.

Queste forme di intervento e prevenzione, poi, ci richiamano la teoria dei vetri o delle finestre rotte, quella secondo la quale in un ambiente degradato o trascurato tutti tendono ad assumere comportamenti irresponsabili, antisociali o illegali. A maggior ragione se questo accade in una famiglia.

Se il capofamiglia lascia degradare progressivamente la  sua casa e la sua famiglia, e ad esempio:

  • non si prende cura della casa, non tinteggia pareti in cattive condizioni, non pulisce, non ordina
  • lascia proliferare cattive abitudini, acconsente la cattiva alimentazione, uso di parolacce, mancanza di rispetto

prima o poi tutti gli altri componenti della famiglia si abbasseranno a quello stello livello la qualità dei loro rapporti e dell’ambiente in cui vivono.

Voi che ne pensate unimamme?

Credete che gli interventi mirati a tutela delle famiglie e dei bambini possano prevenire una società violenta ostaggio dei crimini?

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