Quando il parto diventa “social”

Ormai sappiamo che ogni aspetto della nostra vita è diventato “social”; vi avevamo già domandato se trovate giusto postare le foto dei vostri figli su internet, oggi, care unimamme, vi mettiamo alla prova chiedendovi “Postereste le foto del vostro travaglio e del vostro parto?“.

Ve lo chiediamo perché una blogger dell’Huffington Post, Ruth Iorio, ha invece voluto condividere questi momenti privati con tutti i suoi followers su twitter grazie all’hashtag #ruthshomebirth: dal travaglio al parto, come riporta Vanity Fair,  si è assistito alla nascita della piccola Nye, praticamente in diretta. La motivazione che ha dato la giornalista: Volevo raccontare la mia esperienza, non importa se gradevole o meno. La donna ha infatti scelto di partorire in casa, salvo poi doversi recare in ospedale per un distacco non completo della placenta.

Credo che, volente o nolente, Ruth è diventata una pioniera di un nuovo genere, esattamente come i selfie. Non mi sorprenderebbe se anche altre donne volessero rendere partecipi gli amici di facebook o i seguaci su twitter della dilatazione della loro vagina. Una volta facevo parte di un gruppo di future mamme su facebook e mi è capitato di leggere di un “parto di gruppo”: l’amica di una delle iscritte al gruppo ha raccontato ora per ora la dilatazione della partoriente, informando ognuna di noi dei dettagli del travaglio. La cosa mi ha dato tremendamente fastidio e ho deciso di andarmene, non prima di aver scritto una sonora protesta.

Il problema è che, secondo me, non sono i social network il “male”, ma l’uso contorto che se ne fa. Io credo che certi aspetti della vita vadano mantenuti privati, senza sconti. Il parto è uno di questi. Perché non si tratta più di condivisione, ma di “pornografia dei sentimenti“: ognuno, anche il più emerito sconosciuto, si sente in diritto di sbirciare non più dal buco della serratura, ma da una porta lasciata direttamente spalancata su dei fatti personali. Per carità, chi lo fa ne è perfettamente consapevole, però è proprio questo il punto: perché arrivare a pensare che per essere reale e vissuto un evento come la nascita debba essere anche mostrato?

Cosa è reale e che cosa è mediato allora?

Perché allora ogni aspetto della vita, anche andare in bagno a fare la cacca, per essere tale deve finire in rete. No, assolutamente questa deriva non mi piace.

E voi unimamme cosa ne pensate? Avete postato anche voi foto del genere o ve le siete tenute per voi e pochi intimi?

 

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