Tumore al seno metastatico, c’è ancora troppa disinformazione

Tumore al seno metastatico, c’è ancora troppa disinformazione. Universomamma

Tumore al seno metastatico, c’è ancora troppa disinformazione. Cosa bisogna sapere.

Il tumore al seno metastatico è molto diffuso, ma sull’argomento imperversano troppe informazioni errate, tra luoghi comuni e fake news. Per questo è necessario invertire la tendenza, a partire da media e giornali che dovrebbero avere un approccio più responsabile quando parlano di cancro al seno. Cosa bisogna sapere.

Tumore al seno metastatico: troppi luoghi comuni

Il tumore al seno metastatico colpisce molte donne in Italia. È una forma di cancro dalla quale non si guarisce, ma che si può curare e dalla quale è aumentata la sopravvivenza. Tuttavia sull’argomento c’è ancora troppa disinformazione e molte semplificazioni. Dai luoghi comuni ai toni troppo trionfalistici sul tumore al seno, si rischia di trascurare questa grave forma di cancro e di far sentire isolate le donne che ne soffrono.

In Italia 37.100 donne convivono con un carcinoma al seno metastatico. Ogni giorno 29 donne scoprono una ripresa della malattia e altre 9 che il loro tumore è già metastatico fin dalla prima diagnosi. Quindi è un tumore da 38 casi al giorno.

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I mezzi di comunicazione, però, non gli dedicano abbastanza spazio né abbastanza importanza, così si corre il rischio di sottovalutare la gravità di questo tumore al seno, mettendolo sullo stesso piano di quello non metastatico dal quale invece si guarisce. La realtà è ben differente, invece, e il rischio è quello di trascurare o isolare le donne affette da cancro al seno metastatico, a causa di una informazione troppo superficiale e ottimista.

Accanto a storie di successo, sicuramente incoraggianti e meritevoli di visibilità, ci sono tante altre storie di donne che dovranno convivere con il loro tumore e che purtroppo non potranno vivere a lungo. Le stesse pazienti, così, denunciano di non essere considerate da un’informazione troppo occupata a raccontare storie a lieto fine e “buoniste”. Del tumore al seno metastatico si parla troppo poco e male.

Non mancano le buone notizie nemmeno per questa forma così grave di tumore, infatti la sopravvivenza mediana è in costante aumento in tutti i sottotipi di tumore mammario. Questi sviluppi clinici, però, vanno comunicati in modo corretto. Infatti, il rischio dei toni troppo spesso trionfalistici nella stampa è quello di minimizzarne la gravità e l’incidenza, impedendo alle donne di riconoscere quei piccoli segnali che possono indicare la ripresa della malattia, che può evolvere ad uno stadio irreversibile.

Proprio per favorire una maggiore sensibilizzazione e promuovere un’informazione sempre più corretta e responsabile, lunedì 28 ottobre si svolgerà a Milano il corso di formazione per giornalisti ‘Tumore al seno metastatico: gli strumenti per curarlo, le parole per dirlo. Tra fake news e buone pratiche della sanità‘, organizzato con il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia e il contributo non condizionante di Eli-Lilly. Saranno presenti medici, associazioni di pazienti e giornalisti con esperienza specifica, che spiegheranno come dare i messaggi corretti su questo tumore senza togliere la speranza alle pazienti. La sopravvivenza dal tumore al seno metastatico, infatti, continua ad aumentare e per alcuni tipi di cancro arriva e supera anche i 4 anni. L’obiettivo è quello di raggiungere la cronicizzazione della malattia, verso la quale si stanno facendo passi avanti, ma è necessaria una maggiore attenzione da parte dei media.

“Il tumore metastatico al seno è tuttora una realtà sommersa. Non abbiamo registri tumori specifici che permettano di calcolarne la reale incidenza”, ha spiegato Laura Biganzoli, Presidente EUSOMA (European Society of Breast Cancer Specialists), Responsabile del Centro di Senologia dell’Ospedale di Prato e Membro Italiano EGW (Expert Working Group) della Road Map Politica. “Gli indubbi successi contro il carcinoma mammario diagnosticato in fase iniziale rischiano di far perdere di vista quel 7% di donne, circa 4.000 l’anno, con cancro metastatico al seno fin dalla prima diagnosi e quel 20/30% di pazienti, oltre 10.000 l’anno, che ha una ripresa della malattia a distanza, per un totale di circa 14 mila nuovi casi l’anno“, ha aggiunto l’esperta.

“È molto importante parlare di queste donne perché la gestione globale delle pazienti con malattia metastatica è molto più complessa ed è fondamentale garantire loro le migliori cure ma anche una vita sociale e lavorativa di buona qualità, nonostante le difficoltà connesse ai trattamenti e ai frequenti controlli in ospedale. Portare in primo piano le esigenze di queste pazienti è essenziale per aumentare la sensibilità pubblica nei confronti di un tema troppo spesso dimenticato”, ha aggiunto Laura Biganzoli.

L’aspettativa di vita delle pazienti con cancro al seno metastatico è in aumento“, ha affermato Giampaolo Bianchini, Responsabile del Gruppo Mammella Dipartimento Oncologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano. “Oggi è circa del 30-35% a cinque anni dalla diagnosi. Ad esempio, nei tumori sensibili agli ormoni femminili la sopravvivenza mediana arriva attorno ai 50 mesi sebbene, salvo eccezioni, non esista una cura risolutiva per il tumore metastatico, le terapie mirate di ultima generazione, come gli inibitori selettivi della cicline 4/6, sono in grado di bloccare o rallentare la progressione della malattia riuscendo in molti pazienti a cronicizzarla non solo prolungando la ‘quantità’ ma anche migliorando la ‘qualità’ di vita“.

Bianchini ha spiegato che “il grande cambiamento è stato possibile soprattutto grazie alla possibilità di definire in modo più preciso, dal punto di vista biologico, i vari tipi di tumore mammario: la presenza o l’assenza di determinati recettori come estrogeni, progesterone e HER2 è fondamentale per determinare la risposta del tumore a un particolare trattamento e oggi grazie all’avvento di terapie innovative a bersaglio molecolare si registra un deciso passo in avanti verso la cronicizzazione con l’obiettivo di prolungarla fino alla guarigione“.

Grazie alle nuove terapie è possibile allungare la sopravvivenza di ulteriori 9 mesi anche nelle pazienti con il tumore al seno avanzato ormonosensibile, che finora aveva un’aspettativa di vita inferiore ai 40 mesi, portando la speranza di vita media a circa 47 mesi.

Questa notizia è stata riportata da Ansa salute.

Che ne pensate unimamme? Conoscevate questo tumore?

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