102 paesi non sono “adatti” per donne e bambini: ecco perché

giornata delle bambine

L’11 ottobre si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale delle bambine e delle ragazze per riconoscere il ruolo fondamentale delle adolescenti nel mondo e per segnalare i soprusi e le violenze che ogni giorno subiscono le ragazze e le bambine nel Mondo.

Tante, circa 600 milioni, le ragazze con età compresa tra i 10 e i 19 anni che, ancora oggi, sono vittime di violenze e di discriminazioni, basti pensare al numero delle spose bambine in Siria in continuo aumento.

Ecco un video dell’Unicef che spiega l’importanza dell’istruzione per difendere i propri diritti e uscire da questo stato di inferiorità.

Giornata Internazionale delle bambine e delle ragazze: da sola non basta

Purtroppo ci si ricorda delle bimbe e delle ragazze vittime di soprusi solo quando avvengono casi di cronaca o nei giorni ideati ad hoc per rendere loro omaggio. Per darci un’idea di quante adolescenti vivano in condizioni difficili ci viene incontro uno studio di WeWorld,  un’organizzazione no profit, presente in Italia e nei Paesi del Sud del Mondo, che si occupa della tutela dei diritti dei bambini e delle donne.

Il WeWorld Index 2015 è il primo rapporto sulla condizione di bambine, bambini, adolescenti in 167 nazioni, e che fornisce 34 indicatori e un indice sintetico dell’inclusione.

Il rapporto ha valutato le diverse condizioni in cui vivono donne e bambini nel mondo segnalando le difficoltà e le sorti degli stessi nei Paesi in cui non si tutela la loro salute.

Particolarità dell’indice è che ha voluto sottolineare il collegamento tra diritti dell’infanzia e la parità di genere, ossia l’interdipendenza tra donne e bambini, le 2 categorie più a rischio di esclusione sociale. Come si legge infatti nel sito, “il benessere dei bambini dipende strettamente dal benessere di chi se ne prende cura. Migliorare la condizione delle donne, quindi, rappresenta anche un primo passo per contrastare la povertà di bambini, bambine e adolescenti. Inoltre migliorando la condizione dei bambini, in particolare delle bambine, si creano le premesse per una migliore inclusione delle donne.”

Sono ben 102 su 167 i paesi che proprio non possono considerarsi “paesi per donne e bambini”, tra questi tutti gli stati africani nei quali spesso mancano proprio i servizi di base, come acqua potabile, salute e educazioni e dove è ancora altissimo il numero di bambini che muoiono prima di aver compiuto il 5° anno di età.

Tantissimi i paesi, soprattutto in Medio Oriente e Nord Africa, in cui mancano politiche di genere e le donne sono discriminate. Grave anche la situazione dei paesi dell’Asia Meridionale.

Discorso a parte va fatto per l’Italia, perché benché rientri nei primi 20 paesi, ha ricevuto una valutazione appena sufficiente. Da noi buoni sono i risultati relativi a salute e educazione di base. Ma pessimi quelli relativi a:

  • violenza contro le donne
  • parità di genere
  • corruzione
  • spesa per l’istruzione
  • livello dell’occupazione femminile.

I meriti dei 2 buoni risultati sono da attribuire alle politiche di inclusione sociale avviate nei due secoli scorsi (accesso alla istruzione primaria universale e istituzione del sistema sanitario pubblico), ma per il resto l’Italia ha un contesto ambientale ed economico in rapido declino. Occorrono quindi iniziative immediate e lungimiranti in tema di occupazione femminile (comprendendo anche la tutela della maternità), crescita economica e salvaguardia dell’ambiente.

Un allarme davvero mondiale, dunque, quello lanciato dal WeWorld Index in seguito alla sua indagine che è possibile leggere sul sito della onlus.

L’appello che vorremmo fare è, dunque, quello di tenere sempre alta l’attenzione sulle giovani donne e su quanto, troppo spesso, sono costrette a subire in silenzio. Un’attenzione rivolta loro 24 ore su 24, 365 giorni su 365 e non solo nel giorno a loro dedicato, fermo restando il nostro apprezzamento a questa iniziativa.

E voi unimamme eravate a conoscenza di questo triste destino che accomuna bambini e bambini in ogni parte della terra? Non tutte, purtroppo, hanno il coraggio di Malala a ribellarsi alla propria cultura e a difendere i propri diritti e che riconosce nell’istruzione l’unico modo per uscire da questo stato di inferiorità e di sottomissione in cui tante, troppe, ragazze vivono.

Parliamone ai nostri figli, facciamolo sperando che loro possano vedere un mondo migliore, più’ giusto verso le donne e i bambini.

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