“Adorare i figli” è sbagliato: 10 errori dei genitori che danneggiano i bimbi

Quando si diventa genitori cambiano tante cose. Non importa quanti libri si leggano, quanto ci si prepari: una volta che il bambino è nato si incomincia a imparare, mai prima.

Un aspetto su cui forse non riflettiamo abbastanza è il fatto che dobbiamo educarli “a lungo termine”, cioè considerare le loro diverse età delle vita e capire che cosa si può fare per crescerli nei migliori dei modi. Ciò nasconde spesso un equivoco: si confonde la felicità dei figli col rendere loro la vita più facile.

Kari Kubiszyn Kampakis, una mamma americana di 4 figlie oramai cresciute, nonché blogger, cita, in un suo pezzo sull’Huffington Post, il fatto che secondo alcune ricerche molti ventenni di oggi non sarebbero felici. Eppure, hanno avuto una bella infanzia, senza particolari problemi, i loro genitori sono sempre stati attenti e amorevoli: nonostante questo i figli non sono persone serene.

Perché questo? Appunto perché probabilmente non è stato insegnato loro che il fallimento, l’insuccesso e avvenimenti negativi fanno parte della vita e che non bisogna scansarli come la peste, ma in qualche modo accoglierli e gestire per fortificarsi.

I genitori “elicottero“, quelli che per intenderci cercano di spianare la strada ai loro figli in tutti i modi, non fanno il loro bene, anzi: faranno credere loro che tutto si possa ottenere facilmente, senza lavoro e sacrifici.

La Kampas cita la sua frase preferita come genitore: “Prepara i tuoi figli per il cammino, non il cammino per i tuoi figli”. E devo dire che mi trova d’accordo, visto che la tendenza è quella di rendere la vita più facile per troppo amore.

Ecco allora quali sono gli errori più comuni che questa mamma ha individuato e che compiono tutti i genitori, nessuno escluso.

Gli errori più comuni dell’essere genitori 

10- Adorare i propri figli: i nostri figli crescono in realtà incentrate su di loro, il che è bellissimo visto che li rende felici. Su questo dovremmo però ragionare: i bambini devono essere amati, non adorati; c’è una grande differenza. Amare significa anche correggere, educare, dire di “no”, imporre delle regole.

9- Credere che i nostri figli siano perfetti: no, non lo sono. Perciò dovremmo imparare a fidarci di più di chi se ne occupa al di fuori di noi, come gli insegnanti. L’idea per esempio che non sbaglino mai, che sia sempre colpa degli altri  – va male a scuola? è l’insegnante che ce l’ha con lui – non li aiuta a maturare. Intervenire quando sono bambini è più semplice, mentre è più difficile agire su un adulto che ha incorporato nella sua identità i problemi.

8- Vivere attraverso i figli le nostre ambizioni: quando nostro figli ottiene qualche successo forse siamo più felici noi di lui. Ricordiamoci però che i nostri figli non sono noi, anche se provengono da noi. Perciò cerchiamo di ridimensionare le aspettative e godiamoci i momenti positivi con serenità senza troppo investimento emotivo.

7- Voler essere il miglior amico dei nostri figli: un genitore non deve essere un amico, ma un educatore. A volte ha l’ingrato compito di punire, mettere delle regole, sgridare. Solo così avranno una base sicura per affrontare il mondo. Man mano che saranno più grandi acquisiranno sempre maggiore indipendenza dalla famiglia, ma si può continuare ad essere il punto di riferimento pur senza pretendere che siamo noi l’unico riferimento importante. Non dobbiamo cercare l’approvazione dei figli, perché rischiamo di diventare troppo permissivi, danneggiandoli.

6- Mettersi in competizione tra genitori: appena si diventa genitori scatta fin dai primi momenti una vena competitiva, è normale. La normalità non significa che sia giusta, però: insegnare ai nostri figli a “vincere a tutti costi”, anche se ciò implica fare uno sgambetto a un’altro bambino, è la cosa più sbagliata che possiamo fare.

5- Dimenticare la bellezza dell’infanzia: questo è un momento bellissimo nella vita dei nostri figli, che sono ancora piccini e possono godersi un mondo fatto di immaginazione e sogni. A volte però mettiamo pressione nei nostri figli, pretendendo da loro risultati e atteggiamenti tipici dei grandi. Crescendo dimentichiamo che l’infanzia è gioco libero e scoperta, ecco forse dovremmo goderci un po’ di più l’essere piccoli attraverso i nostri bimbi.

4- Crescere i figli che vorremmo, non quelli che abbiamo: come già detto sopra, spesso commettiamo l’errore di pensare che i figli siano le nostre estensioni in miniatura. Sbagliato: i bambini sono delle persone, separate da noi, e come tali dobbiamo imparare a rispettarli. Se il nostro bambino non ha intenzione di appassionarsi a ciò che appassiona noi, non facciamocene un cruccio e cerchiamo invece di assecondare quello che piace a lui.

3- Dimenticare che le nostre azioni parlano più forti delle nostre parole: i bambini – soprattutto se piccoli – non riescono a comprendere le spiegazioni verbali. Per questo imparano con l’esempio. Loro osservano il nostro modod di affrontare le difficoltà, di trattare amici e sconosciuti, e da questo imparano a comportarsi. Cerchiamo di essere pertanto coerenti tra come agiamo e quello che diciamo. Cerchiamo di essere noi il tipo di persona che speriamo diventino i nostri figli.

2- Giudicare altri genitori e i loro figli: ognuno di noi sbaglia, ognuno di noi è imperfetto. Ecco perché non dovremmo mai giudicare gli altri, visto che non sappiamo che cosa si celi dietro una famiglia o al comportamento di un bambino.

1- Sottovalutare il loro mondo interiore: dobbiamo imparare a coltivare il carattere dei nostri figli, la loro morale, la loro fiducia in sé stessi. Questo servirà per dare delle basi future serene non solo appunto tra qualche anno, ma per tutta la vita.

Per questo è importante pensare a lungo termine, a come saranno a 25 o 30 anni, quando non gli interesserà il modo in cui hanno fatto un gol, o se sono diventate le cheerleader della scuola. A questa età sarà importante il modo in cui trattano gli altri, in cui affrontano la vita. Dobbiamo quindi lasciare che falliscano, che provino le difficoltà, per poter sperimentare l’orgoglio che si prova quando escono dalle prove più forti di prima. A volte occorre un dolore a breve termine per avere un maggior beneficio nel lungo. 

E voi unimamme cosa ne pensate? Siete d’accordo con questa mamma?

Impostazioni privacy