L’olio di palma anche nel latte in polvere: chi lo toglie e chi lo tiene

olio di palmaUnimamme, torniamo a parlare dell‘olio di palma che, come saprete, pur essendo dannoso per la salute, si trova in molti alimenti.

La preoccupazione maggiore si riversa negli alimenti abitualmente consumati dai nostri bambini.

Recentemente l’EFSA (l’Autorità per la Sicurezza Alimentare Europea) ha svelato che i contaminanti da processo a base di glicerolo presenti nell’olio di palma, ma anche in altri oli vegetali, nelle margarine e in alcuni prodotti alimentari trasformati, suscitano potenziali problemi di salute per il consumatore medio di tali alimenti di tutte le fasce d’età giovane e per i forti consumatori di tutte le fasce d’età.

Le sostanze per le quali sono stati valutati i rischi, GE, 3-MCPD e 2-MCPD ,si formano durante le lavorazioni alimentari, in particolare durante la raffinazione degli oli vegetali ad alte temperature (200° C).

I più elevati livelli sono stati riscontrati in oli di palma e grassi di palma.

Di queste 3 sostanze, una, la 3-MCPD, è considerata cancerogena e nefrotossica per l’uomo, ossia dannosa per i reni.

Per i consumatori a partire dai tre anni di età, margarine e ‘dolci e torte’ sono risultati essere le principali fonti di esposizione a tutte le sostanze.

Inoltre in Italia nell’ultimo quinquennio il consumo di olio di palma è quadruplicato, secondo i dati Istat.

I ricercatori di TestSalvagente hanno effettuato analisi su altri grassi vegetali ed hanno individuato concentrazioni molto più basse di queste sostanze rispetto all’olio di palma raffinato, dimostrando che esistono alternative. Basti considerare che la concentrazione della sostanza più pericolosa, la 3-MCPD, è pari 2920 mcg/kg nell’olio di palma raffinato, mentre è di solo 31 microgrammi per chilo in quello puro.

Parlando di bambini, un tema che sicuramente interessa noi mamme è il latte artificiale.

L’olio di palma è infatti presente nel latte che diamo ai nostri figli. Eccetto due aziende che hanno deciso di non usarlo, ecco la lista di tutte quelle che lo usano:

  • MELLIN
  • HUMANA
  • PLASMON
  • NOVALAC
  • NIPIOL
  •  NUTRICIA APTAMIL
  • UNIFARM NEOLATTE BIO
  • HIPP
  • DEMETER HOLLE
  • BLEMIL
  • MILTE ITALIA
  • UNIMIL
  • DICOFARM FORMULAT 1 (β-PALMITATO)
  • NESTLÈ (Oleina di palma)

Invece, le 2 aziende che hanno lanciato linee di latte artificiale senza olio di palma sono:

  • Plasmon con NUTRI MUNE
  • Coop con CRESCENDO

Dopo l’allerta lanciata dall’EFSA, che ha addirittura individuato una soglia massima giornaliera per la sostanza 3-MCPD (0,8 mcg per kg di peso corporeo), come si pongono le aziende produttrici riguardo l’indagine del TestSalvagente?

Olio di palma nocivo e latte artificiale: la risposta delle aziende

La Plasmon, come riportato su Test Magazine.it., sta progettando una linea di latti per l’infanzia senza questo componente,

La Mellin, invece, si è dichiarata contraria alla creazione di una linea palma free perché non si riuscirebbe a restare sotto i limiti imposti dall’Efsa dal momento che anche gli altri olii vegetali da usare in sostituzione a quello nocivo sprigionano gli stessi contaminanti alimentari.

“Ci teniamo a precisare che i nostri prodotti sono sicuri e in linea con la normativa nazionale e quella europea (DM 82/2009 – Direttiva 2006/141/CE) e non abbiamo mai smesso di migliorarne il profilo nutrizionale” si legge in un comunicato dell’azienda.

Esistono normative precise sulla composizione dei latti per l’infanzia e per rispettarle sono necessarie miscele di olii diversi perché ognuno di essi contribuisce al profilo lipidico richiesto dalla normativa vigente (Decreto 9 Aprile 2009, n.82)” aggiunge  il Dott. Marco Oreglio, responsabile qualità di Mellin.

La Nestlè anche è restia a introdurre una linea senza olio di palma. Secondo loro eliminando questo elemento e sostituendolo con un altro olio vegetale non c’è sicurezza di avere un prodotto migliore dal punto di vista nutrizionale. Anzi, si potrebbe anche finire con l’alterare il rapporto di grassi dal punto di vista quali/quantitativo.

Rispetto in particolare ai risultati delle analisi e alle valutazioni condotte da Efsa sui livelli di esteri MCPD e esteri glicidici nei latti formulati, possiamo dire che i nostri latti sono già oggi al di sotto del livello medio pubblicato nel recente parere dell’Autorità Europea, nel rispetto delle indicazioni precedentemente fissate. Insieme ai nostri fornitori, stiamo lavorando per trovare modalità efficaci per ridurre ulteriormente i livelli di queste sostanze negli oli fino a raggiungere i più bassi livelli possibili e naturalmente ci allineeremo ad ogni eventuale indicazione ulteriore da parte della commissione europea”.

Per quanto riguarda invece la Coop, l’azienda produce latti per l’infanzia privi di olio di palma ma la scelta è stata di tipo precauzionale ed ambientale, proprio perché si è voluto escludere grassi tropicali.

Renata Pascarelli, direttrice di qualità  dell’azienda concorda sul fatto che l’olio di palma per il tipo di produzione a cui è sottoposto sviluppa contaminanti alimentari in misura maggiore.

Spetta al produttore, sia come raffinatore sia come utilizzatore, utilizzare prodotti con un contenuto di contaminanti il più basso possibile” dichiara la Pascarelli che punta sul ruolo dei raffinatori affinché cambino le modalità di trattamento del prodotto per ridurre la concentrazione dei contaminanti.

“Le aziende che acquistano questi olii devono controllare che i contaminanti siano presenti in basse concentrazioni, soprattutto per i prodotti di cui stiamo parlando che sono destinati ad una fascia delicata di consumatori”.

Infine lei stessa garantisce che il latte Crescendo Coop ha lo stesso profilo nutrizionale degli altri prodotti che contengono l’olio di palma.

La Hipp, azienda tedesca specializzata in prodotti biologici, ha deciso di utilizzare un mix di olii e grassi vegetali in alta qualità che permettono di avere una composizione di acidi grassi il più simile possibile al latte materno e aggiungono l’olio di palma. L’azienda però si è adoperata per ridurre al minimo i valore di 3-mcpd nel mix di grassi.

“Negli ultimi anni siamo riusciti a ridurre il valore di questa sostanza di circa 100 volte e questo ci ha permesso di essere naturalmente in linea con la precedente posizione Efsa. La nuova posizione Efsa di maggio 2016 ci spinge a continuare i nostri sforzi per ottenere un’ulteriore riduzione dei già bassi contenuti di 3-mcpd. Al fine di raggiungere i nostri ambiziosi obiettivi, stiamo anche considerando l’utilizzo di materie prime alternative” commentano.

Risulta evidente che bisogna trovare un’altra strada.

La Dicofarm infine spiega che “i prodotti della linea Formulat non contengono olio di palma tal quale, contengono una miscela di acidi grassi derivata, ad alto contenuto di acido palmitico esterificato, in posizione 2, come nel latte materno, grazie ad un processo enzimatico di sintesi. Nell’olio di palma, l’acido palmitico è per lo più presente in posizione 1 o 3, in proporzioni molto diverse da quelle del latte materno, il che comporta la formazione di composti non assorbibili, un minore assorbimento del calcio, stipsi e coliche”.

Quindi l’olio di palma non è indispensabile. Però bisogna fare una precisazione. “Diverso è per il beta palmitato di derivazione enzimatica. Allo stato attuale non esistono validi sostituti dell’INFAT né peraltro si rende necessario trovarne. Nessun prodotto privo di INFAT avrebbe le medesime caratteristiche qualitative e sceglierne uno senza significherebbe utilizzare un prodotto inferiore.”

Il clinical manager di Dicofarm spiega che il betapalmitato è sotto controllo sul 3-Mcpd su cui la Efsa si è espressa di recente.

Il prezzo dell’INFAT, rispetto all’olio di palma, è infinitamente maggiore.

Unimamme, di recente la Plasmon ha tolto l’olio di palma dai biscotti per neonati, segnale che se esiste la volontà si può fare tutto.

Voi cosa ne pensate della presenza di questo elemento nel latte che date ai vostri bimbi?

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