Padri e figli: un universo di grande valore sin dai primi giorni

padre e figlioUn po’ più di attenzione ai padri!

Negli studi in campo psicologico, generalmente la figura e la relazione a cui si è data più attenzione è quella tra madre e bambino, i quali, soprattutto nella primissima fase, quella appena dopo la nascita, sviluppano un rapporto in cui il bambino ha una totale dipendenza “fisica” dalla mamma, che si trova catapultata in una nuova “scansione” delle sue giornate, dettate dai bisogni del nuovo nato.

I ricercatori, come dicevamo, si sono fermati, in proporzione, in maniera molto minore sulla figura paterna e su come si sviluppi l‘attaccamento tra padre e figlio.

E’ comunque opportuno ricordare che, a prescindere dal tipo di relazione che si instaura con il padre o con la madre, i rapporti del bimbo con ognuna delle figure genitoriali sono da considerarsi distinti e differenti tra di loro, in ogni relazione quindi (bimbo-mamma e bimbo-papà) saranno  presenti delle particolarità che la renderanno unica.

Nella nostra società, anche in relazione all’emancipazione della donna, che spesso è anche lavoratrice, e che quindi, una volta finito il periodo di maternità, torna sul posto di lavoro, i padri sempre di più entrano sin da subito in relazione con i bambini provvedendo (come prima non accadeva, se non in rarissimi casi) all’accudimento del neonato, con tutto quello che comporta dalle pappe, all’allattamento con il biberon, al cambio dei pannolini, ecc..

Inoltre, mentre in passato, all’interno del rapporto padre-figlio, il padre rappresentava distintamente e nettamente l‘autorità, perché era colui che trasmetteva al bambino le regole, che lo spronava ad affrontare tutto quello che fosse “al di fuori del nido familiare”, oggi la distinzione e il passaggio di questi elementi non sono più così chiaramente affidati alla figura paterna.

Dal punto di vista socio- psicologico dobbiamo distinguere tra:

  • il ruolo del padre, ovvero, ciò che la società definisce tale,  a seconda delle proprie tradizioni, delle regole e dei relativi elementi legati alla cultura d’appartenenza;
  • la funzione del padre, cioè quanto il singolo ritiene giusto fare con il figlio. La funzione paterna riguarda la scelta che ogni uomo fa circa il tipo di relazione che costruisce col proprio bambino, in funzione del proprio sentire.

Per questo motivo al di là dei cambiamenti che avvengono a livello sociale, ogni uomo può decidere di assumere una determinata funzione all’interno della vita del proprio figlio, e può avere un “sentire” che non ha niente a che vedere con il modello sociale imposto dalla cultura di cui fa parte.

Nella prima fase di vita del bambino, come abbiamo detto, la diade (rapporto a due) tra madre e figlio è molto forte, e a tratti esclusiva, tanto che,  in qualche modo, il padre in questa fase riesce ad avere soltanto una funzione di sostegno per la madre. 

Lo stesso Freud fa comparire il padre sulla scena del rapporto con il bambino intorno ai 3-4 anni; tuttavia altri orientamenti psicologici, come la Gestalt , ritengono che il ruolo del padre diventi fondamentale anche nella primissima fase di vita del bambino, se però è inserito attivamente nel nucleo familiare insieme alla mamma e al figlio, cioè laddove la relazione sia gestita non solo tra mamma e bimbo, ma includa comunque anche il papà.

E’ molto importante dunque che il padre sia coinvolto nella cura del bimbo, e che dedichi al figlio un tempo di qualità utile a sviluppare:

  • la necessaria autostima,
  • la fiducia in se stesso e
  • la capacità di orientarsi in modo costruttivo nel mondo.

A questo in fondo serve un padre, ad andare con sicurezza nel mondo.

Per chi volesse approfondile questo argomento, segnaliamo  un portale di esperti in materia di  psicologia e psicoterapia.

E voi unipapà che tipo di padri siete?

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