Minori e sostanze psicoattive: cosa usano i nostri figli?

Basta aprire per un secondo un giornale o ascoltare il tg in televisione per essere inondati da notizie riguardati l’uso di droga, alcool, tabacco e psicofarmaci da parte dei giovani.

Ma quanti minori fanno uso effettivo di tali sostanze?

A rivelarci i dati attinenti al 2012 è il Progetto europeo ESPAD (European school project on alcol and other drugs) che ha condotto un’indagine a campione sull’uso di sostanze psicoattive nei giovani tra i 15 ed i 16 anni appartenenti a 35 paesi europei.

Per quanto riguarda l’Italia, le ricerche sono state portate avanti dall‘Istituto di Fisiologia clinica del CNR di Pisa che si è occupato di sottoporre il questionario agli studenti italiani raccogliendo poi i risultati in un rapporto.

Il rapporto in questione mostra come la media italiana di consumatori di sostanze psicoattive sia più alta rispetto a quella europea.

Secondo tale rapporto:

  • il 23% di giovani fa uso di cannabis,
  • il 9% di altre droghe illegali,
  • il 4% assume insieme alcool e farmac.

Ma il dato più allarmante fra tutti riguarda l’utilizzo di psicofarmaci:

  • è aumentato dell’1,5% rispetto al 2009 il numero di minori,
  • l’8% degli intervistati ha dichiarato di averne fatto uso almeno una volta nella vita sotto prescrizione medica,
  • il 15% invece ha affermato di aver assunto sostanze psicoattive senza il parere del medico, e di questi 

con un differenza di genere che è del 13% per le ragazze e del 7% per i ragazzi.

Di fronte a dei dati così alti – su 45mila studenti ben il 4% ha dichiarato di aver assunto psicofarmaci negli ultimi 30 giorni – ci si è posti una serie di interrogativi sulla veridicità di tali percentuali. Secondo l’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e la Società Italiana di Nueropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza i risultati proposti dal progetto non sarebbero del tutto attinenti alla realtà in quanto le prescrizioni fatte dai medici lo scorso anno, ad adolescenti di 15-16 anni, risultano essere l’1,5%, percentuale molto lontana dall’8% dichiarato.

Inoltre bisogna tenere in considerazione i limiti presenti in ogni indagine campionaria tra cui:

  • la capacità di ricordare cosa si è assunto,
  • la comprensione e la interpretazione della domanda a cui bisogna rispondere,
  • la capacità di dedurre se si è fatto veramente uso di psicofarmaci.

Ad esempio è probabile che di fronte alla domanda “in quante occasioni hai fatto uso di farmaci per dormire e/o rilassarsi?” gli intervistati abbiano considerato anche prodotti fisioterapici come la comomilla, la valeriana o gli integratori, medicine molto diverse dagli ansiolitici veri e propri come l’alprazolam.

Al di là delle possibilità di contestare o meno tali dati, la questione, molto preoccupante è: è ampiamente riconosciuto come l’utilizzo negli adolescenti di alcool, fumo, droghe e psicofarmaci stia costantemente aumentando. Nonostante i numeri sempre più allarmanti, e i grossi rischi che corrono i giovani nell’assumere tali sostanze, manca ancora una vera ed efficace prevenzione che prenda in considerazione:

  • l’educazione dei minori,
  • l’assenza sempre più costante del controllo dei genitori,
  • la facilità con cui è possibile reperire sostanze di questo tipo.

Bisogna attendere che le percentuali salgano ancora di più prima di fare qualcosa? Cosa aspettiamo?

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