Bambino violento in classe? I consigli di una prof ai genitori

bambini violenti a scuola

Care unimamme, vi è mai capitato che i vostri figli tornino a casa da scuola incupiti, arrabbiati o peggi con segni di lotta?

L’autrice del libro “L’arte di insegnare. Consigli pratici per gli insegnanti di oggi” la professoressa Isabella Milani che, tra le altre cose, gestisce un blog che si occupa delle problematiche scolastiche e del mondo della scuola in genere, dà alcuni utili consigli su come comportarsi in presenza di un eventuale disturbo in classe come può essere il comportamento di un bambino violento.

In classe con un un bambino problematico? Cosa fare

L’intento del blog, voluto e gestito proprio dalla professoressa Isabella, è quello di fare conoscere al “personale non addetto” quello che succede tra le mura scolastiche e aiutare i genitori ad affrontare un’eventuale situazione di difficoltà.

Secondo la professoressa Isabella se in una classe, come spesso accade, c’è un bambino o un ragazzo problematico, ovvero violento, iperattivo o incontrollabile che rende difficile per le insegnanti tenere la lezione e dura da comprendere per gli alunni bisogna non sottovalutare il problema e farlo presente a tutte le autorità competenti affinché, queste, possano muoversi nella giusta direzione.

Sempre più spesso, fuori dalle scuole, si vedono capannelli di mamme e papà preoccupati per “quel” bambino violento che ogni giorno ne combina una di nuovo cercando una soluzione affinché gli altri bimbi non debbano restare inermi ad assistere e a subire episodi di violenza. Ma come ci si comporta in questi casi? Si parla si parla ma non si viene mai a capo di niente. Ecco cosa suggerisce di fare, dunque, la professoressa Isabella.

Comportamenti da evitare, perchè controproducenti:

  • picchiare,
  • fare una lavata di capo,
  • emarginare il bimbo violento,
  • rinunciare a fare lezione,
  • sospendere l’interessato,
  • mettere il bimbo in punizione,
  • rivolgersi agli assistenti sociali.

Ecco invece come consiglia di muoversi la professoressa Isabella.

Un po’ come indica l’antico adagio “verba volant, scripta manent” (le parole volano, le cose scritte restano) è sempre opportuno mettere tutto per iscritto e farlo presente agli organi dirigenziali della scuola frequentata dal bambino. Chiaramente è dovere degli insegnanti documentare il tutto e segnalarlo al preside della scuola.

Nella documentazione, una volta esposto l’episodio, i docenti devono chiedere al dirigente di prendere provvedimenti per risolvere la triste circostanza.

Sarà compito del Dirigente, una volta venuto a conoscenza della situazione, muoversi scegliendo tra diverse possibilità:

  • convocare i genitori del bambino,
  • parlare con gli assistenti sociali,
  • richiedere delle figure specifiche per affiancare il bimbo violento,
  • consigliare una permanenza a scuola inferiore alle ore prestabilite.

E i genitori dei compagni di classe? Dopo aver fatto presenti le loro rimostranze alle maestre, non devono escludere o additare il bimbo poiché lo stesso ha, invece, bisogno del loro aiuto. La professoressa consiglia quindi che i genitori si riuniscano e discutano su come aiutare il bambino problematico, tenendo presente che spesso non è il bambino ad essere “colpevole” del suo atteggiamento sbagliato. Quindi devono contattare il Dirigente della scuola e insistere affinchè, una volta convocati i genitori del bambino, se la cosa non si risolve, vengano richiesti al Provveditorato agli studi assistenti, educatori e psicologi.

Chiaramente facile a dirsi e non a farsi, soprattutto quando i genitori del bambino violento, come spesso accade, negano le problematiche del proprio figlio e quando si è preoccupati per il benessere, fisico e mentale, dei propri figli a scuola.

E voi unimamme cosa ne pensate a tal proposito? Avete situazioni simili da raccontare e condividere con noi?

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